Clitocybe gibba

PIERLUIGI.gif
Testo © Pierluigi Angeli

 

Molto comune, da giovane la Clitocybe gibba ha una caratteristica forma umbonata © Giuseppe Mazza

Molto comune, da giovane la Clitocybe gibba ha una caratteristica forma umbonata © Giuseppe Mazza

Famiglia: Tricholomataceae R. Heim ex Pouzar (1983).

Genere: Clitocybe (E.M. Fries) Staude 1857.

Sottogenere: Clitocybe.

Sezione: Clitocybe.

Clitocybe gibba (Persoon) P. Kummer 1871.

Il termine “gibba” deriva dal latino “gibbus” che significa “gobba, protuberanza”, per la forma umbonata che ha il cappello quando è giovane.

È una specie decisamente molto comune e, in alcuni luoghi, raccolta ed anche apprezzata, ma non dappertutto. Ne deriva che sono pochi i nomi comuni: in Italia è detta “imbutino”; in è nota come Francia “Clitocybe en entonnoir”; in Spagna come “Seta en embudo” e in Germania come “Ockerbrauner Trich- terling”.

Descrizione del genere

Vedere la scheda sulla Clitocybe nebularis.

Al sottogenere Clitocybe appartengono funghi con il cappello nettamente ad imbuto, con superficie opaca, subvellutata, a volte squamulosa al disco; il colore è pallido, da biancastro a rosso-brunastro, raramente grigio. Lamelle nettamente decorrenti sul gambo. Gambo cilindroide, ma talvolta anche leggermente ingrossato alla base, fibroso, percorso da fibrille longitudinali; il colore va da biancastro a concolore al cappello; carne elastica. Spore da ellissoidali a larmiformi, pileipellis formata da ife aggrovigliate con pigmento parietale ± zebrante.

Alla sezione Clitocybe appartengono funghi con la superficie del cappello glabra, o da feltrata a ± fibrillosa-squamulosa, carne biancastra con odore cianico. Spore larmiformi e pigmento delle ife della pileipellis sempre incrostante.

Il cappello, di 3-8 cm di diametro, diventa poi imbutiforme. Solo questo è un discreto commestibile, perché il gambo, molto fibroso, è immangiabile © Giuseppe Mazza

Il cappello, di 3-8 cm di diametro, diventa poi imbutiforme. Solo questo è un discreto commestibile, perché il gambo, molto fibroso, è immangiabile © Giuseppe Mazza

Descrizione della specie

Cappello: 3-8 cm di diametro, da piano convesso a depresso, infine imbutiforme, con un piccolo umbone al centro che permane per parecchio tempo, margine prima involuto poi diritto, non igrofano, non striato per trasparenza, a volte può essere leggermente costolato; superficie glabra, finemente feltrata, bruno chiaro, ocraceo pallido, alutaceo rossastro chiaro, opaco.

Imenio: lamelle fitte, con filo intero, nettamente decorrenti sul gambo, arcuate, intercalate da numerose lamellule di varia lunghezza; bianche o biancastre, talvolta con sfumature rosate.

Gambo: 3-5 × 0,4-0,7 cm, cilindroide, clavato, fibrilloso, pieno poi fistoloso; liscio, con fibrille longitudinali biancastre su fondo ocraceo chiaro, base ricoperta da una feltratura biancastra.

Pileipellis, spore e basidi © Pierluigi Angeli

Pileipellis, spore e basidi © Pierluigi Angeli

Carme: tenera, poco spessa, elastica nel cappello, fibrosa nel gambo, bianca; odore tipicamente cianico, gradevole, sapore mite.

Habitat: cresce in gruppi anche numerosi sulla lettiera sia di aghifoglie sia di latifoglie, in estate e autunno.

Commestibilità: discreto commestibile, apprezzato in alcune zone; si consuma solo il cappello, il gambo è alquanto fibroso.

Microscopia: spore ellissoidali, 5,7-7,5 × 4-4,8 µm. basidi clavati, tetrasporici, con giunti a fibbia, 23-30 × 5-6,7 µm. Cistidi non osservati. Pileipellis formata da ife coricate, intrecciate, con giunti a fibbia, pigmento parietale leggermente brunastro.

Osservazioni: si tratta di una specie molto comune che cresce abbondante dopo le piogge estive e autunnali. Ben riconoscibile per i suoi caratteri peculiari: la forma ad imbuto del cappello, il colore ocraceo giallino, giallo brunastro, le lamelle biancastre, decorrenti, il gambo subconcolore al cappello o biancastro e l’odore tipicamente cianico.

Tuttavia ci sono altre specie nel genere Clitocybe che condividono sia il colore sia la morfologia. Clitocybe alkaliviolascens Bellù, si distingue per il cappello bruno ocraceo, il gambo che è concolore al cappello e soprattutto la reazione al violetto della carne con il KOH; Clitocybe costata Kühner & Romagnesi, si distingue per il margine del cappello tipicamente costolato, sinuato-lobato, il colore ocra-brunastro, il gambo concolore al cappello con grossolane fibrille longitudinali; Clitocybe squamulosa (Persoon : E.M. Fries) P. Kummer, si distingue per il cappello con fini squamule e colori più sul rossastro; Clitocybe sinopica (E.M. Fries : E.M. Fries) P. Kummer, si distingue per il cappello più carnoso di colore ocra-fulvastro e odore farinaceo. Si può confondere anche con Lepista flaccida (Sowerby) Patouillard, che però presenta il cappello di colore arancio-fulvastro, arancio-rosato, il margine sempre involuto, le lamelle decorrenti che si staccano di netto, senza rottura, dalla carne del cappello e le spore che si presentano finemente verrucose.

Sinonimi: Agaricus gibbus Persoon 1801 (basionimo); Omphalia gibba (Persoon) S.F. Gray 1821; Clitocybe infundibuliformis f. gibba (Persoon) P.A. Saccardo 1887; Clitocybe membranacea (Vahl) P.A. Saccardo 1887; Clitocybe infundibuliformis var. membranacea (Vahl) Massee 1893; Infundibulicybe gibba (Persoon) Harmaja 2003.

 

→ Per nozioni generali sui Fungi vedere qui.

→ Per apprezzare la biodiversità dei FUNGHI cliccare qui.