Threskiornis aethiopicus

Famiglia : Threskihornitidae

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Testo © Dr. Gianni Olivo

 

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Il Threskiornis aethiopicus è una specie molto antica con fossili di 60 milioni d'anni fa © G. Mazza

L’Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus Latham, 1790) è un noto rappresentante dell’ordine dei Pelecaniformi (Pelecaniformes) e della famiglia dei Treschiornitidi (Threskihornitidae).

Non è in realtà un uccello con distribuzione limitata all’Africa. Lo si può infatti trovare anche nella penisola Arabica ed in Iraq, tuttavia l’Africa sub-sahariana e la valle del Nilo sono le aree di principale e naturale distribuzione geografica, anche se pare pressoché scomparso dall’Egitto, dove, come dice il nome, era animale sacro al dio Toth e considerato in grado di proteggere il paese e gli abitanti da pestilenze, malattie e dal morso dei serpenti, forse per il fatto che veniva osservato nutrirsi sia di carogne e rifiuti (e quindi svolgere un’azione preventiva contro il diffondersi di malattie) sia di rettili (anche se marginalmente).

Sono presenti popolazioni di questa specie di ibis anche in Europa ed in America (Florida), ma si tratta, in realtà, di individui sfuggiti alla cattività e che, stante la grande adattabilità, si sono ben adattati al nuovo habitat, spesso arrecando i danni tipici di specie “aliene”. Per fare un esempio, in Florida è considerato specie “introdotta, invasiva ed ormai residente”, spesso in dannosa competizione con specie locali autoctone, di cui è andato ad occupare “abusivamente” la nicchia ecologica” e su cui spesso finisce per prevalere, arrecando notevoli danni al locale ecosistema.

Probabilmente l’insediamento di tale uccello coincise con l’uragano del 1992, detto Andrew, che favorì la fuga di esemplari sia da giardini zoologici (Miami) che da piccoli zoo privati. Le specie messe più a rischio sarebbero, in Florida, gli Ibis bianchi (Eudocimus albus), parenti più piccoli, come dimensioni, dell’ibis sacro, alcune specie di uccelli marini e la Mitteria americana o Wood stork (Mycteria americana), uccello considerato specie potenzialmente vulnerabile.

Un giovane ibis sacro atterra quasi danzando. Ma si nutrono di carogne e sono predatori © Mazza

Un giovane ibis sacro atterra quasi danzando. Ma si nutrono di carogne e sono predatori © Mazza

Anche in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, la Francia, il Belgio e l’Olanda, l’ibis sacro si è stanziato con successo, ed anche in questi casi dopo essere fuggito da piccoli parchi o zoo privati, ed anche in Europa ha dimostrato di poter essere dannoso.

I fossili rinvenuti dai paleontologi fanno fondatamente ritenere che si tratti di un volatile le cui origini come specie risalgono ad almeno sessanta milioni di anni fa e quindi che si tratti di una delle specie più antiche, se consideriamo l’epoca in cui si estinsero i dinosauri.

È un uccello di buone dimensioni, con peso da uno a due chilogrammi, una lunghezza che raggiunge i 90 cm ed un’apertura alare di 110-125 cm. Si tratta di un volatile di facile identificazione, anche per un profano, in quanto è caratterizzato da un corpo bianco, su cui spicca il nero del collo, che si presenta “nudo”, della testa, del becco, delle zampe, dei piedi e delle estremità delle ali, oltre che della parte caudale.

Il becco è lungo e ricurvo, a concavità rivolta in basso. Quando è posato, spesso si vede un ciuffo o ricciolo di piume lunghe e morbide sul dorso (bianche) e sulla coda (nere). Gli individui immaturi hanno piumaggio simile all’adulto ma si riconoscono per la presenza di leggero piumaggio biancastro sul collo.

Inferiormente anche il ventre è candido, per cui, se visto in volo, appare come un grande uccello bianco con collo, becco e zampe nere e con la punta delle remiganti ed il margine alare posteriore nero, ed è, in pratica, inconfondibile. L’estremità delle remiganti può essere, talvolta, grigio scuro o color grafite. Durante la stagione dei corteggiamenti e riproduttiva si può osservare una lieve mutazione di colore: il piumaggio sui fianchi e sull’estremità delle ali può virare al giallastro e le zampe colorarsi di rosso o color rame.

Negli immaturi il collo non si è ancora colorato di nero © Giuseppe Mazza

Negli immaturi il collo non si è ancora colorato di nero © Giuseppe Mazza

In questi periodi, possono anche rendersi visibili chiazze rosse sotto le ali (visibili in volo) che altro non sono se non aree di … alopecia ovvero di pelle nuda. L’habitat è molto vario: frequenta volentieri corsi d’acqua, laghi, pozze e paludi, marcite e campi coltivati, piantagioni, discariche di rifiuti, lagune ed estuari. A volte lo si può trovare anche a distanza dall’acqua, in piena savana.

Èdiffuso in tutta l’Africa, a Sud del deserto del Sahara. Per quanto riguarda l’Africa meridionale è assente solo dalla parte centrale e meridionale del Botswana, paese essenzialmente arido, ma è comunissimo nel delta dell’Okavango e nel Caprivi. È diffuso in Namibia, con l’esclusione della fascia costiera desertica (Skeleton Coast e Namib) ed è comune ad Etosha pan. Colonizza tutto il Sudafrica, eccetto la parte nord-occidentale del Capo, ed è frequente in tutto lo Zimbabwe, nello Zambia e nel Mozambico. È segnalato anche in Madagascar, in molte isole lungo le coste africane ed in Medio Oriente.

Di abitudini gregarie, può riunirsi in colonie di centinaia di esemplari. È molto incline a nutrirsi di avanzi, carogne di piccoli animali e materiale organico anche in putrefazione, tanto che è comunissimo presso i macelli o dove viene lavorato il pesce.

Caccia anche molluschi ed insetti o piccoli vertebrati, talvolta cercandoli nel fango, sondando e perforando il limo con il lungo becco, mentre cammina a passetti steppati e cadenzati. Può predare piccoli mammiferi, batraci, rettili, piccoli di coccodrillo, nidiacei ed uova (anche del coccodrillo del Nilo). Praticamente onnivoro, non disdegna semi ed alghe anche se mostra una netta predilezione per le proteine animali.

Uno studio condotto in Sudafrica (Città del Capo) a cura della Western Cape Nature Conservation Board e della Avian Demography Unit si è occupato dell’impatto dell’ibis sacro e dell’Airone grigio (Ardea cinerea) come predatori sugli uccelli marini e sui loro nidiacei ed uova.

Generalmente, l’impatto predatorio dei ciconiiformi sulle popolazioni di uccelli marini era considerato modesto e, per lo più, limitato alle sterne ed ai loro pulcini, ma questo studio pare aver dimostrato qualcosa di un po’ diverso. I siti prescelti sono stati due: Lambert’s Bay e Penguin Island (ricordiamo che sulle coste meridionali del Sudafrica vi sono alcune popolazioni residenti di pinguino, il cosiddett Jack-ass penguin, lo Spheniscus demersus, così soprannominato per il suo verso simile al ragliare di un asino).

I Threskiornis aethiopicus raggiungono i 90 cm, con un'apertura alare di 110-125 cm © Giuseppe Mazza

I Threskiornis aethiopicus raggiungono i 90 cm, con un’apertura alare di 110-125 cm © G. Mazza

Il comportamento di ibis sacri e Aironi grigi (Ardea cinerea), venne osservato in tre successive stagioni riproduttive, per 45 giorni: gli ibis vennero visti predare oltre 150 tra uova e nidiacei di Cormorano (Phalacrocorax capensis).

Successivi calcoli statistici suggerirono un totale di oltre 900 tra uova e pulcini predati per stagione, numero non certo esiguo, stante la limitata estensione di territorio presa in esame. In altre parole, risultò che la predazione da parte dell’ibis sacro era la terza causa di mortalità … infantile presso la colonia di Penguin island, che contava circa 5000 coppie di cormorani.

Ama sostare appollaiato su piante anche di alto fusto, ma gli sono graditi pure isolotti e canneti, dove si sente relativamente al sicuro dai predatori.

Il volo è caratteristico: battiti d’ala “superficiali”, senza abbassare eccessivamente le estremità delle ali, alternati a planate più o meno lunghe, e, quando vola in stormo, assume generalmente la formazione a V oppure con i componenti del volo posti lungo una linea obliqua.

Le vocalizzazioni di questo animale non sono frequenti ne’ particolarmente caratteristiche e si limitano a suoni simili a sommessi grugniti, oppure a profondi “Kroaak”, emessi soprattutto quando sono sul terreno, in cerca di cibo.

La riproduzione ha luogo in periodi diversi, a seconda della latitudine e del clima.  Ad esempio, nel Limpopo e nello Mpumalanga avviene tra agosto e maggio (più spesso a settembre), in Namibia, a parità di latitudine, tra aprile ed agosto.

Una coppia adulta in volo. Nel periodo riproduttivo compaiono chiazze zosse di pelle nuda sotto le ali © G. Mazza

Una coppia adulta in volo. Nel periodo riproduttivo compaiono chiazze zosse di pelle nuda sotto le ali © G. Mazza

Il nido viene costruito a forma di piattaforma abbastanza rozza, con rami e paglie, con un diametro medio di mezzo metro ed uno spessore di 20 cm e può essere edificato sulle piante (spesso si vedono decine o centinaia di nidi vicini), su cespugli o anche sul terreno, in mezzo a rocce o canne.

Le uova deposte sono due o tre, di colore azzurro o tendente al verde, spesso con picchiettatura rossastra, misurano da 6 a 7 cm di lunghezza e vengono covate da entrambi i genitori per circa un mese.

I pulcini rimangono per 2 o 3 settimane nel nido, dove vengono nutriti sia dal maschio che dalla femmina, ed imparano a volare dopo 30 o 40 giorni.

Nomi comuni

Inglese: Sacred ibis, African sacred ibis; Tedesco: Heiliger Ibis; Afrikaans: Skoor- steenveer; Francese: Ibis sacré; Spagno- lo: Ibis sagrado; Portoghese: Ibis sagra- do; isiZulu, Xhosa: umXwagele; Tsonga: N’wafayaswitlangi; Kwangali Okavango and Angola: Ndingiliria; Southern Sotho: Lehlalyane, Lesholotsoane.

 

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