Sus scrofa domesticus

Famiglia : Suidae

GIULIANO.gif
Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il maiale domestico (Sus scrofa domesticus Linnaeus, 1758) è uno degli animali domestici a più alta distribuzione geografica, poiché allevato oggi in Europa, America, Asia, Africa e Oceania.

Biologicamente il maiale deriva dal cinghiale (Sus scrofa), dal cui addomesticamento ed allevamento, iniziato migliaia di anni fa, si sono selezionate, per la perdita di caratteri selvatici e la nascita di caratteri domestici, tutte le attuali razze di maiale d’allevamento. Studi di etnozoologia ad opera dei biologi e di archeologia ad opera degli archeologi, hanno portato ad ipotizzare che l’addomesticamento del maiale sia cominciato in Cina circa nel 5.000 a.c.; forse anche per questo, il maiale in tale paese, è uno degli alimenti più consumati.

La razza Sus scrofa domesticus grazie all’ allevamento, inizialmente empirico, poi razionalizzato con la zootecnia in agricoltura, ha prodotto per diversificazione, numerose razze o sottospecie o anche varietà o sottorazze; questo è indice di una politipizzazione fenotipica-somatica. La stessa fenomenologia che ha caratterizzato il genere Bos (Bos taurus) per i bovini domestici, lo stesso per le pecore le capre, come anche per i polli, le oche e i tacchini domestici, la lista è lunga.

Come per le altre specie addomesticate, anche per il Sus scrofa domesticus può accadere che alcuni esemplari sfuggano alla domesticazione per fare ritorno in natura, riacquisendo in parte i caratteri selvatici, formando così degli animali detti ferali.

Il maiale domestico può raggiungere l’incredibile peso di 500 kg © Giuseppe Mazza

Il maiale domestico può raggiungere l’incredibile peso di 500 kg © Giuseppe Mazza

In passato, soprattutto durante il XIX secolo, in Europa, ma anche in America settentrionale e in Asia, c’era la tendenza a liberare spontaneamente capi di maiale domestico, per farli crescere allo stato brado in boschi e foreste, contribuendo al ripopolamento di Lupi (Canis lupus), Volpi (Vulpes vulpes), Linci (Lynx lynx) o Ghiottoni (Gulo gulo) e Tigri (Panthera tigris), che di questi animali facevano la loro preda elettiva.

In realtà, questo contributo al ripopolamento di queste specie selvatiche, non guardava purtroppo al riequilibrio biologico-ecologico della fauna locale in declino, ma sostanzialmente a garantirne una popolazione sufficiente alla caccia. Sia il maiale che la volpe, il lupo, la tigre etc., erano quindi vittime sacrificali, degli aspetti venatori-ludici umani.

Dal punto di vista alimentare, la carne di maiale, così ricca di proteine e lipidi, saporita e idonea a innumerevoli prodotti gastronomici, aveva tutte le carte in regola, per entrare nelle grazie della gastronomia umana. E se si aggiunge l’alto tasso di prolificità della specie, la sua notevole resistenza biologica, la facilità d’allevamento anche in strutture modeste, sfruttando il fatto che mangia praticamente di tutto, si capisce come il maiale abbia raggiunto in breve una popolarità pari a quella del pollo, se non di più.

In alcuni paesi, specialmente dell’Indocina, viene anche utilizzato come animale d’ornamento in giardino e cortile, alla stregua di oche e anitre; in altri paesi, come quelli a religione Mussulmana, data la promiscuità di tale specie animale e la scarsa igiene che lo caratterizza, ne è vietato, per motivi religiosi, il consumo della carne e derivati. Il maschio sessualmente maturo del maiale ovvero il riproduttore, si chiama “verro”, la femmina sessualmente matura cioè la fattrice è chiamata “scrofa”, i piccoli appena nati “lattonzoli”.

A seconda dello scopo per cui vengono allevati, esiste un’importante suddivisione attitudinale dei maiali, che li fa distinguere in suino leggero e suino pesante. Il primo viene macellato quando raggiunge al massimo i 100-110 kg di peso vivo, il secondo tra i 150 e i 180 kg (mediamente attorno ai 160 kg). L’allevamento del suino pesante, è una realtà specificamente italiana e in minor misura della Spagna, perché sono gli unici paesi specializzati nella produzione di prosciutti. Il resto del mondo occidentale alleva solo suini leggeri.

Esistono anche tra i maiali, varie razze, che sono classificabili in base ad altre attitudini, diverse da quelle considerate nei bovini, poiché si hanno scopi differenti. Ci sono quindi razze per la produzione di carne, con tendenza all’ingrasso e razze, per la produzione di bacon dette “magroni”, tipiche dei paesi anglosassoni; queste ultime, sviluppano più la componente muscolare, rispetto la massa grassa, per tale ragione, sono quindi soggette a ricche diete proteiche.

Sus scrofa domesticus © Giuseppe Mazza

Sus scrofa domesticus © Giuseppe Mazza

Zoogeografia

Razza domestica cosmopolita, presente in tutti gli allevamenti del mondo; in alcune aree geografiche, alcuni esemplari, possono fare ritorno allo stato selvatico, sono detti animali ferali.

Habitat-Ecologia

Negli allevamenti possono condividere un porcile all’aperto e stalle comuni ove si riparano la notte e l’inverno. Gli esemplari ferali, tendono a vivere nella boscaglia, nel bush e nelle macchie boschive.

Morfofisiologia

Animale di mole massiccia, anche se relativamente basso al garrese, dove raggiunge i 120-130 cm. Cranio e struttura scheletrica variano in relazione alla razza e alla sua attitudine. Presenta in linea generale, orecchie con un padiglione auricolare sviluppato, poste sopra il capo e cadenti davanti agli occhi; questi sono piccoli, posti frontalmente, con palpebra; hanno un naso molto sviluppato che costituisce parte del muso, con grosse narici. Olfatto, udito ben sviluppati, meno la vista.

Rispetto il Cinghiale (Sus scrofa), il maiale domestico ha un cranio più sviluppato, una mole più pesante, canini meno sviluppati e orecchie aventi padiglioni prolassati o cadenti davanti agli occhi; nel cinghiale invece, le orecchie sono dotate di padiglioni più piccoli ma dritti, garantendo un udito più fine, l’olfatto è più sviluppato, e gli occhi sono più grandi, in ultimo le zanne sono molto più sviluppate. Queste differenze, nascono probabilmente dal fatto che con l’addomesticamento, il maiale non deve più essere all’erta per sfuggire a un predatore, né deve cercarsi il cibo.

Il peso può variare, in relazione anche al sesso, razza e attitudine, ci sono perciò esemplari che in allevamento raggiungono i 120 kg, altri che possono raggiungere i 500 kg. Hanno quattro zampe robuste, ciascun piede ha 4 dita, il primo e il quarto più corti e rialzati, il secondo e terzo sono bene sviluppati e sono quelli su cui poggia il peso, sono degli Artiodattili (Artiodactyla). Il manto è setoloso, con colorazione che può andare dal rosa carne, a diverse tipologie di pezzatura: bianco-nero, bianco-rossiccio, fino al nero completo o al bianco, in relazione alla razza.

Hanno una coda arricciata piccola, che termina con un fiocchetto di crini. Presentano dentizione eterodonte i molari hanno corone basse “brachidonti”, i canini e gli incisivi sono sviluppati; tale dentizione, identifica un regime alimentare onnivoro. Quelli in stalla vengono nutriti spesso con gli scarti dell’industria cerealicola e casearia (si usa più specificamente il siero del latte), oltre che con mangimi specifici a base di farine vegetali e di pesci. Comunque l’alimentazione varia a seconda del tipo di carne che si vuole produrre.

Il maiale è molto prolifico, e le scrofe partoriscono da 5 a 15 piccoli © Giuseppe Mazza

Il maiale è molto prolifico, e le scrofe partoriscono da 5 a 15 piccoli © Giuseppe Mazza

Nel caso ad esempio dei maiali con attitudine a produrre carne da consumo, il ciclo alimentare è vario in relazione al grado di sviluppo. Ai lattonzoli (giovani con peso tra i 20-40 kg), si somministrano alimenti ricchi di proteine, sali minerali e vitamine, con lo scopo di fare bene sviluppare lo scheletro dell’animale in fase di crescita.

Nei cosiddetti magroni (quelli per la produzione di bacon), con peso tra i 70-100 kg, si somministrano diete che stimolino lo sviluppo della massa magra (muscolatura), scheletro e apparato digerente.

Infine quelli utilizzati per la produzione di insaccati (con grande massa grassa), si usa somministrare una dieta ricca in crusca, siero di latte e farine varie.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Il verro (maschio riproduttore del maiale), raggiunge la maturità sessuale tra gli 8-10 mesi di vita postnatale; la scrofa (femmina di maiale, fattrice), è in grado di procreare (ovulare), a partire dal 10°, o 12° mese di vita postnatale.

La gravidanza, dura in media 105-125 giorni, e il numero di nati va da un minimo di 5 a un massimo di 15 (in alcuni casi si arriva a 16-17 nati), generalmente quanti sono i capezzoli per suggere il latte. Questo perché la femmina di maiale è una specie poliovulatoria, o politoca; può accadere, che nascano un numero di lattonzoli, superiore al numero dei capezzoli, questo comporta che i più deboli non riescono mai a raggiungere una mammella per nutrirsi, di conseguenza, se non venissero allattati artificialmente, come avviene negli allevamenti, perirebbero.

Il fatto che la scrofa sia poliovulatoria, significa che ad ogni ciclo estrale, le ovaie della femmina sono in grado di avere più follicoli che maturano contemporaneamente, dove non ce ne è uno specificamente dominante, quindi allo stesso momento si producono più ovocellule, che vengono fecondate contemporaneamente dallo spermio, dando luce a parti plurigemini o plurimi. I lattonzoli però, non sono veri gemelli, in quanto non sono monovulari ovvero “omozigoti”, ma derivando ciascuno da una ovocellula specifica fecondata, sono poliovulari ovvero eterozigoti.

È poi caratteristico il fatto che, la gravidanza nella scrofa, sia essa prodotta per accoppiamento naturale, o indotta per inseminazione artificiale (IA), si attiva solo se si ha la produzione di un numero uguale o maggiore di 4 embrioni (zigoti), contemporaneamente impiantati, altrimenti abortisce. Questo rappresenta infatti, il valore numerico minimo necessario, perché si instauri un gradiente endocrino (estrogeni, progesterone e altri ormoni della riproduzione), in grado di instaurare e far procedere la gravidanza. Durante il calore i verri possono diventare molto aggressivi, non è così infrequente vederli aggredire la femmina se non è disposta all’accoppiamento.

 

→ Per nozioni generali sugli ARTIODACTYLA vedere qui.

→ Per apprezzare la biodiversità nell’ordine dei ARTIODACTYLA e trovare altre specie, cliccare qui.