Livistona australis

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

La specie è originaria dell’Australia sudorientale (Nuovo Galles del Sud, Qeensland e Victoria) dove vive prevalentemente nelle foreste umide dal livello del mare fino a circa 1000 m di altitudine.

Il genere fu dedicato a Patrick Murray, barone di Livingston, che destinò nel 1670 la sua collezione ed il suo giardino ad orto botanico, divenuto poi l’attuale ‘Royal Botanic Garden Edinburgh’; il nome della specie è l’aggettivo latino “australis, e” = australe, meridionale.

Nomi comuni: Australian cabbage palm, Australian fan palm, cabbage palm, cabbage-tree palm Gippsland palm (inglese); daranggara (cadigal); livinstona d’Australie, latanier pleureur, palmier sventai d’Australie (francese); palmeira-leque-de-saia, falsa latania (portoghese – Brasile); latania de Australia, livistona de Australia, palma col, palmera abanico, palmera australiana (spagnolo).

Livistona australis, Arecaceae

Originaria dell’Australia sudorientale, la Livistona australis è coltivabile anche nelle regioni a clima temperato mediterraneo © Giuseppe Mazza

La Livistona australis (R.Br.) Mart. (1838) è una specie monoica a fiori ermafroditi, solitaria, con fusto eretto allargato alla base, fino a circa 30 m di altezza e 25-35 cm di diametro a 1-2 m dal suolo, fessurato verticalmente, di colore bruno con le tracce anulari delle cicatrici fogliari e i residui delle basi dei piccioli permanenti per lungo tempo.  Le foglie sono leggermente costapalmate, ondulate, pressoché circolari, lunghe 1,1-1,3 m e larghe 1-1,5 m, di colore verde intenso e lucide superiormente, leggermente più chiaro inferiormente, divise in 70-90 segmenti, larghi 3-5 cm, uniti alla base per circa metà o poco meno della loro lunghezza, la parte libera è a sua volta divisa verso la metà in due segmenti lineari-lanceolati con apice acuto leggermente divergenti e pendenti verticalmente.

I piccioli, lunghi 1,5-2,5 m e larghi circa 6 cm alla base e 2 cm all’apice, di colore verde con sfumature bruno porpora alla base, sono provvisti nella metà inferiore di corte spine bruno nerastre più o meno retroflesse di lunghezza decrescente, pressoché inermi nella parte restante; la base fogliare si disgrega per buona parte in una massa fibrosa che circonda il fusto. Infiorescenze tra le foglie (interfogliari), di lunghezza inferiore o pressoché uguale a quella dei piccioli, di color crema, con ramificazioni di quinto ordine e numerose rachille con minuscoli fiori ermafroditi sessili, solitari o in gruppi di 2-4, con 6 stami uniti alla base e 3 carpelli liberi alla base e uniti all’apice a formare un unico stilo con stimma trilobato.

È stato osservato che nelle popolazioni in natura vi sono piante che fruttificano ed altre no, anche se non vi sono differenze tra i fiori, questo farebbe supporre un certo comportamento dioico “de facto” che andrebbe ulteriormente indagato. Frutti globosi, di 1,5-2 cm di diametro, di colore da bruno rossiccio a porpora nerastro lucido a maturità, contenenti un solo seme globoso, di 1-1,5 cm di diametro, di colore bruno chiaro.

Si riproduce per seme, preventivamente tenuto in acqua per tre giorni, in terriccio organico drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, con tempi di germinazione da 1 a 3 mesi.

Livistona australis, Arecaceae

Il tronco, alto anche 30 m con un diametro di 35 cm, mostra gli anelli delle cicatrici fogliari e le basi residue dei piccioli che permangono a lungo © Giuseppe Mazza

La Livistona più diffusa in natura e tra le più coltivate, in particolare nelle regioni a clima temperato, come quello di tipo mediterraneo, dove può resistere, da adulta, a temperature fino a circa -6 °C, se eccezionali e di breve durata. Di facile coltivazione e notevole eleganza, sia come esemplare isolato, in gruppo o allineata ai margini di strade e viali, richiede pieno sole o leggera ombreggiatura, in particolare nei primi anni di vita, si adatta a diversi tipi di suolo, da leggermente acidi a leggermente alcalini, anche se preferisce quelli drenanti ricchi di sostanza organica mantenuti pressoché costantemente umidi. Sopporta moderatamente gli aerosol salini e brevi periodi di siccità, ma per un aspetto lussureggiante è bene innaffiare regolarmente nei climi caratterizzati da lunghe estati calde e secche. L’apice vegetativo è edule (ma comporta la morte della pianta) e veniva consumato in passato da alcune tribù aborigene come ortaggio.

Sinonimi: Corypha australis R.Br. (1810).

 

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