Butia odorata

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

Butia odorata, Arecaceae

Nativa del Brasile meridionale e Uruguay, la Butia odorata è una specie monoica, coi due sessi cioè sulla stessa pianta, dalle infiorescenze corte molto ramificate © G. Mazza

La specie è originaria del Brasile meridionale (Rio Grande do Sul) e Uruguay dove cresce nelle praterie (pampas) su terreni prevalentemente sabbiosi a basse altitudini.

Il termine generico deriva dalla dizione portoghese del nome vernacolare brasiliano di una palma che significa “spinoso”, “dentato”, con riferimento alle spine presenti sui piccioli; il nome specifico è l’aggettivo latino “odoratus, a, um “ = odoroso, fragrante, con riferimento ai frutti particolarmente fragranti quando maturi.

Butia odorata, Arecaceae

Un tronco alto anche 8 m e frutti molto profumati a maturazione, come indica il nome scientifico dato alla specie © Giuseppe Mazza

Nomi comuni: pindo palm, jelly palm, wine palm (inglese); butiá, butiá-azedo, butiá-branco, butiá-vinagre, butiazeiro (Brasile).

La Butia odorata (Barb.Rodr.) Noblick (2011) è una specie monoica molto variabile a fusto solitario, alto fino a circa 8 m con un diametro di 30-50 cm, di colore grigiastro, con le tracce persistenti delle basi delle vecchie foglie.

Le foglie, su un picciolo lungo fino a 1,3 m con margini serrato-spinosi, sono pennate, imbricate e disposte in leggera spirale, arcuate, lunghe 1,5-1,8 m, con foglioline rigide, lineari con apice acuto, disposte più o meno irregolarmente lungo il rachide in gruppi di 2-5 e distanziate tra loro 2-3 cm a formare una V. Le foglioline sono lunghe nella parte mediana circa 70 cm e larghe 2,4 cm, di colore più o meno glauco con una sottile patina cerosa bianca inferiormente.

Le infiorescenze nascono tra le foglie (interfogliari), su un peduncolo lungo 0,7-0,8 m ricoperto da un sottile strato ceroso polverulento bianco, sono lunghe circa 0,9 m, con ramificazioni di primo ordine, inizialmente racchiuse in una spata eretta, legnosa oblungo-lanceolata acuminata, di circa 0,5 m di lunghezza, esternamente di colore bruno chiaro, liscia. Fiori unisessuali di colore generalmente giallo disposti in triade (un fiore femminile tra due maschili); l’infiorescenza presenta il fenomeno della proterandria (i fiori maschili maturano prima di quelli femminili) che favorisce la fecondazione incrociata.

Il frutto è una drupa solitamente globoso-depressa a maturità di colore in prevalenza giallo, meno frequentemente arancio e arancio rossastro, di 2-2,8 cm di diametro e 1,8-2 cm di lunghezza, con endocarpo globoso, duro, di 1-1,3 cm di diametro, contenente 1-3 semi.

Si riproduce per seme in terriccio drenante mantenuto costantemente umido alla temperatura di 25-28 °C, con tempi di germinazione intorno a 8 mesi, questi possono ridursi a 1-3 mesi rompendo l’endocarpo con un comune schiaccianoci e piantando il/i semi in esso contenuti.

Da tempo la più diffusa tra le Butia in coltivazione negli U.S.A. e in Europa, in particolare nell’area mediterranea, ha avuto una vita piuttosto travagliata dal punto di vista tassonomico.

Butia odorata, Arecaceae

È stata distinta nel 2011 dall’analoga Butia capitata in base a criteri geografici e per i copiosi frutti tondeggianti, talora un po’ depressi, che vengono consumati freschi o usati per marmellate, succhi, sorbetti e bevande alcoliche © Giuseppe Mazza

In sintesi, inizialmente fu descritta col nome di Cocos odorata Barb.Rodr. (1891), e riguardava le popolazioni del sud del Brasile e dell’Uruguay, successivamente, per le caratteristiche molto simili con le popolazioni isolate di Butia capitata (Mart.) Becc. (1916) situate più a nord del Brasile, fu proposto di considerarla una loro varietà e descritta come Butia capitata var. odorata (Barb.Rodr.) Becc. (1916), ma in effetti per circa un secolo questo è stato considerato (insieme ad altri nomi) solo un sinonimo e la pianta è stata coltivata e diffusa come Butia capitata.

Nel 2011 il botanico statunitense Larry Roland Noblick, profondo conoscitore delle palme americane, ha riportato le popolazioni a sud del Brasile e Uruguay al rango di specie col nome Butia odorata.

Il successo di questa palma nelle zone a clima temperato e di tipo mediterraneo deriva, oltre che dalle sue caratteristiche ornamentali, dalla sua buona rusticità, potendo resistere da adulta a valori fino a circa -10 °C, se eccezionali e di brevissima durata.

Richiede preferibilmente pieno sole e non è particolarmente esigente riguardo al suolo, da acido a leggermente alcalino, purché drenante, anche se preferisce quelli sabbiosi. Resiste ben radicata a periodi di secco, ma cresce più velocemente se periodicamente irrigata nei climi caratterizzati da lunghe estati calde e secche.

Un ulteriore interesse per questa specie è dato dai frutti, prodotti in abbondanza, che hanno una polpa molto profumata e gradevolmente acidula, anche se piuttosto fibrosa, ricca di antiossidanti, in particolare carotenoidi, minerali, e vitamina C. Nei luoghi di origine i frutti sono consumati freschi o utilizzati per preparare marmellate, succhi, sorbetti e bevande alcoliche, e le foglie, ricche di fibre resistenti, impiegate per confezionare oggetti artigianali artistici e di uso comune.

Sinonimi: Cocos odorata Barb.Rodr. (1891); Cocos pulposa Barb.Rodr. (1891); Cocos elegantissima Chabaud (1906); Cocos erythrospatha Chabaud (1906); Cocos lilaceiflora Chabaud (1906); Butia capitata var. odorata (Barb.Rodr.) Becc. (1916); Butia capitata var. elegantissima Becc. (1916); Butia capitata var. erythrospatha (Chabaud) Becc. (1916); Butia capitata var. lilaceiflora (Chabaud) Becc. (1916); Butia capitata var. pulposa (Barb.Rodr.) Becc. (1916); Butia capitata var. subglobosa Becc. (1916); Butia capitata var. virescens Becc. (1916); Cocos nehrlingiana Abbott ex Nehrl. (1927); Butia nehrlingiana (Abbott ex Nehrl.) Abbott ex Nehrl. (1929); Butia pulposa (Barb.Rodr.) Nehrl. (1929); Butia capitata var. nehrlingiana (Abbott ex Nehrl.) L.H.Bailey (1936); Butia capitata var. strictior L.H.Bailey (1936).

 

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