Varecia variegata

Famiglia : Lemuridae

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Testo © Dr. Silvia Foti

 

La Varecia variegata è un lemure che vive, con tre sottospecie, nelle foreste lungo la costa orientale del Madagascar fino a 1350 m di quota. La caratteristica folta pelliccia bianca e nera mostra almeno 5 tipi d’abbinamenti cromatici, col bianco che predomina progressivamente nelle popolazioni meridionali

La Varecia variegata è un lemure che vive, con tre sottospecie, nelle foreste lungo la costa orientale del Madagascar fino a 1350 m di quota. La caratteristica folta pelliccia bianca e nera mostra almeno 5 tipi d’abbinamenti cromatici, col bianco che predomina progressivamente nelle popolazioni meridionali © Giuseppe Mazza

Il Vari bianconero o Lemure variegato (Varecia variegata Kerr,1972) è una scimmia strepsirrina, appartenente alla famiglia Lemuridae, sottofamiglia Lemurinae (comprendente i generi Lemur, ovvero i lemuri dalla coda ad anelli, Eulemur, i cosiddetti lemuri marroni, e, appunto, Varecia, di cui fanno parte i cosiddetti vari).

Contrariamente a molti lemuri, sono animali attivi soprattutto al mattino e nel tardo pomeriggio

Contrariamente a molti lemuri, sono animali attivi soprattutto al mattino e nel tardo pomeriggio © G. Mazza

Il nome del genere (Varecia) a cui appartiene il vari bianconero deriverebbe dal nome con cui le popolazione locali chiamano questi lemuri, ovvero “varijatsy”, mentre il nome specifico deriva dal latino “variegatus” = variegato, ad indicare la colorazione “optical” (bianconera) della sua pelliccia.

Gli Strepsirrini (Strepsirrhini) sono un sottordine di Primati e si distinguono dagli Haplorrini (Haplorrhini) per la conformazione del naso, caratteristica dalla quale deriva il nome di entrambi i sottordini.

Per quanto riguarda gli Strepsirrini, il loro nome deriva dal greco στρεψίς (strepsis) = curvatura, e ρίς, ῥινός (rhís, rhinòs) = naso, (cioè dal naso ricurvo), mentre per gli Haplorrini, il nome deriva da ἁπλόος (haplóos), = semplice, e ῥίς (rhís) = naso (dal naso semplice).

Negli Strepsirrini, infatti, il naso è unito da una banda di tessuto connettivale al labbro superiore, a sua volta fissato alle gengive, cosa che non è presente negli Haplorrini, conferendo a questi ultimi una espressività facciale molto più complessa. Per contro, sono incapaci di produrre autonomamente la vitamina C per via enzimatica, cosa che avviene negli Strepsirrini.

Inoltre gli Haplorrini hanno quasi tutti abitudini diurne, mentre gli Strepsirrini sono perlopiù notturni; a tal fine questi ultimi hanno sviluppato un “tapetum lucidum” sulla parete posteriore degli occhi, ovvero uno strato riflettente posto dietro la retina, per meglio catturare la fioca luce notturna. Gli Strepsirrini comprendono i lemuri, i lori e i galagoni; la maggior parte delle specie è endemica del Madagascar, ma sono presenti anche nell’Africa continentale e nel sud-est asiatico (galagoni e lori).

Minacciati dai rapaci e dalle manguste, per non parlare dell'uomo, sono sempre guardinghi e quando una sentinella fiuta il pericolo getta un assordante grido d'allarme

Minacciati dai rapaci e dalle manguste, per non parlare dell’uomo, sono sempre guardinghi e quando una sentinella fiuta il pericolo getta un assordante grido d’allarme © Giuseppe Mazza

Un’ulteriore caratteristica che accomuna gli Strepsirrini è la presenza di un pettine dentale, una struttura derivante dalla fusione di 4 incisivi e 2 canini, allungati e orientati in avanti, che viene utilizzata per il grooming e per raccogliere la resina degli alberi di cui si nutrono.

Zoogeografia

Per quanto riguarda il vari bianconero, questo vive nelle foreste pluviali primarie e secondarie di pianura e di altitudine, fino ai 1350 metri, della costa orientale del Madagascar. Se ne conoscono tre sottospecie: Varecia variegata subcincta (A. Smith, 1833), che è quella con l’areale più settentrionale, ed è presente in un’area a nord del fiume Antainambalana (presente nella zona nord-orientale del Madagascar); Varecia variegata variegata (Kerr, 1792), che occupa un’area a sud di tale fiume e infine Varecia variegata editorum (Osman Hill, 1953), la sottospecie più meridionale, che abita un’area che va dal Parco Nazionale di Mantadia fino alla Riserva di Manombo.

Quella che una volta era considerata come una sottospecie (Varecia variegata rubra) è stata riconosciuta come una specie a sé stante (Varecia rubra É. Geoffroy, 1812) nel 2001, ed è l’unica altra specie appartenente al genere Varecia insieme al vari bianconero.

Ecologia-habitat

Tra i lemuri, i vari bianconeri sono quelli con le abitudini maggiormente arboree. Trascorrono molto del loro tempo riposandosi tra le fronde degli alberi, nella “canopy” della foresta.

Il resto della giornata viene impiegato per mangiare e spostarsi. Tali spostamenti avvengono via terra oppure saltando da un albero all’altro, mostrando una grande abilità nel compiere lunghi salti con estrema precisione.

Contrariamente a molti lemuri, il Vari bianconero mostra abitudini diurne, essendo particolarmente attivo soprattutto al mattino e nel tardo pomeriggio. Varecia variegata è il più frugivoro tra tutti i lemuri, ma la sua dieta comprende anche foglie, semi, noci e nettare, a seconda della stagione.

 I grandi occhi gialli evocano le sue abitudini crepuscolari

I grandi occhi gialli evocano le sue abitudini crepuscolari © Giuseppe Mazza

Un’attenzione particolare merita la sua attitudine nettarivora: col suo muso appuntito e la sua lunga lingua riesce a raggiungere in profondità i fiori e proprio questa sua predilezione per il nettare ha fatto sì che sviluppasse una stretta relazione con l’Albero del viaggiatore, la Ravenala madagascariensis, una pianta erbacea endemica del Mada- gascar. Il vari riesce ad arrivare ai suoi fiori bianchi protetti da grandi brattee e a nutrirsi del nettare, riempiendosi il muso di polline e diventando a tutti gli effetti un importantissimo impollinatore per la specie vegetale in questione.

Proprio questa caratteristica gli ha valso il titolo di impollinatore più grande del mondo!

Morfofisiologia

È uno dei lemuri di più grandi dimensioni, con una lunghezza corporea che oscilla tra i 50 e i 60 cm, e una coda di 56-65 cm. Il peso varia fra 3,2 e 4,5 kg e le femmine appaiono più grandi dei maschi. Viene considerato una delle più belle specie della famiglia Lemuridae; questa fama gli deriva in grande misura dalla sua pelliccia folta e morbida, che varia nel pattern di colorazione e nelle tonalità.

Con 50-60 cm di lunghezza, più altrettanti di coda, è un gigante, fra i lemuri, che può raggiungere i 4,5 kg di peso nelle femmine. Si nutre, secondo le stagioni, di frutti, semi, foglie, germogli, resina e nettare

Con 50-60 cm di lunghezza, più altrettanti di coda, è un gigante, fra i lemuri, che può raggiungere i 4,5 kg di peso nelle femmine. Si nutre, secondo le stagioni, di frutti, semi, foglie, germogli, resina e nettare © Giuseppe Mazza

Nonostante sia tipicamente bicolore, sono stati osservati almeno 5 diversi pattern con cui bianco e nero si combinano.

Tuttavia si può delineare un trend: nell’area settentrionale del suo home range, presenta una pelliccia per lo più nera, mentre il bianco domina nelle popolazioni più meridionali.

Il volto e la parte superiore della testa sono generalmente neri, in netto contrasto con i grandi e vivacissimi occhi gialli e con un collare bianco che incornicia la faccia. Anche mani, piedi e coda sono neri.

Contrariamente alle specie appartenenti ai generi Lemur ed Eulemur, che ne hanno un solo paio, i vari sono dotati di tre paia di mammelle.

Etologia – Biologia riproduttiva

Il sistema riproduttivo del vari bianconero non è ben conosciuto: gli studi condotti sia in cattività che in natura hanno messo in luce una grande varietà nell’organizzazione sociale della specie, che può vivere in coppia o in gruppi di grandi dimensioni.

Pare, infatti, che viva spesso in quelli che sembrerebbero gruppi familiari mediamente formati da 2-5 individui, ovvero una coppia riproduttiva e la loro eventuale prole. Queste osservazioni farebbero ipotizzare un sistema riproduttivo monogamo.

Talora riposano al suolo, ma più spesso sugli alberi, dove prima di partorire le future madri cercano una cavità ben protetta e si strappano il pelo, creando con le foglie un confortevole nido imbottito per i piccoli

Talora riposano al suolo, ma più spesso sugli alberi, dove prima di partorire le future madri cercano una cavità ben protetta e si strappano il pelo, creando con le foglie un confortevole nido imbottito per i piccoli © Giuseppe Mazza

Tuttavia, in alcune aree del Madagascar, sono stati osservati gruppi fino a 16 individui e ciò non escluderebbe la possibilità che la specie possa mostrare anche poligamia. C’è da precisare, tuttavia, che questi gruppi di maggiori dimensioni si dividono in numerosi sottogruppi all’arrivo della stagione umida fredda.

Gli accoppiamenti avvengono in genere tra maggio e luglio, la gestazione appare molto breve rispetto ad altre specie di lemuri: dura da 90 a 120 giorni appena, e può originare una prole assai numerosa, anche fino a 6 cuccioli. Di solito, tuttavia, vengono dati alla luce 2-3 cuccioli alla volta. La metà dei parti, infatti, è gemellare.

Lo svezzamento avviene intorno ai 4 mesi di vita, mentre le dimensioni di un adulto vengono raggiunte a circa 6 mesi. Lo sviluppo sessuale nelle femmine è velocissimo: prima dei due anni di vita sono già in grado di concepire, anche se generalmente la prima gravidanza avviene non prima dei 3-4 anni. Le madri mostrano un comportamento assai particolare: poco prima del parto si strappano dei peli dai fianchi e con questa soffice e calda peluria, insieme a foglie e ramoscelli, “imbottiscono” delle cavità di alberi, ad altezze comprese tra 10 e 20 metri dal suolo, per costruire dei nidi atti ad accogliere i piccoli in arrivo.

I maschi sono più piccoli e meno combattivi. Nella società dei vari chi comanda è una femmina

I maschi sono più piccoli e meno combattivi. Nella società dei vari chi comanda è una femmina © Giuseppe Mazza

Particolare è anche la modalità con cui le madri trasportano i piccoli: è noto come, in molte specie di lemuri e di primati in generale, siano i piccoli ad aggrapparsi saldamente al ventre della mamma per essere trasportati, per passare poi, quando sono più grandi, sulla schiena. Ebbene, nella Varecia variegata la mamma usa la bocca per trasportare i piccoli, i quali generalmente lasciano il nido dopo 3 settimane di vita, acquisendo piena capacità di spostamento intorno alle 7 settimane di vita.

I maschi hanno un ruolo nell’accudimento della prole soprattutto nei piccoli gruppi, in cui la sicurezza della paternità è elevata. In gruppi più grandi, la possibilità che una femmina si accoppi con più di un maschio aumenta considerevolmente: questo tende a ridurre il livello di cura riservato alla prole da parte dei maschi.

Quando si sentono minacciati, i vari bianconeri difendono il loro territorio emettendo un richiamo d’allarme quasi assordante e le femmine si mostrano più attive nella difesa di un gruppo rispetto ai maschi.

Come tutti i primati, mostrano un sofisticato sistema di comunicazione intraspecifico basato, oltre che sulle vocalizzazioni, anche su particolari posture ed espressioni facciali. “Grooming”, momenti di gioco e aggressione costituiscono la maggior parte della comunicazione tattile che avviene all’interno della specie. Sia maschi che femmine, inoltre, rilasciano sostanze odorose per marcare il territorio.

Da sottolineare indubbiamente un’altra particolarità di questo buffo lemure: mostra un raro fenomeno di dominanza femminile all’interno dei gruppi sociali. Le interazioni aggressive tra maschi e femmine di solito vengono vinte dalla femmina, che si dimostra in grado di stabilire la sua dominanza sul maschio per quanto riguarda il cibo, avendo generalmente accesso ad esso per prima. Questo comportamento trova giustificazione nel fatto che le femmine si occupano spesso da sole della prole e quindi hanno bisogno di molte energie non solo durante la gravidanza, ma anche e soprattutto dopo la nascita dei cuccioli per trasportarli ed accudirli.

È una Varecia maleducata che vuole imitare Einstein ? No, ci ricorda che è l'impollinatore più grande del mondo. Grazie al suo muso appuntito ed alla lunga lingua, riesce infatti a raggiungere in profondità i fiori della Ravenala madagascariensis, protetti da grande brattee, per berne il dolce nettare e trasportare inevitabilmente il polline

È una Varecia maleducata che vuole imitare Einstein ? No, ci ricorda che è l’impollinatore più grande del mondo. Grazie al suo muso appuntito ed alla lunga lingua, riesce infatti a raggiungere in profondità i fiori della Ravenala madagascariensis, protetti da grande brattee, per berne il dolce nettare e trasportare inevitabilmente il polline © Giuseppe Mazza

È anche vero che la dominanza non viene mai stabilita dalle femmine più giovani del gruppo e quindi, in mancanza di una femmina adulta, il gruppo generalmente rimane senza una figura dominante. Quando essa è presente, lo conduce alla fonte di cibo e mangia di più rispetto agli altri componenti.

Curiosità

I vari bianconeri vivono in media fino ai 19 anni d’età in natura, ma possono arrivare anche intorno ai 30 in cattività.
Secondo la IUCN il Vari bianconero è classificato come “critically endangered ” (tutte e tre le sottospecie), ovvero come una specie in forte pericolo di estinzione, soprattutto per la distruzione del suo habitat, a causa delle coltivazioni, dell’estrazione mineraria e dello sviluppo di altre attività produttive, ma anche a causa della caccia di cui rimane vittima, sia per la carne che per la pelliccia. Le sue dimensioni e le sue abitudini diurne lo rendono un bersaglio particolarmente “facile” da individuare. Non in ultimo è protagonista di un fruttuoso commercio come animale da compagnia (pet trade).

Tra i suoi predatori possiamo annoverare l’Astore di Henst (Accipiter henstii), il Fossa (Cryptoprocta ferox), la Mangusta dalla coda ad anelli (Galidia elegans) e la Mangusta dalla coda marrone (Salanoia concolor). Il tasso di predazione a carico della specie appare elevato, soprattutto a seguito del suo comportamento di “nidificazione” nelle cavità degli alberi.

Sinonimi

Varecia variegata vari Muirhead, 1819; Varecia variegata varius I. Geoffroy, 1851.

 

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