Reseda phyteuma

Famiglia : Resedaceae

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Testo © Prof. Giancarlo Castello

 

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Bellezza nascosta, la Reseda phyteuma ha insoliti fiori di 5 mm. Ama i luoghi aridi e particolarmente soleggiati, dove il clima è più mite, preferibilmente non torrido. Posizionata sulle coste del Mediterraneo ed espansa un po’ a nord, è presente nell’Italia continentale, ma poco in Calabria e Basilicata. Raggiunge i 1200 m di quota © Giuseppe Mazza

La Famiglia delle Resedaceae, abbastanza vicina alle Capparaceae, nonché alle Fabaceae, comprende piccole specie termofile, perciò adattate per conformazione a luoghi aridi e particolarmente soleggiati, dove il clima è più mite, preferibilmente non torrido.

Il fusto erbaceo misura anche 50 cm d’altezza e vegeta da aprile a settembre. I fiori sono fecondati da piccoli imenotteri solitari che presentano una ligula piuttosto corta, tanto che possono bottinare solo fiori come questi, dalla corolla poco profonda © Giuseppe Mazza

Il fusto erbaceo misura anche 50 cm d’altezza e vegeta da aprile a settembre. I fiori sono fecondati da piccoli imenotteri solitari che presentano una ligula piuttosto corta, tanto che possono bottinare solo fiori come questi, dalla corolla poco profonda © Giuseppe Mazza

Lo conferma la sua distribuzione, ad esempio in Italia dove, pur essendo considerata rara, un po’ meno frequente in Calabria e Basilicata, alligna in tutte le regioni, ad eccezione della Sicilia e la Sardegna.

Posizionata sulle coste del Mediterraneo ed espansa un po’ a nord e a est, può dirsi una pianta Euro-Mediterranea, tanto più che il suo areale corrisponde più o meno a quello dell’ulivo e della vite.

Reseda phyteuma L. Sp. PI. (1753) è una specie selvatica, umile, meno ossequiata da giardinieri o estimatori delle sue cugine Reseda lutea e Reseda odorata, molto più conosciute e profumate.

I suoi fiori sono inodori o debolmente odorosi. Vive tra le vigne, nei coltivi, presso i muretti divisori, anche nei luoghi disturbati dall’uomo e presso l’abitato, dal livello del mare fino a 1200 metri.

Il fiore, largo fino a 5 mm, un po’ bizzarro, mostra in alto quattro petali suddivisi in bianche striscioline, ovvero fino a nove lacinie, mentre i due petali sottostanti sono strettissimi.

Il tutto, elegantemente, è raccolto e portato in avanti da un lungo asse fiorale con sei tepali, simili a foglioline di colore verdastro.

“Resédo”, guarisco, calmo, è il verbo latino attribuitole da Plinio, che corrisponde tuttora al nome generico di questa pianticella.

Considerata anticamente un ottimo calmante, successivamente prescritta contro la tenia, e anche come buon diuretico e sudorifero, era usata soprattutto come antinfiammatorio, specie a seguito di morsicature di cani randagi.

Studi farmacologici in merito sono attualmente in corso.

Nel suo flusso linfatico è stata accertata di recente la presenza di un glucoside che, scindendosi, libererebbe una sequenza analoga alla senape, utile per lo stomaco atonico, aumentandone la secrezione.

Di conseguenza non stupisce più il nome della specie. “Phyteuma” deriva dal greco, per indicare un implicito suggerimento. Vorrebbe dire, in senso imperativo: “ciò che va piantato” ed esprime certamente un significato di approvazione. Come pianta, “terofita”, nella brutta stagione conserva sé stessa attraverso i propri semi.

Il Colletes marginatus, è il più importante impollinatore di questa pianta © Giuseppe Mazza

Il Colletes marginatus, è il più importante impollinatore di questa pianta © Giuseppe Mazza

Ma come se non bastasse la Reseda phyteuma si perpetua anche in forma “emicriptofita”, cioè attraverso gemme dormienti, strategicamente posizionate a livello del suolo.

Il fusto, eretto, alla base ramificato, alto fino a 50 cm, possiede foglie di due tipi.

Le basali, un po’ a spatola, lunghe fino a 10 cm, sono solitamente intere, mentre le superiori, leggermente dentellate, mostrano due lacinie abbastanza nette.

Anche il frutto si può considerare una curiosità.

Si tratta di una capsula pendula, sacciforme, lunga al massimo 1,5 cm, un piccolo otre elegante, carenato, con tre denti all’apertura, contenente una ventina di semi reniformi, appiattiti di lato.

La stagione di fioritura, abbastanza durevole, va da aprile fino a settembre, anche ottobre, con la maturazione dei frutti.

La Reseda phyteuma è fecondata da piccoli Imenotteri solitari, appartenenti alle famiglie più primitive (Colletidae, Melittidae, Andrenidae e Halictidae), che presentano una ligula piuttosto corta, tanto che possono bottinare solo fiori dalla corolla poco profonda, come, appunto, quelli della Reseda phyteuma.

Il Colletes marginatus, è il più importante impollinatore di questa pianta. Da fine giugno a metà agosto fabbrica un nido a livello del suolo, a forma di cunicolo, con una sola entrata, dove depone le uova e alleva le proprie larve, alimentandole con una miscela di polline e una piccola parte di nettare.

I semi sono dispersi molto spesso da specie granivore di formiche, come Messor barbarus, la formica mietitrice, essendo attratte dalle particelle di grasso vegetale presenti in essi.

I vari appellativi regionali sono: Miunettu sarvaegu (Liguria, Genova), Amorino salvatico, Reseda salvatica (Toscana), Amorino salvego (Veneto, Verona), Reseda bastard, Reseda sarvaj (Piemonte).

Nelle varie lingue è conosciuta come: Resèda selvatica, Resèda fiteuma (Italia), Corn Mignonette (Inghilterra), Rampion Mignonette (Stati Uniti), Réséda raiponce (Francia), Reseda silvestre (Spagna), Reseda-menor (Portogallo), Rapunzel-Wau (Germania).

Anche il frutto ha un aspetto curioso. Si tratta di una capsula pendula, sacciforme, lunga al massimo 1,5 cm. In sostanza un piccolo otre elegante, carenato, con tre denti all’apertura, contenente una ventina di semi reniformi, qui visibili nell'ingrandimento a destra. La dissiminazione è affidata a formiche granivore come il Messor barbarus © Giuseppe Mazza

Anche il frutto ha un aspetto curioso. Si tratta di una capsula pendula, sacciforme, lunga al massimo 1,5 cm. In sostanza un piccolo otre elegante, carenato, con tre denti all’apertura, contenente una ventina di semi reniformi, qui visibili nell’ingrandimento a destra. La dissiminazione è affidata a formiche granivore come il Messor barbarus © Giuseppe Mazza

Sinonimi: Pectanisia phyteuma (L.) Raf. (1836).

 

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