Siganus vulpinus

Famiglia : Siganidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il Pesce volpe, detto anche Pesce coniglio (Siganus vulpinus Schlegel & Müller, 1845, conosciuto pure come Lo vulpinus), in Francese “Tête de renard”, è un pesce marino dalla livrea sgargiante. Questo pesce un tempo afferiva al genere Lo, uno dei più brevi della sistematica zoologica, composto da un numero molto modesto di specie tropicali, per cui è in corso una rivisitazione tassonomica ad opera della ICZN. Oggi il genere Lo è stato sostituito con il genere Siganus, sebbene alcuni autori, soprattutto ittiologi di scuola giapponese, lo mantengono ancora in uso. Appertiene in ogni modo agli Osteitti (Osteichthyes), alla sottoclasse degli Attinopterigi (Actinopterygii), ordine Perciformi (Perciformes), famiglia Siganidi (Siganidae), genere Siganus o appunto Lo.  Oltre al genere Siganus, ex- Lo, la famiglia dei Siganidae comprende il genere Siganites. Il numero delle specie in totale, considerando entrambi i generi, è una trentina. Sono pesci dalle dimensioni medie.

Il nome comune di “pesce coniglio”, nasce dalla particolare forma e profilo del muso presente nel Siganus vulpinus, come negli altri membri di tale famiglia, che richiama alla mente il muso di questo pavido lagomorfo duplicedentato; infatti la linea del muso è ininterrottamente ricurva verso il basso.

Zoogeografia

Il Siganus vulpinus è diffuso (come alcune delle altre specie di questa famiglia) nelle acque dell’Oceano Indiano e Pacifico, con un’alta densità nell’area geografica Indopacifica. Altre specie di questa famiglia vivono nel Mar Rosso.

Habitat-Ecologia

Questo perciforme, come i suoi conspecifici e congeneri, frequenta prevalentemente acque costiere, anche se non di rado penetrano nelle foci dei fiumi o in acque salmastre; un paio di specie vivono anche nelle acque dolci. Il loro cibo consta essenzialmente di animaletti di scogliera, alghe e piante acquatiche, che essi riescono a spezzare grazie alla tagliente dentatura. Nessuna di queste specie, quindi anche il pesce volpe, viene ricercata dai pescatori a scopo alimentare, in quanto le carni non possiedono alcun pregio, anzi, alcune di queste specie sono considerate velenose. Invece, vengono pescati per essere venduti come pesci ornamentali. Negli anni ’80 del secolo scorso, i biologi ittiologi, hanno fatto delle osservazioni interessanti sul fenomeno in corso dalla fine del secolo XIX, della penetrazione di questi pesci nel Mediterraneo dal Mar Rosso; fin dal 1869, anno in cui venne inaugurato il canale di Suez, ben due specie di pesci coniglio il Siganus rivulatus e il Siganus luridus, assieme a molti altri pesci di diverse famiglie, sono giunti nel “Mare Nostrum”, attraverso questa via d’accesso, insediandovisi stabilmente; un caso di colonizzazione aliena, definito di “migrazione lessepsiana”: che è l’ingresso e la stabilizzazione di specie animali e vegetali dal Mar Rosso a quello Mediterraneo, sfruttando il canale di Suez.

Il Siganus vulpinus, non commestibile, è dotato di spine collegate a ghiandole velenifere © Giuseppe Mazza

Il Siganus vulpinus, non commestibile, è dotato di spine collegate a ghiandole velenifere © Giuseppe Mazza

Utilizzando tale canale i siganidi si sono perciò portati fin nelle acque turche, dopo aver costeggiato le regioni mediorientali. Al tempo della Seconda Guerra Mondiale, erano giunti fino gli arcipelaghi greci e nelle Cicladi; benché si fossero stanziati da poco in questi distretti, non tardarono molto a farsi conoscere dai pescatori locali, a causa delle loro punture velenose. Sapere, fin dove possono spingersi, insieme ad altri pesci del Mar Rosso, verso occidente nel Mediterraneo, dovrà essere stabilito con ulteriori osservazioni.

Morfofisiologia

Il Siganus vulpinus è un pesce dalle medie dimensioni che non supera i 25 cm; alcune specie di tale genere superano però i 40 cm. Le pinne ventrali, sia internamente che esternamente, presentano in corrispondenza di ciascun raggio spinoso duro, tre radii molli; la pinna dorsale, è invece fornita di ben tredici raggi e dieci radii, il primo raggio di questa pinna, può essere disteso meno degli altri, ed è spostato molto in avanti a livello della nuca; per altro è dotato di una spina acuminatissima. L’anale è sorretta da sette raggi e nove radii e le pettorali, infine, sono piuttosto arrotondate e non molto grandi. Oltre all’ipotetica velenosità delle carni di alcune specie, le spine delle pinne descritte, possono cagionare punture assai dolorose, in quanto lungo i raggi spinosi della dorsale e dell’anale, si trovano delle ghiandole velenifere capaci di riversare il loro secreto nelle ferite inferte al minimo contatto. Lo scheletro del cranio, non presenta caratteristiche particolari; assenza di dimorfismo sessuale somatico tra i sessi. La livrea, è caratterizzata da un giallo limone molto brillante sulle pinne dorsali, ventrali, caudali ed anali; il peduncolo caudale e tutto il corpo, fortemente compresso, appiattito e alto, sono di color bianco. Sono presenti macchie nere, che colorano la parte dorsale del muso, dalla testa alla punta; anche la gola e le guance, sono colorate di nero, ed è presente una macchia circolare del medesimo colore, nella parte supero-posteriore del dorso. Gli occhi sono di grandi dimensioni e scuri.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Non si conosce molto del modo di vita e dei costumi del Siganus vulpinus, come per gli altri membri della famiglia dei Siganidae, lo stesso per il ciclo biologico. I dati attualmente in possesso dei biologi ittiologi, ci dicono che questo pesce ha un carattere calmo, che tende a esplorare in maniera continuativa le scogliere e i relativi anfratti corallini, alla ricerca di particelle alimentari. Le relazioni sociali divengono tese, con gli altri membri del gruppo in cui è gregario, quando è in coppia per riprodursi, mentre in altre circostanze è abbastanza socievole. Per vivere bene ha bisogno di temperature tra i 24-30 °C. In caso di attacco da parte di un predatore, come una murena, si finge morto, perde tutti i colori divenendo grigio con qualche chiazza nerastra, quindi si adagia sul fondo e respira molto lentamente; così facendo, il predatore termina l’attacco e dopo qualche minuto tutto ritorna alla normalità. In acquario non si riproduce, e non si hanno dati sulla riproduzione in natura. L’indice di vulnerabilità della specie segna attualmente 24 su una scala di 100.

Sinonimi

Amphacanthus vulpinus Schlegel & Müller, 1845; Lo vulpinus Schlegel & Müller, 1845; Teuthis tubulosa Gronow, 1854; Teuthis vulpina Schlegel & Müller, 1845; Teuthis vulpinus Schlegel & Müller, 1845.

 

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