Coccothrinax crinita

Famiglia : Arecaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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In natura la Coccothrinax crinita è a rischio d'estinzione, ma per fortuna è coltivata nei giardini © G. Mazza

La specie è originaria di Cuba dove vive nelle savane dal livello del mare a circa 300 m di altitudine su suoli prevalentemente serpentinosi (suoli aridi, poveri di sostanze nutritive e ricchi in magnesio e metalli pesanti, tossici per la maggior parte delle piante).

Il nome generico deriva dalla combinazione del termine greco “kokkos” = bacca e del nome del genere Thrinax, cui queste piante somigliano; il nome specifico deriva dal latino “crinitus, a, um” = crinito, con ovvio riferi- mento.

Nomi comuni: old man palm, thatch palm (inglese); latanier chevelu, vieux palmier d’homme (francese); homem barbudo (portoghese); guano barbudo, guano petate, palmera abuelo, palmera del anciano, petate (spagnolo); kubanische bartpalme (tedesco).

La Coccothrinax crinita (Griseb. & H.Wendl. ex C.H.Wright) Becc. (1908) è una specie monoica a fusto singolo che può raggiungere 10 m negli esemplari più vecchi in natura, ma che in coltivazione si mantiene più basso, con un diametro di 10-20 cm; il fusto è ricoperto dalle lunghe fibre delle basi fogliari, di colore bruno chiaro, che formano una spessa e intricata massa che lo fa apparire molto più robusto.

Le foglie, su un picciolo lungo 0,6-0,8 m, sono palmate, di colore verde intenso lucido superiormente, grigio verde inferiormente, di forma pressoché circolare con segmenti lanceolati lunghi al centro fino ad 1 m e uniti alla base per una lunghezza di circa 25 cm, inizialmente rigidi, poi leggermente penduli all’estremità. Le infiorescenze nascono tra le foglie, sono lunghe fino a circa 1,5 m, pressoché erette, ramificate, portanti fiori ermafroditi colore bianco crema. I frutti sono globosi o piriformi di 1-2 cm di diametro, di colore nero a maturità, contenenti un solo seme. Si riproduce per seme che germina in 3-4 mesi; la crescita è piuttosto lenta.

È una delle palme più caratteristiche per la massa intricata di sottili e lunghe fibre che avvolgono il tronco per tutta la sua lunghezza, tranne che alla base degli esemplari più vecchi o di quelli particolarmente esposti all’azione del vento. È adatta a climi tropicali, subtropicali e, marginalmente, temperato caldi, può resistere infatti a temperature fino a -3 °C per breve periodo. Richiede una esposizione in pieno sole, o al più una leggera ombreggiatura, e suoli anche poveri, purché perfettamente drenanti, preferibilmente alcalini, ma si adatta a quelli neutri o debolmente acidi; piante ben radicate possono resistere a periodi di siccità, anche se si avvantaggia di regolari innaffiature nei periodi più caldi, evitando comunque ristagni d’acqua che possono essere deleteri.

Per le sue dimensioni contenute è adatta anche a giardini di limitata estensione, dove può costituire un punto focale; ha inoltre una buona resistenza agli aerosol salini, può quindi essere impiegata in prossimità del mare. In passato nei luoghi di origine le foglie venivano utilizzate per coprire capanne e ripari di fortuna, da cui uno dei nomi comuni. In natura la specie è ora ridotta a pochi esemplari e considerata a rischio di estinzione, fortunatamente, per le sue caratteristiche ornamentali, è coltivata, sia pure non estesamente, altrove.

Sinonimi: Thrinax crinita Griseb. & H.Wendl. ex C.H.Wright (1878); Antia crinita (Becc.) O.F.Cook (1941).

 

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