Gazella granti

Famiglia : Bovidae

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Testo © Dr. Gianni Olivo

 

Gazella granti

Un maschio di Gazella granti robertsi con le maestose corna anellate © Giuseppe Mazza

La Gazzella di Grant (Gazella granti Brooke, 1872), famiglia Bovidae ordine Artiodactyla, è un’elegante gazzella di casa in una zona abbastanza arida e stepposa (Masai steppe e Somali steppe) che va dalla parte meridionale di Sudan ed Etiopia, alla Tanzania settentrionale, comprendendo parte del Kenya e toccando la sponda orientale del lago Vittoria.

Presente fino a quote di 2500 m, ama zone aperte, interrotte da bush spinoso, e le praterie in quota, ma si spinge anche in zone sub-desertiche (Kenya settentrionale).

Morfofisiologia

È una grande gazzella, che raggiunge i 60 ad 80 kg nei maschi, ed i 35-65 kg nelle femmine.

Grazie alle lunghe zampe, che ne fanno dei veri velocisti, l’altezza al garrese tocca i 90 cm nei maschi e gli 80 cm nelle femmine.

Entrambi i sessi sono dotati di corna, mostrando però un notevole dimorfismo sessuale: i maschi hanno corna anellate, lunghe da 50 ad 80 cm, con una caratteristica forma, molto elegante.

Appena divergenti alla base, le due corna aumentano la divaricazione, per poi incurvarsi all’interno o indietro verso l’apice, mentre il maschio di una sottospecie più occidentale, la Gazzella di Roberts (Gazella granti robertsi), presenta una curvatura molto più marcata verso l’esterno, che, a partire più o meno dal terzo prossimale, porta la parte distale delle corna all’infuori, in una V molto più aperta. Per fare un paragone tra i maschi delle due sottospecie, direi che il trofeo della gazzella di Robert ricorda, se visto di fronte, la forma di una coppa da champagne, il cui stelo sia costituito dalla base delle corna, mentre quello della Grant ricorda più un affusolato flute.

Le corna della femmina sono molto più modeste, più sottili e lunghe fino ad un massimo di 45 cm negli esemplari più vecchi.

Il corpo è snello ma robusto ed il collo, nei maschi, è molto muscoloso ed imponente. Il colore di fondo è marrone o fulvo, con tonalità dal molto chiaro allo scuro ed in alcuni casi può parere addirittura bronzeo, con ampie zone chiare, soprattutto nella parte inferiore dei fianchi e sull’addome e sulla faccia interna delle zampe.

Gazella granti

La Gazella granti è un erbivoro migratore, ma spesso in senso inverso agli altri © Giuseppe Mazza

Vista da dietro, è evidente la parte bianca dell’interno delle cosce e dello specchio anale, sui cui spiccano due strie scure, laterali, simili a lunghe parentesi e la parte inferiore della coda, nera.

Il dorso del muso è marrone, listato, ai lati, da due strisce bianche, bordate, a loro volta, da due redini nere che partono dall’occhio e si estendono in avanti.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Si tratta di un erbivoro migratore, che, solitamente, ha flussi migratori inversi rispetto alla conterranea gazzella di Thomson (Eudorcas thomsonii), agli gnu, alle zebre, ai damalischi (topi) e ad altri animali dipendenti dall’acqua.

Questa apparente contraddizione è, in realtà, una strategia: frequentando, nella stagione secca, zone come il Serengeti e la steppa Masai, la Grant evita la competizione per il cibo da parte di altre specie e sfrutta appieno la sua capacità di trarre nutrimento da essenze vegetali che prosperano in ambiente semi-desertico e privo, o quasi, d’acqua.

Viceversa, nella stagione delle piogge, quando gli altri erbivori migrano nuovamente verso tali zone, rinverdite dalle precipitazioni, alcune popolazioni di gazzella di Grant si spostano nelle aree boscose ed a più fitta vegetazione lasciate libere da gnu, zebre eccetera.

Non tutte la Grant, però, seguono questo flusso inverso, molte si adeguano ai ritmi seguiti dalle altre specie, per cui si tratta di una caratteristica degna di nota ma non di un assioma.

Una curiosa pseudo-associazione,è quella che vede sovente gazzelle di Grant e di Thomson insieme. Questo si verifica ancora più spesso quando i rappresentanti di una delle due specie sono in numero decisamente inferiore rispetto ai coinquilini.

Gazella granti

L’apertura delle corna è a coppa di champagne o a flute secondo la sottospecie © Giuseppe Mazza

Ad esempio non è raro vedere, magari, un maschio di “Tommy” in mezzo ad un gruppetto di femmine di “ Grant”. Possiamo quindi definire la gazzella di Grant come: migratrice, gregaria e territoriale.

I raggruppamenti più numerosi si osservano nelle aree più aperte (da 40 ad oltre 400 capi) mentre nelle zone a vegetazione più fitta i gruppi raramente eccedono i 30 capi. Questo significa che spesso un grosso gruppo di Grant, che si è formato nella stagione secca, può frazionarsi in piccoli branchi quando migra in una zona boscosa o di bush.

Parimenti, la territorialità è al suo massimo quando i gruppi sono piccoli, nella stagione delle piogge, ed un maschio dominante ha più possibilità di controllare il suo harem, evitando che si disperda.

I maschi formano spesso dei gruppi di “scapoli”, in rari casi tutti della stessa classe di età, più spesso comprendenti diverse classi, per cui l’esercizio della dominanza imposta da individui più maturi e forti, è quasi routine ed è un fatto piuttosto evidente nella gazzella di Grant.

Tra esemplari maschi di pari età si verificano spesso sfide per la dominanza gerarchica, che possono andare da semplice imposizione “gestuale”, quando l’antagonista si sottomette, fino al vero duello, quando l’avversario, di pari forza, aspira, a sua volta, a prevalere. Quando il gruppo si muove, i più giovani e sottoposti devono procedere per primi, mentre i dominanti seguono.

Dominanza, imposizione e minaccia comprendono una complessa gamma di posture ed atteggiamenti volti ad intimidire il concorrente: postura eretta, naso sollevato, presentazione di profilo, per apparire più maestosi, fino al vero scontro, che può essere corna contro corna, fronte contro fronte, agganciamento delle corna con torsione, e, a volte, colpi cruenti inferti con le punte, se l’avversario apre la guardia. Un abbassare la testa indica, invece, sottomissione.

Gazella granti

Una schermaglia fra maschi, più o meno territoriali, secondo i casi © Giuseppe Mazza

La riproduzione non è strettamente stagionale e le nascite, a seconda delle zone, possono avvenire in periodi diversi e la gestazione richiede circa 6 mesi o 6 mesi e mezzo.

La femmina è sessualmente matura verso l’anno e mezzo di età, il maschio a tre anni.

Uno dei principali motivi di successo di questa specie è la bassa percentuale di animali che cade vittima dei grandi predatori.

Un primo motivo è la possibilità di tenersi lontano dalle pozze d’acqua, luoghi che, soprattutto nella stagione secca, si rivelano delle vere trappole mortali per molti erbivori, inoltre, soprattutto in Parchi nazionali, dove gli erbivori sono numerosi, leopardi, licaoni, leoni, ghepardi e iene preferiscono prede più facili.

Paradossalmente, i peggiori nemici della Grant sono predatori più piccoli, come gli sciacalli (sciacallo delle gualdrappa e sciacallo dorato) ed a volte persino il ratele o i babbuini, che predano prevalentemente sui piccoli, quando rimangono nascosti nell’erba, nel primo periodo di vita.

Uno sciacallo non può, ovviamente, sperare di avere successo contro un maschio adulto, né contro una femmina di 50 Kg ed una madre può efficacemente difendere il piccolo dall’attacco di uno sciacallo, ma solitamente questi canidi cacciano in coppia durante la loro stagione degli accoppiamenti che, guarda caso, coincide spesso con quella delle nascite dei piccoli di gazzella di Grant.

Quanto al Ratele (Mellivora capensis), è un predatore occasionale ma, quando ciò accade, ben più temibile di una coppia di sciacalli.

Nomi comuni: inglese: Grant’s gazelle; francese Gazelle de Grant; tedesco Grant-Gazelle.

 

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