Lophanthera lactescens

Famiglia : Malpighiaceae


Testo © Pietro Puccio

 

multi

Poco coltivata, la Lophanthera lactescens è un albero di 20 m originario del Brasile © Mazza

La specie è originaria del Brasile (Acre e Pará) dove cresce in aree ristrette nella foresta pluviale, prevalentemente lungo i corsi d’acqua, a basse altitudini.

Il nome del genere è la combinazione del termine greco “λόφος” (lophos) = altura, cresta e “anthera”, dal greco “ἄνθος” (anthos) = fiore, con riferimento alle creste presenti sui loculi delle antere; il nome specifico è il participio presente del verbo latino “lactesco” = diventare latte, con riferimento al lattice bianco che essuda dalle ferite della corteccia.

Nomi comuni: golden chain tree, milky lophanthera (inglese); lophanthera laiteux (francese); chuva-de-ouro-da-amazônia, lanterneira, lofântera-da-amazônia (portoghese – Brasile); champán (spagnolo – Perù).

La Lophanthera lactescens Ducke (1925) è un albero semi deciduo, in particolare nei climi più freschi e asciutti, fino a 20 m di altezza, con tronco colonnare o ramificato vicino alla base, di 30-40 cm di diametro, dalla sottile corteccia bruno-grigiastra dalle cui ferite essuda un lattice bianco amaro, e chioma generalmente piramidale.

Le foglie, su un picciolo lungo 3-4 cm, sono semplici, obovate, opposte o disposte in verticilli, coriacee e con nervature marcate, di colore verde brillante, lunghe fino a circa 24 cm e larghe 12-16 cm.

Le infiorescenze, presenti da febbraio a maggio nei luoghi di origine, sono tirsi terminali pendenti, lunghi circa 40 cm, portanti alcune centinaia di piccoli fiori ermafroditi pentameri, riuniti in corte cime di 2-3 fiori ciascuna, con sepali, petali, filamenti e stili di colore giallo oro e ovario supero, tricarpellare, triloculare, verde; i fiori, che si aprono in successione procedendo dall’alto verso il basso, secernono una sostanza oleosa che attira le api della tribù Centridini che sono i principali impollinatori.

Il frutto è uno schizocarpo, frutto secco che a maturità si divide in tre mericarpi indeiscenti di colore grigiastro contenenti un solo seme piriforme nerastro, di 3 mm di lunghezza e 2 mm di larghezza.

Si riproduce per seme, preventivamente tenuto in acqua per un giorno, che deve essere messo a dimora nel più breve tempo possibile avendo una germinabilità di breve durata, con tempi di germinazione di 2-6 settimane e prima fioritura dopo 2-3 anni, si può riprodurre anche per talea e margotta.

Considerata tra le specie arboree più ornamentali per il fogliame lussureggiante e le lunghe infiorescenze pendenti di lunga durata, ha cominciato a diffondersi nei paesi tropicali e subtropicali soltanto negli ultimi decenni del XX secolo. Di veloce crescita, risulta di grande effetto paesaggistico in parchi e giardini, come esemplare singolo, in gruppo o in filari, in particolare come alberatura stradale, dimostrandosi adatta a questo scopo anche in città particolarmente inquinate. Richiede un clima tropicale o subtropicale umido, una esposizione in pieno sole o leggermente ombreggiata e suoli profondi ricchi di sostanza organica, acidi o neutri, drenanti, mantenuti pressoché costantemente umidi, ma senza ristagni.

Le infiorescenze sono tirsi terminali pendenti, lunghi circa 40 cm, portanti alcune centinaia di piccoli fiori ermafroditi © Giuseppe Mazza

Le infiorescenze sono tirsi terminali pendenti, lunghi circa 40 cm, portanti alcune centinaia di piccoli fiori ermafroditi © Giuseppe Mazza

Uno dei motivi che ne hanno limitato la diffusione è la particolare sensibilità ai trapianti, conviene pertanto, ove possibile, seminare direttamente a dimora, preparando opportunamente il terreno, anche in pieno sole o sotto una leggera ombreggiatura. Per la veloce crescita si è dimostrata adatta alla riforestazione di aree degradate ed inoltre il legno possiede buone caratteristiche di compattezza, durezza, durabilità e resistenza agli insetti xilofagi, adatto quindi ad essere impiegato nelle costruzioni e in varie opere di carpenteria.

Le foglie e la corteccia sono utilizzate dalle popolazioni indigene nella medicina tradizionale, in particolare come febbrifugo nella cura della malaria.

 

→ Per apprezzare la biodiversità all’interno della famiglia delle MALPIGHIACEAE cliccare qui.