Eudorcas thomsonii

Famiglia : Bovidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il gruppo delle gazzelle annovera poco più di dieci specie. Sono Antilopini di dimensioni modeste, con corna presenti in entrambi i sessi, ad eccezione della Gazella subgutturosa, ove le femmine presentano due mozziconi troncati, e quelle del genere Procapra, che secondo molti biologi non sono da ritenersi gazzelle vere e proprie. Animali decimati dalla colonizzazione, che però non hanno perso, nel tempo, i loro areali di distribuzione.

Le ritroviamo infatti, come in passato, sia in Africa che in Asia, quasi sempre in ambienti aridi e desertici, dove possono vivere anche parecchi mesi senza bere, perché l’acqua che ricavano dai vegetali di cui si nutrono è sufficiente al loro fabbisogno metabolico. E secondo molti biologi zoologi è proprio grazie a questa incredibile resistenza, che le gazzelle sono riuscite a sopravvivere. Nei loro habitat spogli, a bassa densità d’alberi, è infatti facile avvistare da lontano i predatori, e fuggire al sopraggiungere di carnivori come i grandi felini, i licaoni o le iene. La presenza di una così ampia varietà di predatori, è del resto giustificata, per mantenere a livelli ragionevoli, dal punto di vista ecologico, la loro densità biodemografica. Data l’elevata prolificità e la gestazione relativamente corta delle gazzelle, questa potrebbe infatti in loro assenza raggiungere valori critici per l’ecosistema in cui vivono.

Dal canto loro, evolutivamente, le gazzelle hanno messo a punto un bagaglio molto ampio di strategie di difesa, che varia da specie a specie. Ma come accade per molti erbivori, hanno tutte scoperto i vantaggi della vita di gruppo, in branchi più o meno numerosi. Le “femmine sentinella” segnalano la presenza dei carnivori, e in caso d’attacco tanti animali simili, a prima vista uguali, che fuggono in varie direzioni, confondono spesso il predatore, con qualche chance in più di sopravvivenza. Erbivori gregari, dunque, che in contrasto al loro ambiente ostile, sono sempre di una bellezza scultorea. Con le loro corna dalle forme più diverse, colori e foggia del manto particolari, occhi molto accesi, e lunghe zampe per movimenti leggiadri e salti spettacolari, le gazzelle si direbbero appena uscite dalle mani di un artista !  I generi più comuni e conosciuti sono Gazella, Nanger ed Eudorcas, cui si ascrive la Gazzella di Thomson (Eudorcas thomsonii Günther, 1884) di cui parleremo in questa scheda. Come le antilopi, nutrendosi prevalentemente di piante e foglie, le gazzelle sono soggette a migrazioni stagionali per la ricerca di cibo.

Animali sostanzialmente territoriali e aggressivi, soprattutto nella stagione degli amori, si mostrano in questa occasione più concilianti. I vari sotto-nuclei, costituiti da diversi membri, si uniscono infatti in comunità per proteggersi meglio, aggregandosi spesso ad altri erbivori come gnu e zebre. E visto che oltre ad essere molto veloci, sanno compiere grandi balzi, utilizzano questa dote, a distanza, per segnalare un pericolo.

L’ Eudorcas thomsoni può avere due gravidanze all’anno © Giuseppe Mazza

L’ Eudorcas thomsoni può avere due gravidanze all’anno © Giuseppe Mazza

Quando ad esempio le femmine sentinella delle gazzelle di Thomson scorgono a 150-200 m di distanza il loro peggior nemico, il Ghepardo (Acinonyx jubatus), avvertono subito il gruppo con sbuffi secchi e brevi, saltelli sulle zampe anteriori, sul posto, e balzi a zampe rigide, finché i maschi dominanti, vedendole, danno l’ordine di fuga. In queste circostanze, e la cosa vale anche per altre gazzelle con bande laterali colorate, le Eudorcas thomsonii fanno fremere ripetutamente la banda nera sui fianchi, un chiaro segno di nervosismo, che allerta i compagni sul pericolo.

I predatori cacciano quasi sempre gli esemplari più giovani, isolandoli dalle madri, o quelli malati, perché non in grado di difendersi e soprattutto di fuggire. Nel caso della Eudorcas thomsonii, la più piccola fra le gazzelle, un ghepardo può uccidere indifferentemente gli adulti e cuccioli d’entrambi i sessi, mentre un predatore di minor taglia, come lo Sciacallo dorato (Canis aureus) preferirà invece attaccare i piccoli. Questi sono sempre affianco delle madri, che ben sanno difendersi con corna e zoccoli. Quando c’è un solo sciacallo, quasi sempre madre e figlio riescono a cavarsela, perchè la madre con corna e zoccoli sa tenerlo a bada. Ma quando, come spesso accade, i Canis aureus cacciano in coppia, mentre la madre è occupata col primo, l’altro uccide il cucciolo, che si è nel frattempo isolato.

La vista e l’olfatto, particolarmente sviluppati, permettono comunque alle varie specie di gazzelle di prevenire il pericolo, e fuggire nella maggior parte dei casi. In più, lo stato d’allerta e fuga, varia a secondo del tipo di predatore e alle sue intenzioni. In presenza di un ghepardo le gazzelle di Thomson entrano in allerta, quando questo punta il branco con lo sguardo muovendosi nella loro direzione. Si mantengono ferme fino a circa 150-200 m di distanza, e poi si danno precipitosamente alla fuga, sapendo che un ghepardo può correre a 110 km/h solo per circa 250 m.

In presenza di sciacalli o iene, meno veloci, la fuga inizia quando i predatori sono a 5-10 m di distanza, mentre per i Leoni (Panthera leo), che raggiungono la ragguardevole velocità di scatto di 70 km/h, il limite massimo d’avvicinamento è di 150 m. Per finire, nel caso dei Licaoni (Lycaon pictus), che cacciano in branchi molto numerosi e mal controllabili, la distanza di pericolo e fuga raggiunge il chilometro.

La Gazzella di Thomson (Eudorcas thomsonii), appartenente all’ordine degli Artiodactyla, famiglia bovidi (Bovidae), sottofamiglia Antilopinae, fu descritta dal biologo DrSc Albert C.L.G Günther nel 1884. Tedesco di nascita, ma britannico d’adozione, dedicò la specie al geologo ed esploratore Joseph Thomson, che inviò le corna che permisero di descrivere la specie. Dagli anni ’70 fino alla fine degli anni ’90, alcuni autori come il biologo zoologo sudafricano Kingdon, hanno sostenuto che la Eudorcas thomsonii , è una sottospecie della Gazzella dalla fronte rossa (Eudorcas rufifrons), ugualmente presente in Africa. Ma la società internazionale di tassonomia zoologica (ICZN) non ha ancora preso una decisione in merito. Per un occhio non molto esperto, a prima vista, la gazzella di Thomson può essere confusa con la Gazzella di Grant (Nanger granti), per i colori del manto e per il fatto che si trova più o meno nello stesso areale, ma le dimensioni, nettamente inferiori, fanno in breve la differenza.

Zoogeografia

Le gazzelle di Thomson sono endemiche della Tanzania e Kenya, dove vivono in gran numero nei parchi del Serengeti e Ngorongoro. Ma troviamo piccoli branchi, anche nel Sudan meridionale.

Nella corsa è meno veloce ma più resistente del ghepardo © Giuseppe Mazza

Nella corsa è meno veloce ma più resistente del ghepardo © Giuseppe Mazza

Habitat-Ecologia

Preferiscono le savane e pianure aperte, ove vivono in branchi. Habitat aperti e vita comunitaria, sono, come abbiamo visto, strategie di sopravvivenza e di difesa, soprattutto nei confronti del ghepardo. Nei branchi, che raggiungono i 60 o più membri, sono spesso frammiste alle gazzelle di Grant, facilmente distinguibili, oltre che per la maggior taglia, per la parte posteriore che è bianca anche sopra la coda.

Morfofisiologia

La gazzella di Thomson raggiunge i 60-90 cm al garrese, e pesa tra i 13 e i 17 kg. Il mantello può avere colorazione rossiccia-fulva sul dorso, in entrambi i sessi, sotto la coda è presente un rivestimento peloso bianco. Il ventre è bianco, percorso in entrambi i fianchi da un’ ampia banda di peli neri.

La testa ha struttura brachicefala (cranio corto e largo) a cui fa seguito un muso robusto, ma breve, con un naso avente due ampie narici, caratterizzanti un senso dell’olfatto molto sviluppato. Oltre che per scorgere la presenza di un predatore, serve nei maschi, per percepire i feromoni, che la femmina emana tramite le orine, quando è in calore, per indurre il maschio alla fregola e quindi all’accoppiamento.

Gli occhi, sono ampi e vivaci, sintomatici di una vista molto sviluppata. Hanno un paio di orecchie con padiglioni molto sviluppati. In entrambi i sessi le corna sono intarsiate ad anelli, dritte o arcuate ad “ S ” e raggiungono i 20-25 cm di lunghezza.

Il sistema gastroenterico è equivalente a quello dei bovini cioè poligastrico, in quanto ruminanti. Sono unguligradi, come tutti gli Artiodactyla. Provvedono alla loro pulizia, grattandosi ripetutamente, ma non rotolandosi per terra.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Nei branchi di più di 60 membri, frammisti spesso alle gazzelle di Grant, non sembra esistere un ordine gerarchico. I maschi comunque marcano più volte al giorno il loro territorio, sfregando le ghiandole facciali, che emanano una secrezione odorosa sull’erba e lasciano così una traccia olfattiva invalicabile.

Per andare in cerca di cibo, prediligono le ore prossime all’alba o al tramonto, nutrendosi prevalentemente di erbe e piante succulente, da cui ricavano l’acqua necessaria alla vita. Le femmine sono in genere silenziose, e anche quando sono di sentinella emettono solo versi sordi e sbuffi d’aria. I segnali di pericolo sono, come abbiamo visto, più visivi che acustici. Solo i maschi bramiscono in modo caratteristico, per radunare le femmine dell’harem. Sono infatti poligami, e durante la stagione degli amori si accoppiano con il maggior numero di femmine possibile.

La struttura sociale della specie è piuttosto articolata. I maschi adulti, a partire dai 2-3 anni di età, sono fortemente territoriali. Prima di questo periodo, invece, i giovani maschi formano piccoli gruppi a sé stanti o fanno parte di branchi misti. Le femmine, a loro volta, formano dei propri gruppi che si spostano nei territori dei maschi. Proprio durante questi spostamenti, i maschi adulti tentano di mettersi a capo di un gruppo di femmine. Per l’occasione i maschi adulti ingaggiano duri combattimenti a colpi di corna, anche più volte al giorno, al fine di stabilire i confini dei rispettivi territori, che possono comunque mutare ogni giorno, con cambiamenti repentini, e sfidano gli invasori: gruppi di giovani maschi, maschi adulti, e più raramente un piccolo maschio o una femmina. È interessante notare come questi scontri territoriali non riguardino gli esemplari appartenenti ad altre specie: ciò significa che una gazzella di Thomson può condivedere il suo territorio con altri ungulati. E del resto, come abbiamo visto, migrano in gruppi di centinaia o migliaia d’individui, misti spesso a branchi di gnu e zebre.

Le femmine hanno una gestazione di 5-6 mesi, e i parti sono monogemini. Presentano un utero bicorne concamerato,con una placenta sindesmocoriale. Caso unico tra gli ungulati, la Eudorcas thomsonii può avere due gravidanze nello stesso anno. A pochi minuti dalla nascita il cerbiatto è già in grado di bere il latte e camminare accanto alla madre, che lo protegge dai predatori. Alla corsa, per tutta la vita, è affidata la sopravvivenza della specie, perché anche se il ghepardo è più veloce, la gazzella di Thomson lo batte in resistenza, e può cambiare repentinamente direzione. Ma data la presenza di un ampio spettro di predatori, solo la metà dei cerbiatti arriva alla maturità sessuale, che giunge, in entrambi i sessi, fra il secondo e il terzo anno di vita.

La IUCN e la ICZN stanno cercando, con programmi di Taxon Advisory Group (Taxon), di mantenere costante in alcune aree la densità di popolazione, e d’aumentarla in altre, dove è a rischio d’estinzione.

Sinonimi

Gazella thomsonii Günther, 1884.

 

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