Sousa chinensis

Famiglia : Delphinidae

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Testo © Andrea Tarallo

 

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

La Sousa chinensis è un cetaceo molto raro appartenente alla famiglia dei delfinidi © Giuseppe Mazza

La Susa indopacifica (Sousa chinensis Osbeck, 1765) è un cetaceo odontocete molto raro, della famiglia Delphinidae, ma all’interno del genere Sousa la tassonomia non è chiara.

Attualmente tutti i diversi morfotipi sono considerati appartenenti alla singola specie riconosciuta ufficialmente: Sousa chinensis.

Alcuni biologi però considerano almeno un’altra specie, la Sousa plumbea, che ha un areale non sovrapponibile con Sousa chinensis, e differisce vistosamente nel colore, “plumbea” lo definisce chiaramente come una tonalità di grigio scuro, e nella morfologia. Tuttavia le proporzioni craniali sono praticamente indistinguibili e le differenze morfologiche non sono informative dal punto di vista filogenetico.

Il nome generico Sousa non ha un origine chiara, mentre lo specifico chinensis si riferisce certamente al fatto che una delle zone originarie di questo animale fosse la Cina.

In cantonese, i pescatori hanno dato a Sousa chinensis l’appellativo di “wu gei-bak gei”, che letteralmente significa “tabù bianco-tabù nero”, e sta ad indicare una persona mal voluta o che porta con sé un cattivo presagio.

Probabilmente questo nome gli deriva dal fatto che i gruppi di susa indopacifica hanno presto imparato a seguire i pescherecci per ottenere cibo facile prelevandolo da dentro le reti prima che venissero issate a bordo.

Zoogeografia

La susa indopacifica ha una distribuzione poco conosciuta, poiché la popolazione è composta da un numero molto esiguo di esemplari, oltretutto in continua decrescita, e per alcune zone ci si basa su singoli avvistamenti. Virtualmente però il suo areale di distribuzione è alquanto vasto, comprendendo le coste dell’Oceano Indiano, dalla costa sud-orientale del continente africano, Madagascar, salendo sino al mar Rosso, lungo le coste dello Yemen, fino all’India e nei mari delle Filippine, dal sud della Cina alle coste dell’Australia settentrionale.

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

La distribuzione è poco nota, per il numero esiguo dei ritrovamenti, ma virtualmente vasta, dall’Africa Orientale e il Madagascar fino al sud della Cina ed al nord Australia © Giuseppe Mazza

Ecologia-Habitat

La distribuzione di questa specie sembra essere relegata alle acque costiere dove la batimetria non supera mai i 100 metri. Preferiscono frequentare golfi, mari chiusi e lagune, dove vengono regolarmente avvistate. Raramente vengono avvistate al largo, ma anzi visitano volentieri le acque interne, e possono risalire i fiumi anche per diversi chilometri, anche se di solito rimangono nelle aree ancora interessate dalla marea. Si ciba di pesci di ambienti costieri, estuari, reef corallini e mangrovie, ma in alcune zone varia la dieta con cefalopodi e, raramente, crostacei.

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

Vive in acque relativamente basse di golfi e lagune, risalendo talora i fiumi per vari chilometri © Giuseppe Mazza

Morfofisiologia

La corporatura è più robusta e tozza rispetto a quella di altri delfini. Il becco è lungo, circa il 10% della lunghezza totale dell’animale, e si stacca nettamente dal melone.

Alla caratteristica “gobba” della Sousa chinensis è dovuto il suo nome comune inglese Humpback dolphin (humpback significa proprio gobba).

Sono delfini di taglia media, che raggiungono una lunghezza massima di 2,8 m per un peso di 250-280 kg.

I maschi sono leggermente più grandi delle femmine.

La forma e la taglia della pinna dorsale e della gobba sulla quale si erge variano moltissimo.

Si va da esemplari che hanno una pinna corta, solo leggermente ricurva e ampia base ad animali con pinne marcatamente ricurve, più lunghe. Per quanto riguarda la gobba di solito cresce con la taglia dell’animale, fino a gobbe esageratamente vistose, ma alcune popolazioni la hanno quasi completamente assente.

Come precedentemente accennato i colori variano molto. Si va dalle popolazioni africane grigio scure su dorso e fianchi, che va sfumando gradualmente in un bianco sporco della superficie ventrale, solo raramente maculato.

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

Lungo circa il 10% dell’animale, il becco si stacca nettamente dalla zona tondeggiante del capo detta “melone”. Serve a catturare i pesci fra le mangrovie e l’intricato mondo dei coralli. Questi costituiscono il piatto forte della dieta, ma appena si presenta l’occasione non tralasciano i cefalopodi e talora i crostacei © Giuseppe Mazza

Le susa della parte settentrionale dell’Oceano Indiano sono uniformemente grigio-brunastro. In Cina e nei mari del sudest asiatico i cuccioli sono grigio scuro, i sub-adulti sono screziati di rosa-grigiastro, fino all’adulto che è bianco o rosa.

Interessante è notare che il colore rosa degli adulti è dovuto all’irrorazione sanguigna dei vasi sottocutanei e non da una vera pigmentazione della cute. Le variazioni di colore sono ancora più varie di quelle descritte, con macchie, anelli, e sbiancamenti parziali, ma sembrano essere legate a popolazioni stanziali di alcune zone, e quindi impossibile descriverle in maniera uniforme.

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

Come in tutti i cetacei, a differenza dei pesci, la coda si è svilluppata sul piano orizzontale © G. Mazza

Etologia-Biologia Riproduttiva

Alcune nascite possono avvenire durante tutto l’anno, ma di norma la primavera e l’estate sono le stagioni nelle quali si registrano i picchi.

La gestazione dura 10-12 mesi, e al parto, che avviene con un intervallo minimo di tre anni dal precedente, viene alla luce un singolo cucciolo della lunghezza di circa un metro.

La lattazione probabilmente si aggira su un periodo di due anni, ma il rapporto madre figlio rimane molto stretto per almeno tre-quattro anni. La maturità sessuale viene raggiunta a 12-13 anni nei maschi, mentre le femmine sono più precoci di un paio di anni.

Le abitudini giornaliere variano rispetto alle diverse popolazioni. Anche la grandezza dei gruppi varia a seconda delle zone, ma anche negli avvistamenti degli anni settanta i gruppi più numerosi non superavano i 25 esemplari.

La grandezza dei gruppi varia anche su base stagionale, solitamente sono più folti in estate e in inverno inoltrato.

I gruppi sono sempre ben bilanciati per quanto riguarda la distribuzione dei sessi e delle età. Inoltre il numero degli individui non è dettato dall’attività che stanno svolgendo. Il gruppo della susa indopacifica però è molto fluido, e i legami non sono duraturi, esclusi quelli tra la madre e il cucciolo. Di solito Sousa chinensis nuota con una modalità molto caratteristica, con il becco che sfiora la superficie dell’acqua prima della nuca.

Essa si alimenta principalmente nei sistemi altamente produttivi costieri, ma ha imparato a seguire i pescherecci che fanno traina e cibarsi dei peschi che vengono stanati dal fondo. In Africa seguono le prede fino quasi sulla riva, spiaggiandosi per poi ritornare in acque sicure, sazi. Frequentano anche acque ad alta densità di inquinamento acustico e traffico navale, senza esserne troppo disturbate. É stato osservato che alcuni individui controllano aree anche molto vaste, di diverse decine di chilometri di costa, e in alcuni casi sono stati anche descritti fenomeni di territorialità, caratterizzati da vocalizzi particolari.

Sousa chinensis, Delphinidae, Susa indopacifica

Può raggiungere 2,8 m e 280 kg, ma la caratteristica più vistosa è la pelle rosa degli adulti, dovuta all’irrorazione sanguigna dei vasi sottocutanei © Giuseppe Mazza

Sinonimi

Delphinus chinensis Osbeck, 1765; Delphinus sinensis Desmarest, 1822; Sotalia borneensis Lydekker, 1901; Sotalia chinensis True, 1889; Sotalia plumbeus Flower, 1883; Sotalia sinensis Flower, 1883; Sousa borneensis Fraser & Purves, 1960; Sousa huangi Wang, 1999; Sousa lentiginosa Iredale & Troughton, 1934; Sousa queenslandensis Gaskin, 1972;
Steno (Sousa) lentiginosus Gray, 1866; Steno chinensis Gray, 1871; Steno lentiginosus Blanford, 1891; Steno lentiginosus Gray, 1866; Stenopontistes zambezicus Miranda Ribiero, 1936.

 

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