Acrochordus javanicus

Famiglia : Acrochordidae

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Testo © Dr. Gianni Olivo

 

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L’Acrochordus javanicus è un serpente decisamente acquatico, massiccio, lungo anche 2,5 m © Giuseppe Mazza

Gli acrocordidi (Acrochordidae) sono un genere di serpenti che comprende specie di dimensioni dai 60 cm ad oltre 250 cm, diffuse in Asia (India e Indocina), Indonesia ed Australia.

Si tratta di rettili dall’aspetto spesso curioso, con presenza di tubercoli cutanei, tanto da meritarsi l’ap- pellativo di “serpenti lima” (non vanno confusi, tuttavia, con alcuni ofidi africani, detti parimenti file-snakes, non tanto per la ruvidità della superficie cutanea quanto per la sezione del corpo, triangolareggiante, che ricorda, per l’appunto, un tipo di lima) ed in alcuni casi con una pelle dall’aspetto decisamente “gommoso”.

Il corpo di questi rettili è generalmente tozzo, con pelle che non assomiglia a quella della maggior parte degli altri serpenti, ma che si presenta lassa, tanto da pieghettarsi in vistose pliche, sì che un altro pittoresco ed evocativo nomignolo è quello di “serpenti proboscide”. In alcune specie eminentemente legate all’ambiente acquatico, detta cute è molto sottile e spesso delicata, e, nella specie Acrochordus granulatus, si strappa facilmente se l’animale è costretto a strisciare sulla terraferma, a meno che si tratti di substrato fangoso e cedevole.

L’acrocordo di Giava (Acrochordus javanicus Hornstedt, 1787) é un rettile acquatico particolarmente massiccio, lungo fino a due metri e mezzo (dimensione raggiunta solo dalle femmine, in quanto i maschi sono di dimensioni minori) e con peso dai 3 ai 10 Kg ed oltre, il diametro del corpo, robusto e muscoloso, è notevole, la testa é appiattita e depressa, larga e con muso rincagnato e ad apice ottuso.

Le narici, trattandosi di specie acquatica, sono poste sulla superficie superiore del muso, l’apertura della bocca è notevole, ed è armata di denti aguzzi e rivolti un po’ posteriormente, atti a trattenere prede sfuggenti e scivolose come pesci e batraci, che vengono inghiottiti interi, ad iniziare dalla testa.

La coda, sottile, viene spesso usata per attirare le prede. Il corpo sembra una proboscide © Giuseppe Mazza

La coda, sottile, viene spesso usata per attirare le prede. Il corpo sembra una proboscide © Giuseppe Mazza

Prede di maggiori dimensioni possono essere uccise tramite costrizione, ma il serpente non è fornito di apparato velenifero, anche se il morso di un esemplare di medie o grandi dimensioni può risultare decisamente spiacevole e lasciare ferite dolorose e lente a guarire.

Gli occhi sono piuttosto piccoli e poco visibili da distante, sì che ad una prima occhiata, a volte, si può avere l’impressione che ne sia privo. Il colore della parte dorsale può essere marrone più o meno carico o tendere al verdastro, mentre i fianchi sono più chiari e spesso gialli, ma non mancano esemplari con dorso color crema ed altri talmente chiari da venir scambiati, erroneamente, per albini.

La testa, che lo fa assomigliare vagamente a certi boa, è poco distinta dal corpo, mentre la coda è distinguibile e molto mobile (qualcuno riferisce un possibile utilizzo come esca per attirare a portata di…bocca una preda).

L’aspetto della cute è lasso e gommoso, tanto che nei punti in cui forma una curva o una spira, si solleva in grinze e pieghe trasversali (serpente proboscide), le squame, se osservate da vicino, appaiono adiacenti l’una all’altra e non si sovrappongono come negli altri serpenti, ed hanno un aspetto scabro, presentando, ognuna, una protuberanza appuntita e triangolare, donde il soprannome di serpente-lima, ma un’altra caratteristica decisamente peculiare è il fatto che le squame ventrali, a differenza di quanto si verifica negli altri serpenti, dove sono larghe ed evidenti, sono uguali a quelle dorsali, conferendo al rettile l’aspetto di un salsiccione, o di uno spropositato serpente giocattolo, di quelli usati un tempo per gli scherzi di carnevale.

La sua pelle, tra le altre cose, è ricercata per lavori di pelletteria, e gli articoli con essa confezionati assomigliano vagamente a pelle di squalo, ma di una finezza e morbidezza incredibili, mentre la carne è considerata una vera prelibatezza da certe popolazioni del suo areale di diffusione, che comprende India, Sri Lanka, arcipelaghi dell’Indonesia, Giava e parte dell’Australia.

La bocca è armata da denti aguzzi, rivolti all'indietro per trattenere prede spesso scivolose © Giuseppe Mazza

La bocca è armata da denti aguzzi, rivolti all'indietro per trattenere prede spesso scivolose © Giuseppe Mazza

L’habitat preferito sono le acque dolci, ma colonizza spesso anche acque miste, là dove quelle salmastre si mescolano a quelle dolci, le lagune e, talvolta, le foreste di mangrovie.
Si avventura anche in mare ed è stato avvistato ad una certa distanza dalla costa, anche se questa non è certo la regola, preferendo decisamente le zone costiere.

Preda essenzialmente animali acquatici, pesci e batraci, ma non è escluso che anche animali a sangue caldo possano entrare a far parte della sua dieta, qualora si avventurino in acqua o nelle sue immediate vicinanze, ed i denti appuntiti ed uncinati sono in grado di trattenere prede scivolose con facilità.

Pur non essendo aggressivo, non esita a mordere con entusiasmo, se si cerca di catturarlo o lo si importuna, e, come dicevo, negli esemplari più grossi le conseguenze possono essere uno spiacevole ricordino.

Si tratta di un serpente di abitudini prevalentemente crepuscolari e nottur- ne, che trascorre le ore del giorno nascosto ed al riparo dai predatori, ma in certe occasioni è stato visto cacciare di giorno. Raramente si avventura sulla terraferma e generalmente preferisce usufruire di terreni fangosi quando lo fa, in quanto la sua pelle non è adatta alla locomozione sul suolo ed è relativamente soggetta ad escoriazioni e ferite, soprattutto quando è troppo asciutta. Può rimanere sommerso anche per 30 o 40 minuti senza bisogno di respirare, e quando necessita di fare provvista di ossigeno gli basta far affiorare la sommità della testa, su cui si aprono le narici, e 15-20 secondi gli sono sufficienti a rifornirsi in vista di un’altra lunga immersione.

La riproduzione è di tipo ovoviviparo e la femmina che, ricordiamo, è più grande del maschio, partorisce da 15 a 30 piccoli vivi ed autosufficienti. Le uova possiedono un sacco amniotico e vengono trattenute nell’ovidutto dove subiscono la fecondazione.

I nuovi nati sono semiterricoli, a differenza degli adulti, e presentano spesso delle macchie longitudinali sull’uniforme livrea, che sbiadiscono e scompaiono con l’avanzare dell’età.

 

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