Tringa nebularia

Famiglia : Scolopacidae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

Tringa nebularia

La Pantana (Tringa nebularia) è un uccello migratore di natura schiva, ma talora aggregato ad altre specie di limicoli © Gianfranco Colombo

C’è grande confusione nei pantani in primavera, quando tutti i limicoli si ritrovano ammassati in piccoli spazi, sulla strada del ritorno verso i luoghi di nidificazione, mischiati fra loro e presi dalla foga di nutrirsi per riprendere la forza per ripartire, creando quella piacevole mescolanza tanto gradita ai birdwatcher.

Per la verità lo stesso parapiglia si ripresenta anche nel primo autunno, sulla via verso i quartieri invernali ma in questo caso i migratori non mostrano quell’impeto irrefrenabile che manifestano in primavera.

In questo groviglio di uccelletti di varia misura, tra canti e grida di ogni genere, tra svolazzamenti e voletti nervosi, tra un irrefrenabile andirivieni nell’acqua bassa alla ricerca del cibo, come se fossero formiche eccitate, solo alcuni riescono a distinguersi e farsi immancabilmente riconoscere: la Pantana è una di questi!

Il suo continuo e lamentoso canto è uno dei segni rivelatori della sua presenza: un diù diù diù, ripetuto velocemente e quasi sempre in terzine.

D’altra parte, non sarebbe facile distinguerla in mezzo ad uno sgambettare irrefrenabile di decine, se non centinaia di piccoli limicoli quasi delle stesse dimensioni, se non attraverso il suo grido triste e lagnoso.

La Pantana (Tringa nebularia Gunnerus, 1767), appartiene all’ordine dei Charadriiformes ed alla famiglia degli Scolopacidae ed è un limicolo ben presente nell’avifauna del paleartico e facilmente confondibile a distanza, con due suoi congeneri: la Pettegola (Tringa totanus) e l’Albastrello (Tringa stagnatilis).

La sua abituale frequentazione degli ambienti paludosi, le hanno fatto guadagnare in Italia il nome comune di Pantana, sebbene nei nomi locali si assista più spesso alla ripetizione più o meno onomatopeica del suo abituale verso oppure delle sue forme e colori. Pivlot, Cucalet, Chiò chiò, Gambetta reale, Sgambettun, Verderello, Totanon, Totanasso.

Anche in francese con un semplice Chevalier aboyeur = cavaliere imbonitore, si è voluto indicare per quest’uccello le sue due caratteristiche più evidenti: cavaliere, per le lunghe zampe simili alle gambe penzolanti di un cavaliere quando a cavallo ed imbonitore per il continuo richiamo che emette. In inglese è common Greenshank, così pure in portoghese Perna verde comum ed ancora in tedesco con Grünschenkel, per il colore verde delle zampe, mentre in spagnolo è Archibele claro.

Il binomio scientifico riprende invece tradizioni ed etimologie greche e latine con alcune intromissioni di antiche lingue nordiche.

Tringa nebularia

Si riconosce dal grido triste e lagnoso e dal becco leggermente rivolto all’insù nella sua parte finale © Gianfranco Colombo

Tringa da un antico termine greco “Trungas” con il quale Aristotele identificava un uccello acquatico con il groppone bianco della dimensione di un tordo, mai identificato con certezza e che presumibilmente era un Piro-piro.

Nebularia dal latino “nebula” = nebbia per descrivere l’ambiente in cui vive questo uccello, un latinismo creato dallo stesso Gunnerus, a ripetizione del nome dato anticamente in Norvegia a questo uccello: Skodde føll, puledro della nebbia.

Zoogeografia

La Pantana è un uccello del paleartico, presente diffusamente nelle aree settentrionali dell’Asia e dell’Europa a latitudini piuttosto elevate, al limite delle tundre inospitali dell’artico e della Siberia. Nidifica in Scozia ed in tutta la penisola scandinava e la penisola di Kola per poi proseguire ad est attraverso la Russia e la Siberia, fino alla Kamchatka.

I punti più meridionali di nidificazione sono appunto in Scozia e su alcune isole del mar Baltico, nel golfo di Finlandia e proseguendo ad est, sempre restando al di sopra del 55° parallelo. Non è presente in Islanda e nelle isole nordatlantiche, se non accidentalmente.

Tringa nebularia

È un uccello del paleartico che nidifica nelle aree settentrionali dell’Asia e dell’Europa a latitudini piuttosto elevate, fino al limite delle tundre inospitali dell’Artide © Gianfranco Colombo

Alcuni esemplari durante la migrazione verso sud, scendono eccezionalmente coinvolti da altri migratori, attraverso il nord America ma sono casi annoverati come straordinari.

La Pantana è un migratore a lungo raggio e può raggiungere località dell’emisfero australe ben distanti dai loro regolari obiettivi. Tutte le popolazioni europee e quelle occidentali asiatiche migrano nell’Africa subsahariana, invadendo diffusamente tutto il continente ed arrivando anche al Sudafrica. Solo occasionalmente ed in particolari situazioni, alcune centinaia di esemplari possono trascorrere la brutta stagione nell’area mediterranea ma probabilmente rientrano nella percentuale di erratismo a cui i giovani sono spesso soggetti.

La parte orientale dell’Africa, con la Rift Valley è maggiormente interessata da questo flusso migratorio e vede sin dai primi giorni di luglio, affluire in buon numero questi limicoli che permarranno in questi quartieri anche fino ad aprile inoltrato. Anche le coste della penisola arabica ed il golfo Persico trattengono un buon numero di migratori invernali.

Le popolazioni centro ed est asiatiche raggiungono invece il subcontinente indiano e le aree indomalese e tutte le coste dell’Australia.

Tringa nebularia

È un insettivoro ma non disdegna molluschi, crostacei e i piccoli anfibi che vivono negli specchi d’acqua, anche stagnanti, che trova sul suo percorso © Gianfranco Colombo

Ecologia e Habitat

Tipico uccello limicolo, la Pantana è assidua frequentatrice di stagni e paludi, laghi e litorali, lagune salate e sponde di grandi fiumi ma durante la migrazione si accontenta anche di semplici specchi d’acqua di ridotte dimensioni, giusto per riposarvi qualche giorno e riprendere le forze per ripartire.

I luoghi di nidificazione sono le tipiche zone umide della taiga, nelle aree aperte in mezzo a immense foreste, oppure anche in aree totalmente brulle senza vegetazione, formate da piccoli specchi d’acqua o da terreni torbosi con pozzanghere stagnanti e con una copertura erbacea piuttosto aperta che faciliti sia la visibilità sia il camminamento.

È un uccello schivo che non si raduna mai in gruppi numerosi neppure durante la migrazione e questa sua caratteristica è evidenziata durante la nidificazione quando si ritira a vita di coppia finché non portata a termine la riproduzione. Il suo canto è tipico in queste aree ventose dell’estremo nord ed il suono si propaga per lunghe distanze mischiandosi con i rumori di quella natura remota ed ancora selvaggia.

Tringa nebularia

Questo è nell’acqua salmastra dell’antico delta del Guadalhorce dove, nel periodo migratorio, si possono osservare anche 90 specie d’uccelli al giorno © Ignacio Barrionuevo

Morfofisiologia

La Pantana è la specie di maggiori dimensioni nel suo genere. Ha una lunghezza di 35 cm, un peso medio di 200 g ed un’apertura alare di 70 cm.

Seppur confondibile con altre congeneri, è subito e facilmente riconoscibile quando a breve distanza, in quanto la conformazione del becco la rende quasi unica nel suo genere.

Un becco lungo, robusto ed affilato e nella parte finale, leggermente rivolto all’insù ma che risalta in maniera piuttosto evidente.

Va inoltre ribadito che la Pantana, come abbiamo già detto, ha zampe abitualmente verdastre, ben allungate sul corpo, snelle e sempre ben visibili, in quanto questi uccelli amano molto camminare nell’acqua bassa od anche su semplici pozzanghere fangose.

In volo le zampe sporgono dalla coda mostrando interamente i piedi.

Tringa nebularia

Il mantello è molto più scuro dell’addome e mostra un colore grigiastro compatto in contrasto col petto bianco screziato da macchie e striature nere © Gianfranco Colombo

Il colore è generalmente grigiastro su tutto il corpo ma con tendenza al biancastro tanto da farlo sembrare all’involo, un uccello più chiaro di quanto lo sia nella realtà. Il mantello è molto più scuro dell’addome e mostra un colore grigio scuro compatto che contrasta con il petto bianco screziato da macchie e striature nere.

Il groppone è bianchissimo e si amalgama con il sopraccoda e la coda stessa che sono dello stesso colore: una caratteristica ben visibile quando in volo e forse il motivo che fa sembrare questo uccello come bianconero anziché grigiastro. La testa è grigia, screziata sul capo da venature nere più o meno accentuate.

Spesso si vedono esemplari talmente chiari nella livrea da far ipotizzare casi di leucismo ma sono semplicemente fasi di muta che evidenziano particolari piumaggi più chiari del solito.

Non vi è dimorfismo sessuale ed anche i giovani mostrano al primo anno una livrea pressoché simile agli adulti. Sessaggio e determinazione dell’età, sono operazioni complesse, da specialisti ornitologi.

Tringa nebularia

La Pantana è la specie di maggiori dimensioni nel suo genere. Raggiunge i 35 cm di lunghezza con un peso medio di 200 g ed un’apertura alare di 70 cm © G. Colombo

Etologia e Biologia riproduttiva

La coppia è monogama e può durare per più di una stagione di nidificazione. Il nido è una semplice depressione sul suolo, generalmente con aggiunta di poco materiale raccolto nelle vicinanze tanto da renderlo mimetizzato con l’ambiente circostante, immersa fra licheni, erbe basse e piccoli arbusti oppure addossata ad un tronco caduto a terra o un grosso sasso.

Vengono deposte abitualmente 4 uova di colore verdastro fortemente piriformi e macchiate diffusamente con forti screziature di colore bruno. La cova è effettuata da entrambi i genitori per circa 25 giorni ed i piccoli nidifughi nascono forniti di un soffice piumino che permette loro di lasciare il nido pressoché immediatamente dopo la schiusa.

I piccoli si involeranno dopo altri 30 giorni anche se saranno indipendenti dai genitori diverso tempo prima. La crescita, infatti, è accelerata dal fatto che le tringhe sono uccelli che si nutrono anche durante la notte, tanto più nei territori subartici, dove hanno a disposizione anche 24 ore di luce.

Tringa nebularia

Le coppie sono spesso fedeli per più stagioni. Il nido è generalmente posto al suolo ed i piccoli, nidifughi, nascono con un soffice piumino. Possono vivere anche 15 anni © Gianfranco Colombo

Usualmente la femmina lascia il territorio prima del maschio ed ancor prima che i piccoli sappiano volare. Infatti, i nuovi nati non migrano con i genitori ma con altri novelli dell’annata forse seguendo altri adulti. Sembra che la Pantana raggiunga la maturità verso il terzo anno e che i giovani oltre che migrare verso sud al primo inverno, rimangano nei quartieri invernali anche durante l’annata successiva o perlomeno una parte ritorni isolatamente verso i luoghi natii senza più o meno raggiungerli, vagabondando nell’emisfero nord fino al nuovo autunno.

La Pantana è insettivora ma non disdegna anche molluschi, crostacei e piccoli anfibi. Generalmente gli insetti e le loro larve sono parte principale della loro alimentazione ma si racconta che anche piccoli roditori e minuti rettili sono a volte preda dei loro becchi.

Quest’uccello ha una prospettiva di vita piuttosto lunga che può arrivare anche ai 15 anni per cui, vista la consistenza delle popolazioni e l’ampiezza dell’areale abitato, la specie non è considerata a rischio.

Sinonimi

Scolopax nebularia Gunnerus, 1767.

 

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