Combretum indicum

Famiglia : Combretaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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Il Combretum indicum è un albusto tropicale, sarmentoso o rampicante, con fusti legnosi che raggiungono anche i 10 m. Spettacolari infiorescenze profumate, specialmente di notte. In un primo tempo le corolle sono bianche, per attirare farfalle appartenenti alla famiglia degli sfingidi, e poi diventano rosse per sedurre api e uccelli © G. Mazza

La specie è originaria dell’Africa: Angola, Benin, Costa d’Avorio, Ghana, Mali, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Sierra Leone, Tanzania, Togo e dell’Asia: Bangladesh, Cambogia, Cina (Fujian, Guangdong, Guangxi, Guizhou, Hainan, Hunan, Jiangxi, Sichuan e Yunnan), Filippine, India, Laos, Nepal, Malaysia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Singapore, Sri Lanka, Taiwan, Thailandia e Vietnam, dove cresce ai margini delle foreste umide, nelle boscaglie e lungo i corsi d’acqua fino a circa 1500 m di altitudine.

Il nome assegnato al genere riprende quello che fu usato da Plinio Il Vecchio per designare una specie che non si è riusciti ad identificare a causa della descrizione incompleta; il nome specifico è l’aggettivo latino “indicus, a, um” = dell’India, con riferimento ad uno dei luoghi di origine.

Nomi comuni: Burma creeper, Chinese honeysuckle, drunken saylor, quisqualis, Rangoon-creeper, Rangoon-jasmine (inglese); madhumalti (bengalese); bing gan zi, dong jun zi, shan yang shi, shi jun zi (cinese); niyog-niyogan (filippino); badamier, badamier sauvage, liane vermifuge (francese); ceguk, wedani (giavanese); madhu, malati (hindi); dani, udani (malaysiano), arbusto-milagroso (portoghese); cocuisa, corazon de hombre, cuiscualis, quiscual, Santa Cecilia (spagnolo); indischer Sonderling (tedesco); cha mang, lep mue naang (thailandese); cha ro, day giun, qua nac, (vietnamita).

Il Combretum indicum (L.) DeFilipps (1998) è un arbusto sarmentoso o rampicante legnoso sempreverde o deciduo, nei climi più freschi, lungo fino a 10 m, con rami giovani tomentosi. Le foglie sono semplici, opposte o subopposte, oblungo-ellittiche con apice appuntito e margine intero, di 4-16 cm di lunghezza e 2,5-8 cm di larghezza, ricoperte da un tomento bruno quando giovani; il picciolo, lungo 0,5-1,5 cm, tomentoso, persistente, dopo la caduta della foglia si indurisce trasformandosi in una sorta di spina ricurva che facilita l’ancoraggio ai supporti. Infiorescenze, su un peduncolo lungo 2-6 cm, terminali e ascellari, lasse, lunghe 5-10 cm, portanti numerosi fiori ermafroditi sessili, di circa 3,5 cm di diametro, con calice tubolare villoso di colore verdastro, lungo 5-9 cm, con 5 lobi triangolari lunghi 2-3 mm, corolla all’apice del calice con 5 petali da obovati a oblanceolati con apice arrotondato, lunghi 1-1,6 cm e larghi 0,5-1 cm, inizialmente bianchi che velocemente virano al rosa e al rosso scuro, e 10 stami. I fiori sono inizialmente eretti o orizzontali, poi penduli, ed emanano una gradevole fragranza in particolare nelle ore notturne; la prima notte, quando sono bianchi, sono visitati da sfingidi, nei giorni successivi da api e nettarinidi. I frutti, raramente prodotti al di fuori delle zone di origine, sono capsule fusiformi, indeiscenti, pubescenti, di 2,5-3,5 cm di lunghezza e circa 1 cm di diametro, con 5 ali longitudinali larghe 1-2 mm, inizialmente rossi, poi bruno nerastro a maturità, contenenti un solo seme pentagonale nero.

Si riproduce per seme, in terriccio sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 22-24 °C, per talea, piuttosto difficile da far radicare, utilizzando una porzione di fusto legnoso con 3-4 nodi, per margotta e polloni radicali.

Specie vigorosa dalla copiosa e spettacolare fioritura, pressoché continua ai tropici, coltivabile in pieno sole, o al più con leggera ombreggiatura, nelle zone a clima tropicale, subtropicale e marginalmente temperato caldo, dove piante adulte possono sopportare valori di temperatura intorno a 0 °C, con eventuale perdita della parte aerea, solo se eccezionali e di breve durata. Non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché ben drenato, ma cresce al meglio e fiorisce abbondantemente in quelli ricchi di sostanza organica; le innaffiature devono essere regolari e abbondanti, specie nella fase iniziale di crescita, con elevate temperature e in assenza di piogge, poi ben radicata può sopportare brevi periodi di secco. Con opportune drastiche potature può essere allevata ad arbusto o può farsi arrampicare su robuste inferriate o pergole. È stata selezionata una varietà, ‘Flore Pleno’, con 10 o più petali.

Varie parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale di diverse popolazioni, in particolare quella cinese.

Sinonimi: Quisqualis indica L. (1762); Kleinia quadricolor Crantz (1766); Quisqualis glabra Burm.f. (1768); Quisqualis pubescens Burm.f. (1768); Quisqualis ebracteata P.Beauv. (1806); Quisqualis obovata Schumach. & Thonn. (1827); Quisqualis loureiroi G.Don (1832); Quisqualis villosa Roxb. (1832); Quisqualis madagascariensis Bojer (1837); Quisqualis sinensis Lindl. (1844); Quisqualis spinosa Blanco (1845); Quisqualis longiflora C.Presl (1851); Quisqualis grandiflora Miq. (1861); Mekistus sinensis Lour. ex Gomes Mach. (1868).

 

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