Corypha umbraculifera

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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La Corypha umbraculifera raggiunge i 25 m. Il fusto di 70-90 cm conserva nelle piante giovani i residui dei piccioli © Mazza

La specie è originaria delle foreste semidecidue della Birmania, India sud-occidentale, Sri Lanka e Thailandia dove cresce fino a circa 600 m di altitudine.

Il nome generico deriva dal greco “coryphe” = cima, punta, con probabile riferimento alla grande infiorescenza terminale; il nome specifico è la combinazione dei termini latini “umbraculum” = luogo ombroso e “fero” = portare, offrire, con probabile riferimento alle enormi foglie.

I nomi con cui è comunemente nota sono: “talipot” (malese); “talipot palm” (inglese); “palmier talipot” (francese); “Talipot- palme” (tedesco); “palma talipot”, “talipote” (spagnolo); talipot (portoghese).

La Corypha umbraculifera L. (1753) è una specie solitaria di lenta crescita, monoica, mono- carpica (fiorisce una sola volta e poi muore), con un fusto solitario, imponente, alto fino a circa 25 m con un diametro di 70-90 cm, ricoperto nelle piante giovani dai residui dei piccioli delle foglie cadute che persistono per molti anni. Le foglie, su robusti piccioli lunghi fino a 4 m dai bordi leggermente dentati, sono numerose, costapalmate, larghe fino a 5 m ed oltre, divise in 80-110 segmenti rigidi di colore verde intenso, uniti alla base per circa metà della loro lunghezza.

L’infiorescenza è terminale, eretta, piramidale, ramificata, lunga 5-6 m, con una vistosa massa di minuscoli fiori ermafroditi color crema; la fioritura avviene quando la pianta ha raggiunto una età compresa tra 30 e 70 anni, durante i quali la palma ha accumulato nel fusto una grande quantità di amido che si trasforma in zuccheri che servono a produrre l’enorme infiorescenza.

È una specie monocarpica. Qui un esemplare in fin di vita con frutti in formazione © Giuseppe Mazza

È una specie monocarpica. Qui un esemplare in fin di vita con frutti in formazione © Giuseppe Mazza

I frutti, che impiegano circa un anno per maturare, sono globosi, di circa 4 cm di diametro, di colore verde tendente al marrone, contenenti un solo seme; terminata la maturazione dei frutti, la pianta, come detto, muore.

Si riproduce per seme in terriccio sabbioso ricco di sostanza organica alla temperatura di 22-24 °C, utilizzando contenitori piuttosto profondi, con tempi di germinazione fino a circa 8 mesi.

Specie di grandissimo valore paesaggistico, ma utilizzabile, per le dimensioni delle foglie e della infiorescenza che superano quelle di qualsiasi altra palma, solo in grandi parchi e giardini e limitatamente alle zone dal clima tropicale e subtropicale umido, non sopportando tempera- ture prossime a 0 °C se non per brevissimo periodo.

Richiede una esposizione in pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché drenante. Localmente le foglie vengono utilizzate come pareti e coperture di capanne e ripari di fortuna e le fibre ricavate dai piccioli e dalle foglie servono per confezionare cordami, copricapo, ceste, ombrelli ed altri oggetti di uso comune.

In passato l’amido ricavato dal tronco è stato anche una importante fonte di cibo per le popolazioni locali, mentre le foglie venivano impiegate, per la loro durata e resistenza al clima tropicale, come materiale di scrittura per i testi sacri, tagliate quando erano ancora chiuse e preparate con una particolare procedura prima di essere utilizzate in strisce di circa 90 cm di lunghezza e 8 cm di larghezza.

Infine i semi, particolarmente duri e bianchi, venivano utilizzati in sostituzione dell’avorio per fabbricare bottoni, rosari e piccole sculture dopo essere stati puliti e lucidati.

Sinonimi: Corypha guineensis L. (1767); Bessia sanguinolenta Raf. (1838).

 

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