Chromis viridis

Famiglia : Pomacentridae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Lungo al massimo 9-10 cm, Chromis viridis è frequente nelle acque dell’Indo-Pacifico tropicale

Lungo al massimo 9-10 cm, Chromis viridis è frequente nelle acque dell’Indo-Pacifico tropicale © Giuseppe Mazza

La Castagnola azzurra o Damigella verde (Chromis viridis Cuvier, 1830), appartiene alla classe Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes ed alla famiglia dei Pomacentridae che conta una trentina di generi e quasi 400 specie, praticamente tutte tropicali, salvo rare eccezioni come la nostra Castagnola (Chromis chromis) del Mediterraneo.

Il nome del genere è quello di un pesce non ben identificato citato da Aristotele ed assegnato, come abbiamo visto, da Linnaeus alla nostra castagnola. Un genere di successo, che vanta circa 95 specie, circa un quarto di tutte le specie di Pomacentridae messe insieme.

Il nome specifico, “viridis ” = verde in latino, è invece senza equivoci.

La livrea è scintillante muta senza sosta dal verde e il blu, secondo l’inclinazione della luce, donde il nome di Castagnola azzurra o Damigella verde

La livrea è scintillante muta senza sosta dal verde e il blu, secondo l’inclinazione della luce, donde il nome di Castagnola azzurra o Damigella verde © Rickard Zerpe

Zoogeografia

Ha una distribuzione molto vasta nelle acque tropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico.

Lo troviamo, a titolo indicativo, dall’Est Africa ed il Madagascar al Mar Rosso, alle Seychelles, Mauritius, Riunione, Maldive, India, Sri Lanka, Australia, Indonesia, Micronesia, Nuova Guinea, Palau, Filippine, Taiwan, Cina ed alle isole Ogasawara e Ryukyu nella parte meridionale del Giappone. Verso Est ha colonizzato le isole Fiji, Samoa, Tonga, Kiribati, Tuamotu e Pitcairn, che rappresentano anche il limite sud nel Pacifico dopo la Grande Barriera Corallina e la Nuova Caledonia.

Vive in piccoli branchi riparandosi dai predatori fra rami pungenti delle madrepore del genere Acropora

Vive in piccoli branchi riparandosi dai predatori fra rami pungenti delle madrepore del genere Acropora © Bernard Dupont

Ecologia-Habitat

Vive nelle lagune, ma anche sul lato esterno dei reef, in acque relativamente calme e basse fino a circa 12 m di profondità. È strettamente legata alle madrepore, specie quelle appartenenti al genere Acropora, accanto a cui nuota, in piccoli branchi, pronta a sparire fra i rami al minimo segno di pericolo. Non ama i coralli morti, ed evita quindi le zone degradate.

Morfofisiologia

La castagnola azzurra raggiunge i 9-10 cm. Il corpo, alto e piatto, a forma di mandorla, mostra una pinna dorsale con 12 raggi spinosi e 9-11 molli; l’anale reca 2 raggi spinosi e 9-11 inermi; le ventrali sono appuntite, le pettorali ampie con 17-18 raggi inermi e la caudale è decisamente biforcuta, a coda di rondine. La bocca, protrattile, è armata di denti caniniformi. Gli occhi sono relativamente grandi.

Maschio in livrea nuziale. Anche se il branco si riproduce contemporaneamente, lo sperma non viene rilasciato in mare. La fecondazione avviene in coppia

Maschio in livrea nuziale. Anche se il branco si riproduce contemporaneamente, lo sperma non viene rilasciato in mare. La fecondazione avviene in coppia © Klaus Stiefel

Ma quello che più colpisce è la scintillante livrea blu turchese, con toni elettrici, che muta senza sosta fra il verde e il blu secondo l’inclinazione della luce. Il ventre è più chiaro, talora con sfumature giallognole.

Etologia-Biologia Riproduttiva

La castagnola azzurra è onnivora. Si nutre di fitoplancton e di zooplancton. Aspira tranquillamente le alghe microscopiche, le uova e le larve di pesce trascinate dalle correnti, ma per gli organismi più rapidi, tipo i crostacei, che potrebbero scappare, protrae e richiude la bocca con la velocità di in fulmine, in pochi millesimi di secondo.

La livrea nuziale può essere anche gialla. Questo abile seduttore ha trovato subito una compagna. Scava una buca per le uova e le feconda

La livrea nuziale può essere anche gialla. Questo abile seduttore ha trovato subito una compagna. Scava una buca per le uova e le feconda © Klaus Stiefel

Le nozze sono un fatto di coppia, ma avvengono in gruppo. I maschi scelgono il luogo per il nido, una fossetta scavata nella sabbia, il ramo morto di madrepora o semplicemente un’alga accogliente. Poi danzano, movendosi su e giù, quasi saltassero all’interno di una colonna d’acqua virtuale, per attirare l’attenzione delle femmine e mostrare ai rivali che quello è il loro posto.

La femmina entra nella colonna per una danza sincronizzata, ma non depone subito. Solo più tardi, quando si sono ben affiatati, fissa le uova al substrato nel luogo indicato ed il maschio le feconda. Finita la cerimonia torna alla vita di tutti i giorni, mentre il maschio cerca d’attirare un’altra femmina. Quando il suo nido è straboccante d’uova, larghe circa mezzo millimetro, si calma e monta la guardia per 2-3 giorni, fino alla schiusa, ventilandole e mangiando quelle non fecondate che imputridiscono.

Un branco di giovani. Impareranno in fretta che fra le braccia delle Acropora si è al sicuro © François Libert

Un branco di giovani. Impareranno in fretta che fra le braccia delle Acropora si è al sicuro © François Libert

Le larve, lunghe circa 2 mm, conducono vita pelagica per 3-4 settimane. Poi i giovani, guidati dai segnali olfattivi emessi dalle madrepore disponibili, le colonizzando, rifugiandosi al centro delle loro ramificazioni. Quando salgono trovano più plancton rischiando d’essere predati, ma se restano in basso, dove c’è poca corrente ed polipi dei coralli hanno già fatto la parte del leone, rischiano di morire di fame.

La resilienza della specie è buona, visto che gli effettivi possono raddoppiare in meno di 15 mesi, e l’indice di vulnerabilità alla pesca è decisamente basso: appena 10 su una scala di 100.

Sinonimi

Heliases frenatus Cuvier, 1830; Heliases lepisurus Cuvier, 1830; Pomacentrus viridis Cuvier, 1830; Dascyllus cyanurus Rüppell, 1838; Glyphisodon bandanensis Bleeker, 1851.

 

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