Lynx lynx

Famiglia : Felidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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La Lynx lynx si riconosce subito dai ciuffi di peli rigidi sulle orecchie © Giuseppe Mazza

La Lince Europea o più precisamente Euroasiatica (Lynx lynx Linnaeus, 1758), è un mammifero placentato afferente all’ordine dei Carnivori (Carnivora), famiglia dei Felidi (Felidae).

I suoi primi resti fossili risalgono al Pleistocene medio-superiore.

In Europa, insieme all’orso e al lupo, a cui vanno aggiunti in Russia, sebbene molto rari, la tigre siberiana e il leopardo delle nevi, è uno dei carnivori selvatici di maggiori dimensioni. In tutte le regioni dell’Europa e dell’Asia centrosettentrionale, la vita di questo splendido felino non è mai stata scevra di difficoltà, in quanto da migliaia d’anni è oggetto dell’attenzione venatoria dell’uomo.

Inizialmente, in epoca primitiva, per la carne e la pelliccia; successivamente perché considerata, alla stregua del lupo e dell’orso, un animale nocivo per le specie domestiche o d’allevamento (oche, tacchini, fagiani, polli e agnelli), per non parlare di tutte le complicazioni e problematiche legate al continuo degrado ambientale del suo biotopo, con conseguenze sulla loro Biologia riproduttiva, al punto che in alcune aree geografiche (ad esempio in Italia, Spagna, Francia) si era o si è estinta completamente.

Nell’Europa centrale e in parte di quella del Nord, sin dai tempi degli antichi Romani, la Lynx lynx veniva cacciata a scopo ludico; un processo che si aggravò nel Medioevo, quando la caccia alla volpe ed alla lince euroasiatica, era una delle attività venatorie preferite dai reali e dai nobili.

Per decenni in Italia, insieme a molte altre specie animali e vegetali autoctone, la lince europea è scomparsa, sebbene i biologi di varie associazioni, tra cui WWF e IUCN, abbiano tentato diversi processi di reintroduzione, quasi sempre falliti. Lo stesso si è verificato in altri pesi Europei, come la Spagna, la Francia e la Germania meridionale. Ma per fortuna, sia in Italia che in Francia e Spagna, sembra che si stia assistendo negli ultimi dieci anni, ad un spontaneo ritorno di questo bellissimo felide.

Il corpo della lince euroasiatica è corto. La coda tozza e nera all'estremità © Giuseppe Mazza

Il corpo della lince euroasiatica è corto. La coda tozza e nera all'estremità © Giuseppe Mazza

Diversi esemplari sono stati visti nelle aree boschive dei due versanti (Spagnolo, Francese) dei Pirenei, mentre in Italia sono stati osservati, dai biologi zoologi, nelle Alpi orientali e nel Gran Paradiso.

Non è facile per i biologi della fauna, trovare motivazioni convincenti che spieghino questi nuovi arrivi imprevisti e improvvisi.

Forse si tratta di naturali espansioni dovute allo spopolamento di molte zone montane, espansioni che, va detto, avvengono nella totale indifferenza delle organizzazioni pubbliche ed ambientalistiche ed a dispetto della caccia di frodo.

I biologi stimano infatti che, su una popolazione di 20 individui, la lince euroasiatica ne perda ogni anno almeno uno a causa del bracconaggio, e considerando la sua bassa biologia e frequenza riproduttiva, si avrebbe quindi un decremento demografico o quanto meno un grosso freno alla crescita delle popolazioni.

Il ritorno della lince euroasiatica, sia sul nostro territorio, che in quello di altre regioni geografiche europee, dove questo felino era scomparso, come per altre specie animali estinte, è sempre accolto con grande felicità dai biologi zoologi. Ma il biologo zoologo Prof. Bernardino Ragni dell’Università di Perugia, che da anni studia il fenomeno del ritorno e ripopolamento della Lynx lynx, ha richiamato la comunità scientifica ad una maggior prudenza nel vagliare questi fenomeni, non solo in Italia.

Grosse zampe pelose per spostarsi sulla neve molle e tendere agguati senza far rumore © Giuseppe Mazza

Grosse zampe pelose per spostarsi sulla neve molle e tendere agguati senza far rumore © Giuseppe Mazza

Il biologo Italiano si è giustamente chiesto quale “razza” di lince stia tornando: se è quella che visse in Italia, prima della sua estinzione (ad inizio del secolo XX), oppure un’altra, che va a sostituire l’autoctona originaria, ormai scomparsa per sempre.

Il Prof. Bernardino Ragni ha risolto il problema analizzando il disegno ed il colore del mantello, che nella Lynx Lynx e nelle varie sottospecie o razze, viene controllato geneticamente e caratterizzato da tre tipi: maculato, striato e concolore.

Tali ricerche hanno dimostrato che, mentre la Lynx lynx che si era estinta in Italia era del tipo con manto concolore, quella che sta tornando è maculata o striata, cioè ha il medesimo manto delle sue consimili del versante alpino svizzero, austriaco e sloveno.

Quindi se possiamo rallegrarci, per il ritorno nel nostro territorio di questo predatore, d’altro canto, dobbiamo prendere atto che la specie autoctona che abitava le Alpi nostrane è scomparsa per sempre. Tale questione, ha un significato generale, perché tali tipi di studi, dovrebbero essere intrapresi anche su altri tipi di specie soggette a una medesima dinamica di ripopolamento delle Alpi, come ad esempio per il Gipeto detto anche Avvoltoio barbuto o Avvoltoio degli agnelli o Avvoltoio del Vecchio mondo (Gypaetus barbatus). Molto probabilmente, come biologi, dovremmo ammettere prima o poi che quando una specie è persa, lo è purtroppo per sempre, e con essa tutto il patrimonio biologico e culturale che rappresentava.

La vista è proverbiale, l'olfatto e l'udito finissimo © Giuseppe Mazza

La vista è proverbiale, l'olfatto e l'udito finissimo © Giuseppe Mazza

Non solo. L’introduzione, in un area geografica, di animali provenienti da altre zone, anche se congeneri o conspecifici, può determinare un inquinamento genetico della popolazione autoctona, che si traduce, mediante ibridazione, in un impoverimento della linea di sangue pura. In secondo luogo va considerato l’impatto che operazioni di questo tipo provocano sull’equilibrio di un ecosistema.

Oggi, ad esempio, in alcune zone delle Alpi, dove sono stati immessi cervi e caprioli, in assenza dei loro predatori naturali, anche per la loro prolificità, è diventato estremamente difficile contenerne il numero. Le popolazioni raggiungono spesso valori superiori a quelli che i boschi possono sopportare, con la conseguente distruzione della vegetazione, e la necessità d’abbattimenti.

Zoogeografia

Attualmente la Lynx lynx è rara nella maggior parte dell’Europa.

Habitat-Ecologia

Sono animali che fanno vita molto circospetta, solitaria e riservata, all’interno delle macchie boschive. Non è molto facile individuarli.

Morfofisiologia

Corpo corto, coda tozza e nera all’estremità, ciuffi di peli rigidi sulle orecchie : queste sono le caratteristiche più appariscenti della lince europea. L’altezza al garrese è di 60-75 cm, la lughezza testa-corpo di 80-130 cm, più 11-24 cm di coda, con un peso che oscilla fra i 20 ed i 30 kg. Il maschio è più grande della femmina. Il suo successo, come animale predatore, dipende certamente dalla vista acutissima, da un olfatto altrettanto fine, dalle membra forti e larghe, e dai piedi pelosi. L’insieme di queste caratteristiche, gli permettono, una volta individuata la preda, d’avvicinarsi silenziosamente, strisciando, per agguantarla con un balzo rapidissimo. Talvolta si avvicinano abbastanza per balzare sulla schiena della preda ed addentarla alla nuca. Questo felino è in grado di saltare su rami alti anche 2,50 m, o di piombare sulla preda alla velocità di un lampo. Le sue grosse zampe gli permettono di spostarsi agilmente e velocemente sulla neve molle, presente d’inverno nei biotopi in cui vive, come i boschi alpini, e d’inseguire una preda senza fare il minimo rumore.

Lince della Siberia centrale. Il Lynx lynx conta 8 sottospecie o razze © Giuseppe Mazza

Lince della Siberia centrale. Il Lynx lynx conta 8 sottospecie o razze © Giuseppe Mazza

La maculazione del manto è variabile secondo le razze. Oggi i biologi parlano di :

Lince dei Carpazi (Lynx lynx carpathicus)

Lince del fiume Amur (Lynx lynx stroganovi)

Lince del Caucaso (Lynx lynx dinniki)

Lince della Siberia centrale (Lynx lynx koslowi)

Lince delle Alpi (Lynx lynx alpina)

Lince della Siberia orientale (Lynx lynx wrangelli)

Lince dell’Asia centrale (Lynx lynx isabellinus)

Lince dei monti Balcani (Lynx lynx balcanica)

Ed a queste otto razze, alcuni autori ne aggiungono una nona, non da tutti accettata, la Lince sarda (Lynx lynx sardiniae), che in realtà non presenta né resti fossili, né tracce in musei di storia naturale.

C’è da dire che il Gatto selvatico (Felis silvestris) è presente in Sardegna, mentre la lince non è mai stata trovata. Forse gli ipotetici avvistamenti dei primi anni del ‘900 si riferiscono a quest’altro felino selvatico.

Etologia-Biologia riproduttiva

Le linci mangiano ogni sorta di micromammiferi (scoiattoli, conigli e lepri selvatiche, topi e ratti selvatici) ed uccelli (galli selvatici, fagiani, tortore, anatre, germani reali, ecc.). Si ipotizza che attacchi anche i piccoli, o gli esemplari malati, di caprioli, cervi, stambecchi e camosci. Sono animali che raramente si spingono fuori dalla foresta, tranne quando scarseggia il cibo.

Le femmine hanno una gestazione di circa 60 giorni. Nascono un certo numero di cuccioli a lenta crescita. A 9 mesi hanno ancora i denti da latte (come tutti i felini sono difiodonti) e deboli artigli, con cui sono incapaci di uccidere una lepre. Durante tutto il primo inverno vengono allattati dalla madre, ed anche durante lo svezzamento dipendendo da essa. Quindi se la perdono muoiono di fame.

 

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