Trithrinax brasiliensis

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

multi

La Trithrinax brasiliensis è poco coltivata, pur resistendo al freddo © Giuseppe Mazza

La specie è originaria del Brasile (stato di Rio Grande do Sul ed in misura molto limitata degli stati Paraná e Santa Caterina) e dell’Uruguay, dove vive sia lungo i corsi d’acqua sia in aree aperte semiaride, ad altitudini superiori a 500 m, generalmente in popolazioni isolate costituite da pochi individui.

Il nome generico deriva dal greco “tris” = tre volte e “thrinax” = forcone tricuspide, con riferimento sia alla forma di calice, corolla ed androceo, che al triplice numero di carpelli rispetto alle Thrinax, genere monocarpellare di palme americane; il nome specifico latino “brasiliensis” = del Brasile, fa riferimento ad una delle zone di origine.

Nomi comuni: brazilian needle palm, carana palm, saho palm, spiny fiber palm (inglese); buriti, buriti-palito, caraná, carandá, carandá-moroti, carandá-piranga, carandaí, caran- daùba, palmeira-leque, ibitiriá (portoghese-Brasile); carandai, caranday brasileño, palmera de buruti, palmera espinosa (spagnolo); brasilianische nadelpalme (tedesco).

La Trithrinax brasiliensis Mart. (1837) è una specie a fusto generalmente singolo, raramente cespitosa, di crescita piuttosto lenta, con fusti che possono raggiungere i 15 m di altezza, anche se in coltivazione si mantengono più bassi, con un diametro di 12-30 cm, ricoperti da un fitto groviglio di fibre, residuo delle basi fogliari persistenti per lungo tempo, che hanno nella parte terminale la consistenza di veri e propri aculei, lunghi 10-18 cm, rivolti sia verso l’alto che verso il basso.

Le foglie, su piccioli inermi lunghi 60-90 cm parzialmente ricoperti da un tomento biancastro, sono palmate, larghe 1-1,5 m e lunghe nella parte mediana, dall’attaccatura del picciolo all’apice, 0,8-1 m, di colore verde intenso superiormente, grigio verde e ricoperte da un leggero strato di cera e da un tomento biancastro inferiormente, divise per circa metà della lunghezza in segmenti rigidi nelle foglie giovani, generalmente pendenti in quelle vecchie, bifidi all’apice ed appuntiti come spine.

Infiorescenze tra le foglie su un corto peduncolo, lunghe 60-70 cm, ricurve, molto ramificate, con brattee inizialmente di colore biancastro, portanti fiori ermafroditi di colore bianco crema con sei stami e tre carpelli (foglie modificate che producono e contengono gli ovuli) liberi, la struttura del fiore, comune alle specie del genere, viene considerata tra le più primitive della famiglia delle palme. I frutti sono drupe da globose a ellissoidi, fino a circa 2,6 cm di lunghezza e 2,2 cm di diametro, di colore giallastro, contenenti un solo seme globoso di circa 1,4 cm di diametro.

L'infiorescenza, lunga 60-70 cm, è spettacolare. La struttura del fiore primitiva © Pietro Puccio

L'infiorescenza, lunga 60-70 cm, è spettacolare. La struttura del fiore primitiva © Pietro Puccio

Si riproduce per seme con tempi di germinazione piuttosto variabili, semi freschi possono germinare in 1-5 mesi, ma possono anche impiegare tempi più lunghi, fino ad oltre un anno.

Specie relativamente poco coltivata, ma di notevole valore ornamentale per il carat- teristico intreccio di fibre che ricopre il fusto e le infiorescenze e infruttescenze molto decorative, può essere coltivata nelle zone a clima tropicale, subtropicale e temperato, dove può resistere da adulta a temperature fino a circa -7 °C per breve periodo, qualche grado in meno se il clima è secco.

Nella collocazione in luoghi aperti al pubblico va considerata la sua potenziale pericolosità derivante dalle fibre e dalle estremità dei segmenti fogliari ridotte a spine, evitando zone di passaggio e di stazionamento, specie di bambini.

Richiede una esposizione in pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, purché ben drenante, anche povero, pietroso e calcareo, da adulta può resistere a lunghi periodi di siccità, ma si avvantaggia di regolari innaffiature nelle zone caratte- rizzate da lunghe estati calde e secche; non gradisce climi eccessivamente umidi, che in connessione con basse temperature possono favorire attacchi fungini. Sempre più rara in natura, è ora inserita nella lista delle specie a rischio estinzione dello stato brasiliano di Rio Grande do Sul. Le foglie sono localmente utilizzate per realizzare cappelli ed altri oggetti artigianali.

Sinonimi: Thrinax brasiliensis (Mart.) Mart. (1853); Trithrinax acanthocoma Drude (1878).

 

→ Per nozioni generali sulle ARECACEAE, cliccare qui.

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle ARECACEAE e trovare altre specie, cliccare qui.