Saimiri sciureus

Famiglia : Cebidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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Il Saimiri sciureus si muove raramente al suolo © Giuseppe Mazza

Il genere Saimiri, sinonimo di Chrysotrix (ovvero dal pelo d’oro), comprende un certo numero di scimmie afferenti al parvordine delle Platirrine (Platyrrhini), famiglia Cebidi (Cebidae).

Ricordiamo brevemente che il parvordine nella Biologia tassonomica, è un livello di classificazione inferiore a quello dell’infraordine e superiore a quello della famiglia.

Queste simpatiche scimmie, presentano sempre un mantello di una bellissima colorazione fulva dorata.

Zoogeografia

I saimiri sono diffusi, con una decina di specie, nelle foreste tropicali pluviali del Venezuela, della Colombia, di Panama, del Perù, dell’Ecuador e in Bolivia nel bacino Amazzonico.

La specie più nota e più studiata in ambiente naturale dai biologi, è il Saimiri scoiattolo (Saimiri sciureus Linnaeus, 1758).

È detta anche Crisotrice scoiattolo, Barizo o Testa di morto, per la presenza della mascherina bianca di peli sul muso, che vagamente ricorda un teschio umano.

La denominazione “scimmia scoiattolo” nasce invece dalle loro piccole dimensioni, la grossa coda e l’estrema agilità che le caratterizza, elementi preziosi per muoversi nel folto delle chiome degli alberi nella foresta pluviale.

Ecologia-Habitat

Il Saimiri scoiattolo abita le folte foreste umide tropicali sudamericane, in prossimità dei grandi fiumi. Lo si ritrova anche nei Mangrovieti (aree dove sono presenti associazioni a Mangrovie), nella parte di foresta inondata e di foresta a galleria. In tutti questi contesti, predilige la vita arboricola.

I maschi non superano i 1100 g con 30 cm di lungezza, più 50 cm di coda © Giuseppe Mazza

I maschi non superano i 1100 g con 30 cm di lungezza, più 50 cm di coda © Giuseppe Mazza

Morfofisiologia

Sono diverse le caratteristiche anatomiche peculiari di questo genere, al punto che i biologi zoologi, si trovano tutt’altro che d’accordo sul posto assegnatogli nella classificazione, pur sempre nell’ambito della famiglia dei Cebidae.

Alcuni autori, infatti, vedono i saimiri affini agli aotini, altri ai pitecini, altri ancora ai callimiconini, ma oggi, la maggior parte degli zoologi li ravvicina ai cebi veri e propri.

Nello specifico, lo Saimiri sciureus, è lungo al massimo 80 cm, di cui 50 cm spettano alla lunga coda.
I maschi pesano 0,7-1,1 kg, mentre le femmine raggiungono al massimo i 0,75 kg.

La testa è molto piccola, con grosse orecchie macchiate di bianco, le orbite oculari sono molto ravvicinate tra di loro, separate da una cresta ossea, tanto sottile da divenire quasi membranosa.
Gli occhi sono abbastanza grandi, di un intenso marrone bruciato-nero e molto dolci.

In rapporto alla scatola cranica, presentano un cervello veramente sviluppato dal punto di vista volumetrico; infatti la sua massa, rispetto quella del resto del corpo, si trova in un rapporto allometrico variante tra 1:17 e 1:12, maggiore cioè, di quello che si osserva nell’uomo.

Ma una massa encefalica più grande non significa necessariamente una maggiore intelligenza (vedere schede Serpentes e Primates), e infatti quella dello Saimiri sciureus è molto mediocre, se confrontata con le capacità di scimmie antropomorfe come lo Scimpanzé (Pan troglodytes) o l’Orangutan (Pongo pygmaeus).

La coda è più lunga del corpo, ma poco prensile © Giuseppe Mazza

La coda è più lunga del corpo, ma poco prensile © Giuseppe Mazza

Questo perché il voluminoso cervello è assai primitivo, quasi privo di circonvoluzioni corticali, a basso sviluppo neurologico.

Di corporatura assai snella, con arti slanciati e agili, testa un po’ allungata (dolicocefala), coda lunga, questa scimmia ha la pelliccia non folta, piuttosto rasa, di tinta d’oro brunastra o rossiccia non uniforme. La faccia è bianca, ad eccezione della punta del muso, che è nera, mentre le grandi orecchie bianche e pelose, recano quasi sempre folti ciuffi di pelo.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Nei loro biotopi, queste scimmie si organizzano spesso anche in bande molto numerose, e non è raro ammirarle compiere ogni genere d’acrobazia ed evoluzioni tra un ramo e l’altro.

Durante i loro volteggi, la coda, parzialmente distesa, è usata come timone direzionale, mentre quando riposano sui rami, viene avvolta attorno a qualche sostegno, anche se la sua mediocre prensilità non gli consente di portare il peso del corpo.

Lo Saimiri sciureus è di abitudini esclusivamente diurne. Si nutre prevalentemente di frutta, germogli ed insetti, ma anche di uova e nidiacei, che trova fra le fronde degli alberi.

È una scimmia di temperamento assai diffidente e d’indole estremamente timida.

Questi cebidi si avvicinano di rado alle località urbane o ai villaggi, rivelando la loro presenza solo con strida acutissime, che sono soliti emettere specialmente all’alba e al tramonto.

Vengono cacciati dagli indigeni non tanto a scopo alimentare, poiché le carni di queste scimmie sono poco gustose, quanto per fini commerciali. I Saimiri sciureus infatti sono ricercatissimi, ancora oggi purtroppo, dai mercanti che li vendono ai turisti, come animali da compagnia.

La CITES e la IUCN, in collaborazione con i governi locali, ne vieta assolutamente il traffico a fini commerciali. Effettivamente, queste scimmie si affezionano al padrone e non si dimostrano mai irritabili, hanno solo il difetto di emetter grida acute o di lamentarsi alla minima contrarietà.

Il cervello è grande ma primitivo, con poche circonvoluzioni © Giuseppe Mazza

Il cervello è grande ma primitivo, con poche circonvoluzioni © Giuseppe Mazza

Necessitano di temperature ed umidità elevate, la cui assenza ne determina la morte sia in cattività che in natura.

Se tali condizioni sono mantenute, in natura possono vivere fino a 15 anni, in cattività anche fino 30-32 anni.

I maschi di saimiri scoiattolo sono poligini (una forma di poligamia, in cui un maschio si accoppia promiscuamente, con il maggior numero di femmine in estro), durante la stagione degli amori, che cade tra settembre e dicembre.

I maschi non formano harem, ma nelle bande, durante la stagione degli amori, le femmine sincronizzano il loro ingresso in estro (che dura tre giorni, mentre il ciclo riproduttivo completo tre-quattro settimane) in modo di essere in calore tutte contemporaneamente.

Scoppiano allora spesso lotte furenti tra i vari maschi, e il vincitore potrà accoppiarsi con il maggior numero di femmine.

I parti sono singoli, ed esiste tra le femmine una forma spiccata e raffinata di cure omo e alloparentali, per cui spesso le madri lasciano il proprio cucciolo ad altre femmine mentre vanno a nutrirsi.

Tali madri surrogate transitorie, accudiranno, proteggeranno, giocheranno, puliranno e allatteranno i cuccioli fino al ritorno la madre biologica.

Maschi e femmine subadulti, dopo essere stati svezzati a 6-7 mesi di vita post natale, ad un anno si aggregheranno ai gruppi di subadulti, all’interno della banda.

Infatti, anche raggiunta la maturità sessuale (a circa 3 anni nelle femmine e 4 anni abbondanti nei maschi), sia le femmine che i maschi abbandonano raramente il branco d’appartenenza, preferendo perpetuare la generazione e il ciclo biologico all’interno del gruppo, con conseguenti numerosi incroci consanguinei.

Sottospecie

Saimiri sciureus sciureus, Saimiri sciureus albigena, Saimiri sciureus cassiquiarensis, Saimiri sciureus macrodon.

 

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