Varanus komodoensis

Famiglia : Varanidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il Drago di Komodo (Varanus komodoensis) fu scoperto solo nel 1912 © Giuseppe Mazza

Il Drago di Komodo (Varanus komodoensis) fu scoperto solo nel 1912 © Giuseppe Mazza

Il Drago di Komodo (Varanus komodoensis Ouwens,1912) fu scoperto solo nel 1912 dal biologo P. Ouwens, ufficiale scientifico di una nave esplorativa della Marina Olandese, durante l’attracco sull’isolotto di Komodo, mentre stava navigando nei mari del sud col compito di cartografare precisamente questa complessa area geografica.

Attualmente, è il più grande sauro vivente, membro della famiglia dei Varanidi (Varanidae), che conta numerose altre specie come il Varano fasciato (Varanus salvator), il Varano del Nilo (Varanus niloticus ), il Varano del deserto (Varanus griseus), il Varano esantematico (Varanus exanthematicus), il Varano del Bengala (Varanus bengalensis), il Varano di Dumeril (Varanus dumerili), il Varano dal collo ruvido (Varanus rudicollis), il Varano gigante (Varanus giganteus), il Varano vario (Varanus varius ) ed altri; in tutto una trentina di specie, che costituiscono la famiglia di sauri più grandi del pianeta Terra.

Il nome volgare “varano” deriva dall’arabo “waral” e la famiglia dei Varanidae è afferente al sottordine dei Sauri (Sauria), ordine Squamati (Squamata), sottoclasse dei Lepidosauri (Lepidosauria), classe Rettili (Reptilia).

Paleontologicamente, i varani attuali discenderebbero da alcuni varanidi giganti, estinti alla fine del Pleistocene.

Delle diverse specie di varanidi, non poche superano i 2 m di lunghezza ed il drago di Komodo raggiunge e supera anche i 4 m.

Zoogeografia

Attualmente il Varanus komodoensis è endemico dell’isola di Komodo, nell’arcipelago della Sonda, un gruppo di isole nella parte occidentale dell’Arcipelago Malese.

Più precisamente, lo si ritrova anche su altri isolotti, mentre in altre aree è totalmente scomparso.

È presente sull’isola di Komodo, di Rinca, sugli isolotti di Gili Dasami e Gili Montang e in piccoli areali, sulla costa occidentale e settentrionale della piccola isola di Flores. Risulta ormai estinto nell’isolotto di Padar ed in tutto il restante territorio dell’isola di Flores. La IUCN lo classifica come specie minacciata e vulnerabile.

Ecologia-Habitat

I varani frequentano gli ambienti più disparati. Vivendo sia in Africa che nell’Asia meridionale, in Indonesia ed Australia, si sono infatti adattati ad un ampio ventaglio di ecotipi e biotopi. Ve ne sono d’arboricoli, e fra i terragnoli alcuni vivono sempre in zone umide, in prossimità di corsi d’acqua dolce, pronti a tuffarcisi, per sfuggire a un predatore o catturare le prede, dando prova di una buona abilità natatoria. Il Varano di Comodo, nello specifico, è di tipo terricolo. Vive in ambienti aridi, caratterizzati da una vegetazione arbustiva-cespugliosa e qualche pozza d’acqua, che sono in parte una combinazione d’aree desertiche e a pietraie.

Nella sua isola è un apex-predatore e può superare i 100 kg con oltre 4 m di lunghezza © Giuseppe Mazza

Nella sua isola è un apex-predatore e può superare i 100 kg con oltre 4 m di lunghezza © Giuseppe Mazza

Qui si nutre di vertebrati che possono raggiungere anche dimensioni notevoli, come cervi, cinghiali e maiali selvatici, senza trascurare i rettili, sia sauri che ofidi, anche velenosissimi, visto che è immune al loro morso.

In carenza delle prede abituali, si nutre d’artropodi di grandi dimensioni, anfibi, ma anche carogne e carne in putrefazione, svolgendo così, involontariamente, un ruolo igenico, poiché elimina le carcasse d’animali in putrefazione, che potrebbero essere fonte d’epidemie infettive.

Come accade per tutti i varanidi, il Varanus komodoensis è un predatore diurno.

Essendo un animale ectotermo-pecilotermo-euritermo necessita infatti di una temperatura ambientale abbastanza elevata affinché la sua temperatura corporea raggiunga quella fisiologica, in grado di garantirgli la giusta velocità di spostamento ed una corretta digestione.

Può allora scattare rapidamente, superando, per brevi tratti, la velocità di 20 km/h. Il dragone di komodo è un Apex-predatore, poiché, contrariamente agli altri varani, non ha predatori nell’area geografica in cui vive. Al massimo un conspecifico può uccidere, in carenza di cibo, un corrispettivo più anziano o malato, per cannibalizzarlo.

In ogni caso, le lotte per il cibo, il territorio o il possesso di una femmina sono all’ordine del giorno tra questi giganteschi sauri, che ci offrono sempre uno spettacolo di potenza primordiale e preistorica.

Il fatto poi di nutrirsi di prede morte in putrefazione, come di carogne, fa si che frammenti marcescenti di carne rimangano intrappolati tra i denti, fornendo un vero e proprio terreno di coltura per decine e decine di specie batteriche patogene differenti, che agiscono come una sorta di veleno potentissimo, ad azione ritardata.

Schivo ma irascibile, può raggiungere i 20 km/h e divorare grosse prede, biologi compresi © G. Mazza

Schivo ma irascibile, può raggiungere i 20 km/h e divorare grosse prede, biologi compresi © G. Mazza

Per cui, se per esempio un Bufalo d’acqua (Bubalus bubalis), di per sé in grado di calpestare e avere la meglio su una lucertola di 4 e più metri di lunghezza, viene ferito con un morso, il varano desiste dal combattimento, ma lo segue pazientemente nei suoi spostamenti giorno dopo giorno, aspettando che il grosso bovino subisca l’effetto infettivo della ferita inflitta. Morirà nell’arco di una settimana o poco più, e allora basterà essere nelle vicinanze per avere cibo abbondante per un mese.

Morfofisologia

Quello dei varanidi è un gruppo assai omogeneo, per cui, dimensioni a parte, le linee morfologiche possono essere incluse in linee di tendenza generali, ragione per cui tutte le specie, oggi note alla zoologia, sono afferenti all’unico genere Varanus.

Il varano di Komodo a parte le dimensioni di 4 e più metri di lunghezza e il peso, che può raggiungere e superare i 100 kg, come le altre specie di varanidi, presenta un corporatura slanciata e ricorda i lacertidi, per la conformazione della testa e del muso.

In realtà le grandi dimensioni di questo sauro, in un ambiente così isolato, hanno fatto supporre ai biologi erpetologi, che si tratti di un caso di “gigantismo insulare”. I biologi definiscono “gigantismo insulare” quella condizione per cui una pianta o un animale acquisisce dimensioni elevate nelle successive generazioni, per la concomitante assenza di competitori e predatori e la presenza di uno stato d’isolamento geografico.

Ritornando alle similitudini morfologiche con le lucertole, si osserva nel Varanus komodoensis, una testa slanciata e serpentina e un collo straordinariamente allungato; il tronco e le zampe risultano snelli ma robusti e poderosi, le dita, terminano con unghioni robustissimi e la coda, compressa ai lati, termina a punta; questa , come vedremo, è una vera e propria arma per la caccia e la difesa.

Come per gli altri varanidi, gli occhi del varano di Comodo, che al pari di molti serpenti brillano di una luce “malvagia”, presentano una pupilla rotonda e sono inoltre dotati di palpebre mobili. Anche la lingua di questi sauri assomiglia notevolmente a quella degli ofidi: lunga, bifida e rosa-livida, essa può essere retratta in una concavità della bocca.

I denti ospitano numerosi batteri patogeni, che uccidono come un potente veleno ad azione ritardata © G. Mazza

I denti ospitano numerosi batteri patogeni, che uccidono come un potente veleno ad azione ritardata © G. Mazza

È ben nota l’immagine dei serpenti che continuamente estraggono e ritraggono la loro bifida lingua, per saggiare ed odorare l’aria mediante l’organo di Jacobson, presente dietro il naso ed in connessione con la base della lingua mediante fibre nervose, organo che permette di percepire particelle odorose nell’atmosfera a concentrazioni dell’ordine di parti per milioni (ppm).

La medesima cosa, con lo stesso uso avviene nei varanidi. Famose sono le riprese cinematografiche, oggi diventate documentari storici, dei biologi zoologi Dr Angus Bellairs e colleghi, mediante una cinepresa Super 8, durante gli anni ’70 sull’isola di Komodo, dove si osserva questo tipo d’uso della lingua per rintracciare le carcasse d’ovini, che questi ecologi avevano opportunamente nascosto per farli uscire allo scoperto (Vedere testo Serpentes).

La descrizione dell’organo di Jacobson, nella sua anatomia e fisiologia, esce fuori dalla mia preparazione di biologo da campo e zoologo, ma il lettore può soddisfare la sua curiosità con un’ampia scelta di articoli scientifici e manuali esistenti, ove valenti anatomisti e fisiologi ne danno descrizioni dettagliate nella struttura, ultrastruttura e funzione. I denti, sebbene non molto grandi, sono assai forti e robusti, impiantati sul bordo interno delle mascelle. Il tegumento del drago di Komodo, come quello delle altre specie, è robustissimo ed è estremamente resistente, ragion per cui questi rettili venivano ed ancora oggi vengono purtroppo cacciati nei vari continenti per la pelle, ricercatissima in commercio per confezionare scarpe, borse ed altri oggetti della modisteria occidentale. Le parti dorsali del corpo, sono ricoperte di squamette irregolari, disposte semplicemente le une accanto alle altre, oppure da granuli più o meno grandi, mentre le parti inferiori del corpo appaiono ricoperte da squame quadrangolari, disposte regolarmente in serie oblique. Infine, squame tondeggianti o angolose più grandi, rivestono il capo. In natura può raggiungere i 30 anni d’età.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Il drago di Komodo, come le altre specie di varanidi, ha temperamento fiero ed irritabile. È un animale schivo, circospetto, ma anche molto nervoso, che scatta facilmente in maniera molto aggressiva.

Le femmine depongono una ventina d'uova. In tre zoo si sono riprodotte per partenogenesi © Giuseppe Mazza

Le femmine depongono una ventina d’uova. In tre zoo si sono riprodotte per partenogenesi © Giuseppe Mazza

Data la mole, la pericolosità nei denti e delle infezioni che può infliggere con suo morso, per non parlare della forza della coda, che usa alla stregua del coccodrillo e dell’alligatore, non poche sono state le vittime umane, poi divorate da questi lucertoloni.

Il barone svizzero Reding von Biberegg, che aveva una laurea in biologia della fauna, ma che dato il benessere non esercitava a livello accademico, avendo però in sé l’amore viscerale per la natura ne è un famoso esempio.

Durante il 1974, all’età di 84 anni, ma ancora pieno d’energie, durante una spedizione scientifico-naturalistica da lui sovvenzionata sull’isolotto di Komodo, uscì il mattino presto dall’accampamento, mentre tutti gli altri dormivano ancora, per andare a fotografare la fauna e la flora endemica, durante le ore più fresche della giornata.

Non tornò mai più, i suoi amici e colleghi, quando andarono a cercarlo, trovarono solo la macchina fotografica, il binocolo, la sacca e una scarpa insanguinata, che fece subito intuire la fine che aveva fatto. Ancora oggi c’è una croce sull’isola che ricorda tale personaggio amante della Natura e vittima del dragone di Komodo.

Quando uno di questi giganti reagisce, lottando ad esempio con un conspecifico, morde furiosamente (sono immuni ai batteri che hanno nella bocca, per cui si feriscono solamente, sebbene le lacerazioni siano molto profonde) e disponendosi su un fianco, mena fortissimi colpi con la coda; gli stessi colpi che vibra quando caccia un cervo, per spezzargli le zampe. All’acme dell’irritazione possono anche rigurgitare il cibo semidigerito sugli incauti che hanno osato disturbarli.

I Varanus komodoensis non costruiscono nidi. Si riproducono per mezzo di uova, deposte al suolo, in numero di 20, in luoghi idonei che garantiscono una temperatura costante e il più possibilmente elevata fino al momento della schiusa. Può trattarsi anche di termitai, o dei nidi abbandonati da alcune specie di galliformi afferenti alla famiglia dei Megapodidi (Megapodiidae), uccelli dalla testa piccola e dai piedi grandi.

In Kansas, USA, al Sedgwick County Zoo, nel 2008, è stata documentata la prima riproduzione per partenogenesi, in questo sauro; successivamente il fenomeno si è ripetuto allo zoo di Chester e Londra, in Inghilterra.

 

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