Handroanthus impetiginosus

Famiglia : Bignoniaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Handroanthus impetiginosus, Bignoniaceae

In natura l’Handroanthus impetiginosus può raggiungere i 30 m d’altezza © Giuseppe Mazza

La specie è originaria dell’Argentina nordorientale, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guaiana Francese, Guatemala, Honduras, Messico centrale e meridionale, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Suriname e Venezuela, dove cresce sia nelle foreste decidue che pluviali fino a circa 1400 m di altitudine.

Il nome del genere è la combinazione del nome del botanico brasiliano Oswaldo Handro (1908-1986) e del termine greco “anthos” = fiore; il nome specifico deriva dal latino “impetigo, inis” = impetigine (una malattia cutanea), si riteneva infatti che la pianta potesse curare questa malattia.

Nomi comuni: lavander trumpet tree, pink ipê, purple tabebuia, purple-trumpet tree, red lapacho (inglese); ipê-de-minas, ipê-preto, ipê roxo, ipê-roxo-da-mata, ipê-roxo-de-bola, ipê-roxo-do-grande, pau-cachorro, pau-d’arco-roxo, peúva, peúva-roxa, piuna, piuna-roxa (portoghese-Brasile); amapa, amapa colorada, amapa morada, lapacho crespo, lapacho negro, lapacho rosado, to’obo (spagnolo).

L’ Handroanthus impetiginosus (Mart. ex DC.) Mattos (1970) è un albero deciduo alto 8-12 m, anche se esemplari in natura possono raggiungere 30 m, e diametro del tronco fino a 80 cm, con chioma semiglobosa e corteccia grigio-bruna, liscia nelle piante giovani, poi rugosa e fessurata longitudinalmente col passare del tempo.

Le foglie, raggruppate all’estremità dei rami su un picciolo lungo 5-8 cm, sono opposte, palmato-composte, solitamente con 5-7 foglioline da ellittiche a obovate con apice appuntito e margine a volte leggermente serrato verso l’apice nelle piante adulte, interamente serrato in quelle giovani, di 3-15 cm di lunghezza e 2-9 cm di larghezza, coriacee e pubescenti, specie inferiormente, di colore verde scuro.

Le infiorescenze, che appaiono prima dell’emissione delle foglie, sono pannocchie corimbiformi terminali, dense, lunghe 9-12 cm, portanti fino ad 80 fiori con calice campanulato tomentoso, lungo 0,5-0,8 cm, e corolla imbutiforme, lunga 4-8 cm e larga 3-4 cm, a cinque lobi con bordi ondulati, di colore da rosa lavanda a porpora chiaro con gola gialla che vira col tempo al rosa scuro, esistono rari esemplari a fiori bianchi.

Il frutto è una capsula coriacea, glabra, deiscente (che si apre spontaneamente a maturità), cilindrica, lunga 25-40 cm e larga 1,5-2 cm, contenente numerosi semi appiattiti alati, lunghi 2,5-5 cm e larghi 1-1,5 cm (compreso le ali), che vengono dispersi dal vento.

Handroanthus impetiginosus, Bignoniaceae

Le infiorescenze terminali spuntano prima delle foglie decidue © Giuseppe Mazza

Si riproduce generalmente per seme, che ha una germinabilità di circa tre mesi, in terriccio organico sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 22-24 °C, con tempi di germinazione di 2-3 settimane e crescita iniziale veloce, potendo superare 3 m in due anni nelle migliori condizioni di coltivazione, poi lenta, con la prima fioritura a partire dal terzo-quinto anno di età.

Specie di grande valore ornamentale quando in fioritura, molto utilizzata in parchi e giardini e nelle alberature stradali nelle zone a clima tropicale e subtropicale, se ne può tentare la coltivazione marginalmente nelle zone a clima temperato caldo, dove piante adulte possono sopportare per breve periodo temperature fino a circa -4 °C.

Richiede per crescere al meglio una esposizione in pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo purché drenante, piante ben radicate possono sopportare periodi di secco, in particolare alla fine dell’inverno, che favoriscono una più copiosa fioritura.

Il legno, di colore giallognolo, duro, pesante (circa 960 kg/m3) e ricco in tannini, è utilizzato nelle costruzioni civili e navali, sia per opere interne che esterne, essendo molto resistente agli agenti atmosferici e ai parassiti xilofagi, di mobili di pregio e utensili. La corteccia interna è utilizzata nella medicina tradizionale per varie patologie, anche se presenta molte controindicazioni e può essere tossica anche a basse dosi.

Sinonimi: Tecoma impetiginosa Mart. (1843); Tabebuia avellanedae Lorentz ex Griseb. (1879); Tabebuia palmeri Rose (1891); Tecoma adenophylla Bureau & K.Schum. (1897); Gelseminum avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Kuntze (1898); Tecoma avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Speg. (1910); Tabebuia nicaraguensis S.F.Blake (1917); Tecoma integra (Sprague) Hassl. (1917); Tabebuia dugandii Standl. (1933); Tabebuia impetiginosa (Mart. ex DC.) Standl. (1936); Handroanthus avellanedae (Lorentz ex Griseb.) Mattos (1970); Tabebuia schunkevigoi D.R.Simpson (1972).

 

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