Phytelephas macrocarpa

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Phytelephas macrocarpa, Arecaceae

La Phytelephas macrocarpa è una specie dioica nativa della Bolivia, Brasile nordoccidentale e Perù, dove cresce, fino a 1200 m d’altitudine, nelle foreste pluviali, lungo i corsi d’acqua ed i suoli periodicamente inondati. Il fusto, largo circa 30 cm, più lungo nelle piante maschio, è spesso sotterraneo o inclinato e non supera i 2 m © Giuseppe Mazza

La specie è originaria della Bolivia, Brasile nordoccidentale e Perù, dove vive nelle foreste pluviali, fino a circa 1200 m di altitudine, in genere lungo le sponde di corsi d’acqua su suoli alluvionali periodicamente inondati.

Il nome generico è la combinazione dei sostantivi greci  “φυτόν” (phytόn) = pianta e “ἐλέφας” (elephas) = elefante, ma anche avorio, con riferimento all’endosperma utilizzato come sostituto dell’avorio; il nome specifico è la combinazione dell’aggettivo “μακρός” (makrόs) = grande e del sostantivo “καρπός” (karpόs) = frutto, con ovvio riferimento.

Nomi comuni: corozo nut, ivory nut palm, ivory palm, tagua palm (inglese); ivoire végétal (francese); palma dell’avorio (italiano); jarina (portoghese – Brasile); cabeza de negro, chapi, corozo, palma de marfil, polo ponta, yarina (spagnolo); Elfenbeinpalme, Steinnusspalme (tedesco).

Phytelephas macrocarpa, Arecaceae

Un’infiorescenza maschile. L’endosperma dei frutti in crescita è una prelibatezza, consumabile allo stato liquido o gelatinoso. Poi diventa estremamente duro e fornisce all’artigianato, con caratteristiche analoghe, l’avorio vegetale © Giuseppe Mazza

La Phytelephas macrocarpa Ruiz & Pav. (1798) è una specie dioica (ogni individuo porta o solo fiori maschili o solo fiori femminili) a fusto singolo sotterraneo o corto, generalmente inclinato o prostrato, lungo fino a 2 m con un diametro di 30 cm, coperto da una massa di fibre e dalla base dei piccioli, le piante maschili sono solitamente più alte di quelle femminili; raramente si presenta cespitosa.

Le foglie sono pennate, erette o appena arcuate, lunghe fino a circa 6 m con 50-70 foglioline per lato, lineari, appuntite, regolarmente distribuite lungo il rachide nello stesso piano, lunghe fino a circa 90 cm nella parte mediana e larghe fino a 5 cm, di colore verde scuro lucido superiormente, più chiaro inferiormente.

Le infiorescenze nascono tra le foglie, quelle maschili sono costituite da uno spadice cilindrico, carnoso, lungo circa 70 cm, portante fiori di colore bianco, sessili (privi di peduncolo), lunghi circa 1,6 cm, riuniti in gruppi di quattro, con 25-250 stami in ogni gruppo; le infiorescenze femminili nascono al livello del suolo, sono globose, compatte, con fiori raggruppati lunghi circa 22 cm; i fiori, sia maschili che femminili, emanano un penetrante odore.

I frutti sono raggruppati in una massa tondeggiante, fino a 50 cm di diametro, coperti da placche legnose di colore bruno scuro con sporgenze appuntite centrali; i singoli frutti contengono da quattro a sei, raramente fino a nove, semi ellissoidi o reniformi lunghi 2-6 cm. Si riproduce per seme, in substrati sabbiosi, che germina in 3-6 mesi nelle migliori condizioni, ma può impiegare anche alcuni anni.

Specie ben nota per l’endosperma bianco ed estremamente duro dei frutti maturi che viene usato, in sostituzione dell’avorio di origine animale, per la realizzazione di bottoni (in particolare prima dell’avvento delle materie plastiche), oggetti di artigianato, bigiotteria ecc.; l’indice di rifrazione, la durezza e la lucentezza sono simili a quelli dell’avorio, la densità è invece inferiore, circa 1,4 g/cm3. L’avorio vegetale rappresenta ancora oggi una importante risorsa economica per le popolazioni locali, specie dopo la messa al bando di quello di origine animale. La pianta localmente ha anche altri usi, l’endosperma immaturo è consumato sia allo stato liquido, come bevanda, che semisolido, gelatinoso, ed è considerato una prelibatezza; le foglie sono utilizzate dalle popolazioni indigene come copertura delle abitazioni.

È anche una pianta molto ornamentale, ma poco utilizzata a tale scopo, richiede un clima tropicale, e marginalmente subtropicale, umido, con elevate temperature lungo l’arco dell’anno, anche se pare possa resistere, eccezionalmente e per brevissimo tempo, a temperature prossime a 0 °C; non è invece esigente riguardo al suolo, purché vi sia ampia disponibilità di acqua, non sopportando periodi di secco.

Sinonimi: Phytelephas microcarpa Ruiz & Pav. (1798); Elephantusia macrocarpa (Ruiz & Pav.) Willd. (1806); Elephantusia microcarpa (Ruiz & Pav.) Willd. (1806); Phytelephas karstenii O.F.Cook  (1927); Yarina microcarpa (Ruiz & Pav.) O.F.Cook.

 

→ Per nozioni generali sulle ARECACEAE, cliccare qui.

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle ARECACEAE e trovare altre specie, cliccare qui.