Nepenthes alata

Famiglia : Nepenthaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Gli ascidi basali di Nepenthes alata s. l., sono subcilindrici, leggermente ristretti al centro con due costole alate che vanno dall'alto verso il basso nella parte anteriore, per facilitare la cattura di insetti prevalentemente striscianti. Nel recente passato si pensava avesse un areale molto più ampio, ma oggi alcune sono considerate specie diverse

Gli ascidi basali di Nepenthes alata s. l., sono subcilindrici, leggermente ristretti al centro con due costole alate che vanno dall’alto verso il basso nella parte anteriore, per facilitare la cattura di insetti prevalentemente striscianti. Nel recente passato si pensava avesse un areale molto più ampio, ma oggi alcune sono considerate specie diverse © Jeremy Holde

Nepenthes alata Blanco (1837), appartenente alla famiglia Nepenthaceae, è una pianta carnivora tropicale endemica del nord e del centro dell’isola di Luzon (Filippine).

In passato, si riteneva avesse un areale molto più ampio, comprendente tutte le isole maggiori dell’arcipelago delle Filippine, con esclusione dell’isola di Palawan. La motivazione scaturiva dalla convinzione che questa specie fosse una specie polimorfa con variazioni morfologiche a seconda le aree di crescita. Tuttavia, secondo una nuova ridefinizione, le piante più meridionali dell’Isola di Luzon e quelle delle altre isole, riferite prima a questa specie, sono in realtà specie diverse.

Nepenthes alata vive negli altopiani boscosi, della Cordigliera centrale, raramente in Zambales e Sierra Madre, ad altitudini comprese tra 550 e 1.650 (1.900) metri, in condizioni di alta temperatura ed elevatissima umidità atmosferica.

Gli ascidi degli steli rampicanti sono leggermente più piccoli di quelli inferiori, alti da 8 a 16 cm. L’opercolo è sollevato a 45° sul piano orizzontale per impedire alla pioggia di diluire i liquidi digestivi

Gli ascidi degli steli rampicanti sono leggermente più piccoli di quelli inferiori, alti da 8 a 16 cm. L’opercolo è sollevato a 45° sul piano orizzontale per impedire alla pioggia di diluire i liquidi digestivi © Giuseppe Mazza

Il nome del genere Nepenthes deriva dall’aggettivo del greco antico νηπενθής, nipenthos, formato dal prefisso negativo νη, “nê, non”, e il nome πένθος, penthos “tristezza, dolore”. Aggettivo usato da Omero per indicare la bevanda “nepenthes pharmakon” che Elena, di nascosto, ho versato nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale.

L’epiteto specifico deriva dal lat. alatus, “ala”, e fu assegnato a questa specie dal frate spagnolo Manuel Blanco (1779-1845) per le estensioni membranacee simili ad ali presenti sugli ascidi delle piante da lui trovate a Vintar (Ilocos Norte, Filippine).

Blanco nella sua diagnosi così si esprimeva: “Hojas apiñadas …. lanceoladas tiesas y que rematan en un hilo grueso largo, que se dobla primero acia abijo, y después se dirige acia arriba, y que sostiene una vinagera, la cual en el vientre tiene dos alas pequeñas que corren de alto bajo por el frente, dotadas de dientecillos en las orillas, con la boca cortada al soslayo, y reforzada la orilla de ella con un ala doble….” [Foglie fitte…. lanceolate rigide e terminanti con un lungo filo spesso (viticcio), che si piega prima in basso, poi in alto, e che sorregge un’ampolla, che ha due piccole ali sul ventre che corrono alte basse sul davanti, munite di dentini ai bordi, con la bocca tagliata di lato, e rinforzato il bordo con una doppia ala….]

Nepenthes alata ha fusti rampicanti alti fino a 4 m, persistentemente pubescenti, con foglie verdi brillanti, per lo più sparse, raramente alterne, con picciolo, un po’ coriacee, lanceolate-ovate, lunghe da 10 a 20 cm e larghe da 2 a 5 cm, acute o incise solamente all’apice. Il lembo si attenua gradualmente sui piccioli che sono alati, lunghi 6 cm, e abbracciano parte del fusto.

Le foglie giovani sono ricoperte da densi e lunghi peli bianchi o rossastri che spesso nascondono l’epidermide. Con la crescita la pubescenza tende a scomparire dai fusti e dalla pagina inferiore delle foglie. La nervatura mediana delle foglie si prolunga in un viticcio che si allarga all’apice per assumere la forma di coppa, il cosiddetto ascidio (dal gr. ἀσκίδιον, “piccolo otre”), al cui interno si forma una cavità che rappresenta la trappola con cui queste piante catturano le prede.

Gli ascidi basali sono subcilindrici, leggermente ristretti al centro con due costole alate che vanno dall’alto verso il basso nella parte anteriore, con piccoli denti ai margini per la cattura d’insetti striscianti. L’apertura dell’ascidio è obliqua con il margine rinforzato (peristoma) di colore rosso.

Gli ascidi degli steli rampicanti sono leggermente più piccoli da quelli inferiori, alti da 8 a 16 cm, raramente fino a 25 cm, con ali sfrangiate in alto per la cattura di insetti volanti, e superficie esterna coperta, per oltre il 50 %, di piccoli peli bianchi stellati, larghi 0,2 mm, che si affiancano.

In coltivazione queste piante esigono una temperatura ottimale intorno ai 25-26 °C, mentre la minima non deve scendere sotto i 15-18 °C, pertanto è opportuno tenerle in un contenitore a temperatura e umidità controllate © Giuseppe Mazza

L’opercolo è piatto, ovato, più lungo che largo, con ghiandole nettarifere, sollevato a 45° sul piano orizzontale per impedire alla pioggia di diluire i liquidi digestivi.

Alla base del coperchio è presente uno sperone intero e acutamente appuntito. Gli ascidi sono di color verde chiaro, spesso con macchie rossastre o violacee.

I fiori sono unisessuali e raggruppati in infiorescenze racemose maschili e femminili su piante diverse. Le infiorescenze femminili sono simili a quelle maschili ma mediamente più corte.

Ogni fiore è formato da quattro tepali e sorretto da un peduncolo lungo 10-15 mm.

I fiori maschili hanno gli stami con i filamenti saldati in colonna, e superano, comprese le antere, i tepali di circa 5 mm.

I fiori femminili presentano un ovario supero, ovoide, sessile, tomentoso con numerosi ovuli. I frutti sono capsule coriacee loculicide, deiscenti, con 4 valve contenenti molti semi filiformi, lunghi 8-10 mm.

Gli animali, di regola insetti e piccoli invertebrati, sono attratti dal nettare zuccherino e dalla colorazione dell’ascidio e una volta entrati non hanno più la possibilità di uscire e muoiono all’interno. In seguito sono lentamente decomposti attraverso una serie di processi enzimatici che degradano i loro tessuti riducendoli a composti azotati assimilabili dalla pianta.

Uno studio sugli ascidi di Nepenthes alata rivela che questa pianta è in grado di regolare la quantità di enzimi digestivi in base alla disponibilità delle prede.

Ciò si spiega poiché queste piante vivono in condizioni povere di nutrienti e sarebbe molto dispendioso produrre ininterrottamente fluidi digestivi.

I ricercatori hanno, infatti, scoperto che i geni responsabili della produzione degli enzimi digestivi si attivano come risposta a determinati stimoli. La presenza d’insetti con esoscheletro di chitina induce, in 24-48 ore, un aumento di enzimi digestivi che gradualmente diminuiscono man mano che gli insetti sono digeriti.

Le vie genetiche indotte dalla presenza di chitina sono identiche a quelle osservate come difesa della pianta per gli attacchi di questi animali. Inoltre queste reazioni di difesa servono a impedire lo sviluppo di patogeni microbici all’interno dell’ascidio. Infatti, molti diversi enzimi che Nepenthes alata ha prodotto all’interno degli ascidi, sono proteine collegate alla difesa. Questa è una forte evidenza a sostegno dell’ipotesi che la “carnivorìa” nelle piante si è evoluta da soluzioni di difesa già esistenti.

È questa un’altra dimostrazione che l’evoluzione non avviene sempre attraverso nuovi percorsi ma, al contrario, semplicemente, riorganizzando capacità già in atto per adattarle a nuove sfide, in questo caso per colonizzare ambienti poveri di nutrienti (azoto e fosforo), altrimenti non colonizzabili.

Infiorescenza maschile. I fiori, sorretti da un peduncolo, recano 4 tepali. Gli stami hanno i filamenti saldati in colonna

Infiorescenza maschile. I fiori sorretti da un peduncolo recano 4 tepali. Gli stami hanno i filamenti saldati in colonna © 阿橋花譜 KHQ Flower Guide

Nepenthes alata è una pianta molto popolare in coltivazione. Tuttavia bisogna fare alcune distinzioni perché l’esatta identità di questa specie potrebbe essere dubbia.

Da decenni esiste una pianta glabra (priva di peli), dagli ascidi allungati color rosa, attribuita a Nepenthes alata, ma probabilmente è da attribuire a Nepenthes x ventrata, ibrido fra Nepenthes ventricosa e Nepenthes alata.  Infatti, il binomio Nepenthes alata, in passato, era usato per indicare una specie polimorfa, distribuita su tutto l’arcipelago delle Filippine, e ritenuta oggi esser costituita da diverse specie affini tra loro che possono rientrare nel gruppo Nepenthes alata “sensu lato” mentre la specie da noi trattata è Nepenthes alata “sensu stricto”, diffusa solo nella parte settentrionale e centrale dell’isola di Luzon.

In conformità a ciò, da alcuni anni, gli orticoltori riconoscono, informalmente, le piante di “Nepenthes alata pelosa” come distinte dalla glabra “Nepenthes alata tipica” (=Nepenthes graciliflora Elmer) che è stata a lungo diffusa in coltivazione.

Indipendentemente dalla corretta sistematica, queste piante, se coltivate, esigono una temperatura ottimale intorno ai 25-26 °C, mentre la minima non deve scendere sotto i 15-18°C, pertanto necessitano di un contenitore a temperatura e umidità controllate (terrario).

Nelle zone subtropicali possono esser tenute all’aperto, solo in estate, bagnate regolarmente, senza ristagno d’acqua nel terreno di crescita e in luogo luminoso non esposto al sole se non per poche ore. Essendo piante epifite, il terreno di crescita deve essere ben drenato, formato da terricci di natura vegetale, come quelli per la coltivazione delle orchidee, fatti di corteccia di pino o di abete di grossa pezzatura. Si può anche utilizzare un terriccio sciolto formato da 40% di torba o fibra di cocco, 30% di perlite o vermiculite e il 20% di sabbia silicea e il 10% di polistirolo espanso. Le piante non richiedono concimazione.

La moltiplicazione si può fare per seme, in primavera, per talea. Il rinvaso, essendo la pianta in vegetazione continua, può essere compiuto in qualsiasi stagione, purché non sia rovinato l’apparato radicale.

In termini di minaccia per la sua sopravvivenza, la Lista Rossa IUCN (2014) ritiene Nepenthes alata una specie a basso rischio (Least Concern, LC); tuttavia ne è vietata la raccolta, essendo protetta dalla Convenzione sul commercio internazionale (CITES).

Sinonimi: Nepenthes blancoi Blume.

 

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