Encephalartos ferox

Famiglia : Zamiaceae


Testo © Dr. Claudio Littardi

 

L’Encephalartos ferox G. Bertol. (1851) è una specie dioica originaria dell’Africa meridionale, presente dal nord-est di KwaZulu-Natal in Sudafrica alla provincia di Inhambane in Mozambico.

È una pianta che si è adattata alle condizioni caldo-umide subtropicali presenti sulle coste dell’oceano indiano e una componente importante delle formazioni arbustive di duna; in tali ambienti, dove gli incendi sono frequenti, questa specie subisce talora considerevoli danni al fogliame, mentre il fusto, in gran parte insabbiato, è relativamente protetto dal fuoco. L’Encephalartos ferox cresce anche nell’entroterra, generalmente in posizioni protette all’ombra di grandi alberi. In questa situazione le foglie sono più vigorose e più grandi rispetto a quelle che crescono in pieno sole o esposte alle brezze marine ricche di salsedine.

Il genere Encephalartos, coniato dal botanico tedesco Johann Georg Christian Lehmann nel 1834, deriva dai termini greci “ἐγκέϕαλος” (encéphalos) = cervello e “ἄρτος” (artos) = pane, per indicare il composto amidaceo che si trova nel fusto, fonte di cibo, un tempo, per le popolazioni indigene. Il termine specifico ferox = feroce in latino, allude alle fogliole particolarmente spinose.

Encephalartos ferox, Zamiaceae

Encephalartos ferox è una specie sudafricana presente in Natal e Mozambico © Giuseppe Mazza

La nascita di questa specie parte da un collezionista di piante italiano, il Cavaliere Carlo Antonio Fornasini (1805-1865), commerciante e naturalista appassionato che lavorava in Africa ed era in contatto con l’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna.

Dal 1839 in poi, Fornasini raccolse numerosi campioni botanici di piante nel distretto di Inhambane in Mozambico, allora Africa orientale portoghese, che furono inviati al Prof. Giuseppe Bertoloni (1804-1874), docente alla cattedra di botanica di Bologna. Tra i vari reperti inviati da Fornasini vi era anche una grande foglia di cicade, che Bertoloni descrisse nel 1851 come Encephalartos ferox.

Nel luglio 1920, due botanici sudafricani, Robert Aitken e George Gale, esplorarono il Maputaland, nel KwaZulu-Natal settentrionale, a sud di Maputo, in Mozambico. Nell’area della baia di Kosi trovarono una cicade dall’apparenza sconosciuta e il botanico inglese John Hutchinson del Royal Botanic Gardens nel 1932 gli assegnò il nome di Encephalartos kosiensis, termine ora declassato a sinonimo di Encephalartos ferox.

Encephalartos ferox presenta un fusto solitario, generalmente sotterraneo, che può assumere un portamento arboreo e raggiungere anche 1-2 m d’altezza con 30-35 cm di diametro. Raramente ramificato, emette spesso giovani polloni a livello del suolo.

La ricca corona di foglie, con quelle esterne che si allargano verso il basso coprendo il fusto, è particolarmente decorativa.

Negli esemplari più alti, le vecchie foglie rinsecchite rimangono attaccate al fusto e le basi fogliari residue si addensano una sull’altra, per anni, fin quando l’incendio di turno ripulisce la pianta.

Le foglie sono di colore verde scuro, lucide, lunghe 1-2 m e larghe 30-36 cm, diritte o leggermente arcuate e piatte. Solo nella fase emergente appaiono densamente tomentose. Il picciolo è lungo 9-24 cm con 15-18 mm di diametro.

Nella parte centrale del rachide, le fogliole sono lunghe circa 15-18 cm e larghe 3,5-8 cm, recano 2-4 lobi spinosi di medie dimensioni su entrambi i margini e 3-5 lobi largamente triangolari all’apice. I lobi sono sempre ruotati su piani diversi da quello della lamina ed i margini risultano quindi revoluti. La lamina raggiunge il massimo della larghezza fra il centro e l’apice e termina con una o due spine. La dimensione delle fogliole si riduce progressivamente verso la base del rachide.

I coni femminili, in genere da 1 a 3, ma anche 5 nelle piante di grandi dimensioni, sono di forma ovoidale, larghi 20-40 cm e lunghi circa 25-50 cm. Il loro colore, raramente giallo, è per lo più arancione o rosso vivo. Il peduncolo è così corto che il cono sembra spesso sessile.

Encephalartos ferox, Zamiaceae

Particolare di un cono femminile, alto anche 40 cm. I semi sono all’interno di queste strutture poligonali, dette megasporifilli, che si aprono a maturazione © Giuseppe Mazza

Sono composti da megasporofilli, l’equivalente delle squame delle pigne delle conifere, alti circa 15-18 mm e larghi 38-42 mm. Hanno un aspetto rugoso e terminano con protuberanze pronunciate a sfaccettature distinte. Il seme vermiglio, visibile quando si aprono, a maturazione, è ovoidale, lungo 44-50 mm e largo 15-20 mm.

Le piante maschili recano 1-3 coni, ma quelle più grandi ne portano a volte anche 10. Sono subcilindrici, gialli, rosa o scarlatti, alti 40-50 cm con 7-10 cm di diametro.  Il loro peduncolo, lungo 10-15 cm con 26-35 mm di diametro, presenta un solco. La parte frontale dei microsporofilli è alta 9-12 mm e larga 20-22 mm. Anche qui le sfaccettature sono ben distinte.

Dato il suo grande areale, Encephalartos ferox presenta notevoli variazioni. Generalmente i fusti sono sotterranei, ma nelle regioni più settentrionali del suuo areale, in Mozambico, possono superare i 2 m d’altezza, e le fogliole variano da piatte, con piccole spine sul margine, ad arrotolate, quasi tubolari. Le piante con le fogliole arrotolate si ritrovano prevalentemente nel distretto di Chongoene nella provincia di Gaza, Mozambico.

Encephalartos ferox, Zamiaceae

Questo cono ha già disperso molti semi. Sono vermigli e si nota il rachide centrale cui erano attaccati i megasporifilli, ora decisamente simili alle squame delle conifere © Giuseppe Mazza

Come già accennato, storicamente l’Encephalartos ferox ha svolto un ruolo importante nella sopravvivenza delle popolazioni indigene del Mozambico. Come in specie analoghe, il midollo è infatti quasi amido puro e trattato correttamente produce una buona farina.

Encephalartos ferox è senza dubbio una delle più belle e interessanti Zamiaceae africane. Cresce in fretta ed è di facile coltivazione. Niente da stupirsi, dunque, visti anche i coni dal colore inusuale, che sia spesso presente nei giardini botanici, giardini d’inverno e collezioni amatoriali. Raggiunge la maturità, con produzione di coni, in meno di 10 anni e si consiglia un substrato ben drenante, con un minimo apporto di nutrienti e un ambiente piuttosto caldo.

La pressione antropica in Mozambico e la deforestazione in Sudafrica hanno impoverito l’areale di questa pianta, che negli ultimi anni ha subito anche selvaggi sradicamenti in natura a scopo commerciale. Encephalartos ferox è pertanto ritenuta specie a rischio estinzione (IUCN Red List) ed è inserita nella Appendice I della Convention on International Trade of Endangered Species (CITES).

Sinonimo: Encephalartos kosiensis Hutch. (1932).

 

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