Salacca magnifica

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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Originaria del Borneo, la Salacca magnifica è una specie acaule dioica, cespitosa, con foglie su un picciolo di 0,5-1,6 m, indivise, plicate, con apice bifido, lunghe anche 4 m © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Borneo (Sarawak) dove vive nel sottobosco delle foreste pluviali dal livello del mare fino a circa 700 m di altitudine.

Il nome del genere deriva da quello locale malese “salac”; il nome specifico è l’aggettivo latino “magnificus, a, um” = magnifico.

Giovani foglie in crescita con spine che scoraggiano gli erbivori © Giuseppe Mazza

Giovani foglie in crescita con spine che scoraggiano gli erbivori © Giuseppe Mazza

Nomi comuni: baroh, lium, remayong (Sarawak); selindung (Kalimantan).

La Salacca magnifica Mogea (1980) è una specie acaule dioica, cespitosa, con foglie, su un picciolo lungo 0,5-1,6 m, indivise, plicate, obtriangolari con margini dentati, in corrispondenza delle nervature dei segmenti fogliari fusi insieme, e apice bifido, lunghe fino a circa 4 m e larghe 0,4-0,7 m, di colore verde intenso lucido superiormente, grigio argenteo inferiormente.

Guaina fogliare, picciolo e rachide sono fittamente armati di robuste spine di varia lunghezza, fino ad oltre 6 cm, e rivolte in diverse direzioni, di colore bruno chiaro.

Infiorescenze tra le foglie, quelle maschili generalmente erette, con 2-3 ordini di ramificazione, lunghe circa 45 cm, portanti numerosi fiori disposti in coppia e ravvicinati, quelle femminili semplici, inizialmente erette, poi ricurve in frutto, lunghe circa 30 cm, con numerosi fiori ravvicinati.

I frutti sono piriformi di colore bruno rosato, lunghi circa 5 cm, ricoperti da scaglie imbricate con apice appuntito e retroflesso, contenenti 1-3 semi; la polpa di colore bianco crema è edule con sapore dolce. La germinazione è adiacente e la prima foglia bifida.

Si riproduce per seme in terriccio organico con aggiunta di sabbia silicea grossolana o agriperlite per un 30%, per un ottimo drenaggio, mantenuto umido alla temperatura di 26-28 °C, con tempi di germinazione piuttosto lunghi, da qualche mese ad un anno; si propaga anche per divisione, sia pure con difficoltà per la presenza delle spine.

Nome specifico quanto mai appropriato per questa palma dalle foglie indivise, le più grandi e tra le più ornamentali del genere, rara in coltivazione, meriterebbe una più grande diffusione, anche tenendo conto delle spine che ne limitano la collocazione ai grandi giardini e lontano dai luoghi di passaggio.

Spiccatamente tropicale nelle sue esigenze, richiedendo elevate e costanti temperature e umidità ambientale, se ne può tentare la coltivazione nelle zone a clima subtropicale dove temperature inferiori a 10 °C sono eccezioni di breve durata.

Può crescere in pieno sole in presenza di umidità elevata nell’aria e nel suolo, ma generalmente preferisce una posizione parzialmente ombreggiata; richiede suoli drenanti ricchi di sostanza organica, acidi o neutri, mantenuti costantemente umidi.

Utili le concimazioni con prodotti bilanciati con microelementi sotto forma di chelati.

Guaina fogliare, picciolo e rachide sono fittamente armati di robuste spine di varia lunghezza, fino ad oltre 6 cm, e rivolte in diverse direzioni, di colore bruno chiaro © Giuseppe Mazza

Guaina fogliare, picciolo e rachide sono fittamente armati di robuste spine di varia lunghezza, fino ad oltre 6 cm, e rivolte in diverse direzioni, di colore bruno chiaro © Giuseppe Mazza

I frutti, raccolti in natura, per il loro gradevole sapore vengono consumati localmente, anche se in misura notevolmente inferiore rispetto a quelli della Salacca zalacca (Gaertn.) Voss, mentre le foglie sono a volte utilizzate per la copertura di capanne e ripari di fortuna.
L’impiego come pianta in vaso per la decorazione di interni è scoraggiato per la presenza delle pericolose spine e dalle dimensioni che può raggiungere.

 

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