Costus comosus var. bakeri

Famiglia : Costaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Infiorescenza spettacolare, di casa ai tropici © G. Mazza

Infiorescenza spettacolare, di casa ai tropici © G. Mazza

Il Costus comosus var. bakeri (K.Schum.) Maas (1972) è originario delle foreste umide dell’America centrale, dal Messico meridionale all’Ecuador.

Il nome generico Costus fu dato da Linneo in ossequio a Dioscoride che aveva descritto una pianta, ritenuta simile, col nome di Kostos; il nome specifico è il termine latino “comosus” = chiomato, dotato di ciuffo, con probabile riferimento alla infiorescenza terminale.

I nomi comuni più utilizzati sono: “caña de jabalí”, “apagafuego”, “sangrafu” (spagnolo); “spiral ginger”, “red tower ginger” (inglese); “canne d’eau” (francese); “Roter Samtingwer” (tedesco).

Pianta erbacea perenne, rizomatosa, presenta fusti sottili, alti fino a 2 m, simili a canne; le foglie lunghe fino a circa 40 cm e larghe 10 cm disposte a spirale sul fusto, sono di colore verde intenso lucido superiormente, pubescente inferiormente. Le infiorescenze terminali (raramente basali), coniche, di lunga durata (alcuni mesi), sono spighe lunghe 20-30 cm con brattee imbricate di colore rosso vivo, di aspetto ceroso, al cui interno nascono appariscenti fiori tubolari gialli lunghi 4 cm. I frutti sono bacche globose, lunghe 4 cm e larghe 2,5 cm circa, contenenti semi di colore nero. Si riproduce per divisione e per seme.

La specie è frequentemente coltivata ai tropici e subtropici sia per l’infiorescenza di lunga durata, utilizzata nelle decorazioni floreali, sia come pianta da giardino, oltre che per le infiorescenze, per la vegetazione lussureggiante. Necessita di un clima caldo umido, in pieno sole o parziale ombreggiatura, e suoli ricchi, drenanti, mantenuti umidi durante il periodo vegetativo; al di fuori delle zone a clima tropicale e subtropicale umido va coltivata in serra calda, infatti pur resistendo per brevi periodi a temperature prossime allo zero, difficilmente fiorisce.

La specie è spesso indicata col nome errato di Costus barbatus.

 

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle COSTACEAE cliccare qui.