Amanita rubescens

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Testo © Loredana Battisti

 

Amanita rubescens, Amanitaceae

Buon commestibile dopo cottura per circa 20 minuti. Da non confondere con Amanita pantherina © Mazza

Famiglia: Amanitaceae Roze.

Genere: Amanita Persoon.

Sottogenere: Lepidella (Gilbert) Vesely.

Sezione: Validae (Fr.) Quélet.

Amanita rubescens Persoon : Fries 1821.

Il nome della specie deriva dal latino rubescens (= che diventa rosso), per il viraggio che ha la carne nel tempo.

La Sezione Validae è caratterizzata da basidiomi con struttura ifale prevalentemente sferocistica, vescicolare, friabile, cosicché il velo generale o universale che li protegge nel primo stadio di crescita (primordio), rompendosi, resta completamente sulla superficie del cappello, sotto forma di piccole placche farinose detersili. La volva, quasi assente, presenta delle piccole perle aderenti al bulbo (volva napiforme-radicante). Margine del cappello non striato.

In questa Sezione troviamo Amanite a carne bianca immutabile e a carne più o meno arrossante, la maggior parte risultano commestibili, previa cottura, in quanto contengono sostanze tossiche termolabili, tra cui le emolisine, che vengono eliminate con le temperature di 70-80 °C.

Cappello: 8-16 cm, robusto carnoso, da globoso ad emisferico a piano-convesso, con margine non striato, colorazione da bruno a bruno-vinoso, rosso-vinoso, cosparso di piccole verruche farinose grigiastre più o meno aderenti.

Imenoforo: lamelle fitte, libere al gambo, intercalato da lamellule tronche bianche, tagliente intero concolore. Si macchiano di rossastro con l’età. Spore in massa bianche.

Amanita rubescens, Amanitaceae

Amanita rubescens: basidi, cellule marginali, spore, elementi del velo generale sul cappello, cuticola © Angeli

Gambo: 6-18 x 1-2 cm, mediamente robusto, cilindrico,carnoso, attenuato all’apice e ingrossato alla base in un bulbo da sub sferico-ovoidale, a napiforme, presto si macchia di rosso, soprattutto alla base, dove spesso si rompe e si lacera. Al di sopra dell’anello resta bianco. Anello ampio bianco, persistente e striato nella parte superiore. Volva friabile, dissociata in fini residui o perline fioccose, presto rossastre.

Carne: spessa, soda, arrossante. Odore e sapore non particolari.

Reazioni chimiche: spore amiloidi a contatto con il reagente di Melzer.

Habitat: cresce dalla primavera alla fine dell’estate-inizio autunno, sia in boschi di latifoglia (querce e castagni) sia in quelli di conifera (pecci, pini).

Commestibilità: buon commestibile, dopo cottura per circa 20 minuti.

Note: questa specie è facilmente riconoscibile dall’aspetto piuttosto robusto, dal cappello di colorazione prevalentemente bruno-rossiccio, con verruche bianco-grigiastre e margine non striato, da una base con volva napiforme, carne arrossante, anello ampio membranoso, bianco. Vale la pena saperla riconoscere in quanto, dopo l’Amanita caesarea (ottimo commestibile anche crudo), è la seconda specie che merita di essere consumata all’interno del genere.

Varietà della specie:

Amanita rubescens for. alba CoKer, identica al typus, ma completamente bianca.

Amanita rubescens var. annulosulphurea Gillet, più gracile, possiede un velo parziale giallo.

Osservazioni: Possibile confusione con le Amanite della Sezione tra cui: Amanita spissa, Amanita franchetii, Amanita valida, Amanita excelsa, Amanita cariosa, ma da non confondere invece con l’Amanita pantherina, tossica, che presenta un colore bruno del cappello con margine striato, volva circoncisa, cercinata, bianca, gambo bianco e anello bianco, carne bianca immutabile.

 

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