Solidago virgaurea

Famiglia : Asteraceae

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Testo © Eugenio Zanotti

 

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La Solidago virgaurea è una erbacea perenne di 20-80 cm che cresce fino a 2500 m di quota © Giuseppe Mazza

La radiosa verga d’oro comune (Solidago virgaurea L. 1753) è una specie a distribuzione Circumboreale, ovvero con un areale che si estende nelle zone fredde e temperato-fredde dell’Europa, dell’Asia e dell’America del Nord.

Il genere Solidago com- prende, secondo diversi autori, da 80 a oltre 100 specie dell’America nord-orientale, poche del Sud America, dell’ Europa e dell’Asia set- tentrionale.

Il nome del genere viene dal latino “solidus”, solido, sano, ed “agere” rendere, fare, riunire, quindi rinsaldare i tagli e le fratture, ovvero da “solidare”, saldare, per le supposte proprietà di favorire la guarigione delle fratture delle ossa.

Il nome specifico “virga aurea” sta per ramoscello d’oro, verga d’oro, con riferimento ai vistosi capolini di color giallo dorato. Questa specie era nota in passato anche come erba giudaica, erba pagana o erba dei Saraceni.

Pianta erbacea perenne alta 20-80 (100) cm, fornita di un breve rizoma nodoso, obliquo, bruno-rossastro e fusto eretto, rigido, glabro o un po’ pubescente e striato superiormente. Foglie inferiori con picciolo lungo 5-8 cm, alato, e lamina oblanceolata od obovata, glabra di sopra e solitamente pubescenti di sotto, di 2-3 x 7-9 cm (di maggiore sviluppo in quelle delle rosette basali sterili), acuta, con margine dentellato, decrescenti verso l’alto, con forma lanceolata a lanceolato-lineare, alterne.

Fiori gialli raccolti in capolini su peduncoli pubescenti di 1-3 mm, involucro cilindrico con squame di 6-8 mm, portati in infiorescenza tirsoide od a pannocchia. La fioritura avviene da luglio fino a ottobre e l’impollinazione è effettuata dagli insetti (entomògama).

I frutti sono acheni di forma cilindroide, assottigliati alle estremità, pubescenti, costati, di 3 mm, di colore giallastro, sormontati da un pappo di peli semplici. Cresce nei boschi, boscaglie, pascoli, luoghi selvatici sia in terreni silicei sia in quelli calcarei ma predilige suoli a pH neutro, mediamente fertili e moderatamente umidi, dal piano fin verso i 2000 m di quota.

Dal punto di vista fitosociologico appartiene alle comunità forestali del Carpino-Fagetea sylvaticae. La subsp. minuta (Alt. subsp. alpestris) da 1800 a 2500 m s.l.m., la subsp. litoralis (recentemente elevata a rango di specie) in Italia, abita i fossi e le pinete del litorale versiliese e l’Appennino settentrionale. Alcune cultivars ottenute da specie del genere Solidago sono utilizzate nel giardinaggio per la rusticità e le appariscenti fioriture come Solidago flexicaulis ‘Variegata’, Solidago hybrida ‘Duchy’, Solidago hybrida ‘Golden Mosa’, Solidago hybrida ‘Laurin’, Solidago rugosa, Solidago sempervirens ‘Goldene Wellen’, Solidago gigantea, ecc…

I fiori e le foglie hanno proprietà medicinali © Giuseppe Mazza

I fiori e le foglie hanno proprietà medicinali © Giuseppe Mazza

La verga d’oro è specie conosciuta ed apprezzata sin dall’antichità come pianta medicinale: antichi testi riportano che un celebre medico spagnolo, tale Arnaldo de Villanueva, riferiva di un sofferente di “pietra della vescica” che, dopo aver mangiato un’erba chiamata “herba consolida sarracénica” con le uova per nove giorni, emise un “pugno di calcoletti”. Oppure: “La pianta, cotta nel vino bianco, promuove assai l’orinazione, rompe e scaccia i calcoli, giova in tutte le piaghe interne ed esterne”. Sembra sia stata diffusa come erba medicinale dagli Arabi (Saraceni) nel Medioevo: era richiestissima per curare ferite da taglio, bevuta in tisana o spalmata in unguento. Ove non ve ne fosse veniva importata e pagata ad alto prezzo.

La fitoterapia moderna consiglia la raccolta nel periodo della fioritura delle parti aeree della pianta (Herba Solidaginis virgaurae), ed a volte anche il rizoma, soprattutto per ripristinare e migliorare la funzionalità renale, segnatamente nelle nefriti acute con anuria od oliguria.

La pianta contiene numerosi principi attivi, soprattutto importanti sono i flavonoidi (circa 1,4%) quali quercitina, quercitrina ed isoquercitina, rutina, kempferolo, astragalina, isoramnetina; antocianidine, leiocarposide, virgaureoside, zuccheri, saponine, diterpeni, olio essenziale, acidi caffeico e clorogenico, polisaccaridi, tannini catechinici, resine e mucillaggini. Gli estratti possiedono, oltre ad una blanda azione antinfiammatoria, anche una certa attività antimicotica nei confronti di funghi patogeni per l’uomo come Candida albicans. È una pianta molto valida anche dal punto di vista cosmetico per arrossamenti della pelle con azione simile a quella della Calendula.

In omeoterapia trova impiego la tintura di fiori freschi contro alcune malattie renali, nefrolitiasi, gotta ed ipertrofia della prostata. Per il contenuto in bioflavonidi con attività vitaminica P, la verga d’oro può essere usata nelle sindromi varicose al posto dell’estratto di castagna d’India (Aesculus hippocastanum). La medicina popolare assegna alla verga d’oro altre proprietà, molte delle quali però non confermate da sperimentazioni cliniche (antielmintiche, anticoagulanti, febbrifughe, espettoranti, ecc.). Attualmente i Paesi dove si coltiva maggiormente questa pianta, su piccole superfici, sono l’Ungheria, la Jugoslavia, la Bulgaria e la Polonia.

Preparazioni:

Infuso diuretico, depurativo e antisettico renale

Due cucchiai di pianta secca e 10 bacche di ginepro in un litro d’acqua fredda, lasciar bollire per 2 minuti. Spegnere e lasciare in infusione per altri 10 minuti. Filtrare, zuccherare e bere in due giorni conservando in frigorifero.

Vino diuretico, digestivo, anticalcoloso

Lasciare a macero per 8 giorni 60 grammi di sommità fiorite di verga d’oro secca in un vino bianco secco di buona qualità e di almeno 12 gradi,conservando in luogo fresco e al buio in un recipiente chiuso, agitando di tanto in tanto. Filtrare spremendo bene il residuo ed assumerne un bicchierino alla fine dei pasti.

Sinonimi

Solidago virgaurea L. var. alpina Murith (1810) = subsp. alpestris ; var. humillima Wahlenberg (1814) = subsp. alpestris ; var. ericetorum Duby (1828); var. pumila Gaudin (1829) = subsp. alpestris ; var. cambrica (Hudson) DC. (1836) = subsp. alpestris ; var. minuta (L.) DC. (1836) = subsp. alpestris ; var. nudiflora (Viviani) DC. (1836) = subsp. nudiflora ; var. reticulata (Lapeyr.) DC. (1836) var. bertiana De Not. (1848) = subsp. alpestris ; subsp. alpestris (Waldst. & Kit. ex Willd.) Gremli (1878) ; subsp. macrorhiza (Lange) Nyman (1879) ; subsp. minuta (L.) Arcangeli (1882) = subsp. alpestris ; subsp. nudiflora (Viviani) Nyman (1879); proles alpestris (Waldst. & Kit. ex Willd.) Rouy (1903); subsp. alpestris ; proles alpicola Rouy (1903) = subsp. alpestris ; var. cinerascens Briq. & Cavillier in Burnat (1915); proles cambrica (Hudson) Rouy (1903) = subsp. alpestris ; proles corsica Rouy (1903) ; proles hartmanniana Rouy (1903); proles macrorhiza (Lange) Rouy (1903) ; proles maritima Rouy (1903) ; proles minuta (L.) Rouy (1903) = subsp. alpestris ; proles nudiflora (Viviani) Rouy (1903) = subsp nudiflora ; proles rupicola Rouy (1903) subsp. rupicola ; proles serratifolia (Boreau) Rouy (1903); subsp. rupicola (Rouy) Lambinon in Darimont & al. (1962).

 

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