Hypericum perforatum

Famiglia : Hypericaceae

EUGENIO-2.gif
Testo © Eugenio Zanotti

 

multi

L'Hypericum perforatum è oggi presente nelle zone a clima temperato di tutto il mondo © Giuseppe Mazza

L’erba di San Giovanni (Hypericum perforatum L. 1753) ha un’area di distribuzione pressoché cosmopolita. Indigena delle regioni temperate del mondo antico (Eurasia ed Africa settentrionale) la troviamo infatti oggi anche nel Nord e Sud America, in Sud Africa, Australia e nella Nuova Zelanda.

L’interpretazione del nome generico è controversa: alcuni lo vogliono legato agli ericeti dal greco “ypo” = sotto, ed “erike” = erica, altri da “uper” = al di là, e “heicon” = immagine, per le punteggiature trasparenti delle foglie (perforate). Per altri dal greco “yper”=sopra ed “eicos”= somiglianza poiché sui petali è presente un elemento che ricorda un’immagine; “-ico” deriva dal verbo “eico” = “sono simile a..”. Il nome della specie deriva dal latino “perforo”= perforare, con riferimento alle numerose ghiandole translucide che fanno apparire la lamina fogliare bucherellata.

Noto anche come iperico comune, cacciademoni, pilatro, millebuchi, fugadiavoli o cacciadiavoli (la tradizione vuole che si raccolga il 24 giugno, San Giovanni, solstizio d’estate per farne mazzetti da appendere sulla porta di casa come protezione dai diavoli) l’ Hypericum perforatum è un’erba perenne glabra, alta 20-70 (100) cm. I fusti sono piuttosto rigidi, percorsi longitudinalmente da due linee rilevate, alla base prostrati e lignificati. Le foglie opposte, sessili o quasi, ovato-lanceolate, cosparse di ghiandole translucide e con ghiandole scure sul bordo. La fioritura, nell’emisfero settentrionale, è concentrata fra maggio e agosto. I fiori hanno 5 petali giallo dorati lunghi il doppio dei sepali, e sono disposti in corimbi multiflori. Strappandoli dai loro peduncoli sgorga una linfa di colore sanguigno.

I frutti sono capsule triloculari. Abita i prati aridi, le boscaglie rade e asciutte, i bordi dei boschi e delle strade, gli incolti, i vecchi muri e le formazioni a vegetazione sinantropica (0-1600 m). È uno dei simboli del solstizio d’estate. Per gli usi fitoterapici si raccolgono, durante l’estate, le sommità fiorite dette “Herba Hyperici”. Contengono numerosi costituenti chimici caratteristici, quali i naftodiantroni (ipericina e pseudoipericina), i floroglucinoli (iperforina e adiperforina), i flavonoidi (iperoside, quercitrina, isoquercitrina e rutina), i tannini catechinici, acidi caffeico e clorogenico, pectine, sostanze tanniche e mucillaginose, ecc.

I fiori, disposti in corimbi, hanno 5 petali giallo dorati lunghi il doppio dei sepali © Giuseppe Mazza

I fiori, disposti in corimbi, hanno 5 petali giallo dorati lunghi il doppio dei sepali © Giuseppe Mazza

Questi principi attivi conferiscono all’ iperico proprietà topico-vulnerarie (uso esterno), capillarotrope ed astringenti.

Per uso interno la droga ha azione antidepressiva ed allevia i disturbi nervosi, cura le infiammazioni dei bronchi, dell’apparato urinario e in generale di tutti gli organi addominali.

È antisettica, decongestionante e balsamica, utile nell’asma, nelle insufficienze epatiche, nell’enuresi, nelle digestioni difficili.

Estratti d’iperico sono utilizzati nelle cliniche sovietiche per le forme infiammatorie dei bronchi e delle vie genitourinarie, per l’attività balsamica, antibatterica, anticatarrale e antiflogistica.

Per via esterna trova impiego come efficace vulnerario, antinfiammatorio e cicatrizzante, possedendo un’attività antivirale ed antibatterica.

Un utile infuso per le infiammazioni ed i catarri bronchiali e vescicali si prepara con un cucchiaio di sommità fiorite triturate e schiacciate in una tazza d’acqua bollente. Lasciare in infusione un quarto d’ora, filtrare, spremere bene il residuo, dolcificare a piacere con miele. Si prepara e si beve tiepido due-tre volte al giorno lontano dai pasti.

È uno dei simboli del solstizio d’estate, con notevoli virtù medicinali © Giuseppe Mazza

È uno dei simboli del solstizio d’estate, con notevoli virtù medicinali © Giuseppe Mazza

Il tradizionale olio d’iperico dalle proprietà topiche-vulnerarie e sedative, adatto sia alle scottature “di cucina” che per gli eritemi solari si prepara con 300 g d’olio di oliva, 150 ml d’alcol etilico a 20 °C, e 50 g di sommità fiorite d’iperico. Far macerare in un vaso chiuso per tre giorni, esponendolo al sole e agitandolo di tanto in tanto Filtrare spremendo il residuo con uno schiacciapatate, far evaporare l’alcol ponendo il liquido a bagnomaria per dieci minuti. Si utilizza impregnando compresse di garza da applicare su piaghe, ustioni o ulcere.

Il nome Erba di San Giovanni risale all’inizio dell’era cristiana, verosimilmente per il colore rosso del liquido che secernono i piccioli fogliari e le ghiandole scure presenti sulla pianta e che ricorda la decapitazione del Santo. Fra le innumerevoli leggende popolari medioevali e druidiche legate all’iperico ricordiamo che le ragazze un tempo ne nascondevano un rametto sotto il cuscino, sicure così di sognare il volto del futuro sposo, mentre quelle già fidanzate ne appendevano due mazzetti sopra il caminetto; se, essiccando, questi si inclinavano l’uno verso l’altro, significava che l’unione sarebbe stata felice e duratura.

Sinonimi: Hypericum perforatum var. albiflorum Choisy (1824); Hypericum marylandicum Biroli ex Colla (1833); Hypericum pseudoperforatum Bertol. (1844); Hypericum lineolatum Jord. (1855); Hypericum deidesheimense Sch. Bip. ex Trevir. (1871); Hypericum mixtum Des Moul. (1867); Hypericum perforatum var. alpinum Parl. (1872); Hypericum perforatum var. anomalum Frit. (1887); Hypericum perforatum var. microphyllum H. Lév. (1907).

 

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle HYPERICACEAE cliccare qui.