Melanosuchus niger

Famiglia : Crocodylidae

Sottofamiglia : Alligatorinae alt. Caimaninae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

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Il Caimano nero (Melanosuchus niger) è il più grande del gruppo con 4 m di lunghezza © Giuseppe Mazza

Il Caimano nero (Melanosuchus niger Spix, 1825, alcuni autori utilizzano ancora la denominazione di Melanosucus niger), è un loricato afferente all’ordine dei Crocodylia, famiglia Crocodylidae, sottofamiglia … anche in questo caso, come abbiamo visto nei testi sul Caimano brasiliano (Caiman latirostris), sul Caimano paraguayano (Caiman yacare) e sul noto Caimano dagli occhiali (Caiman crocodilus), alcuni lo classificano in quella degli Alligatorinae, mentre altri in quella dei Caimaninae … genere Melanosuchus.

Il lemma “melanosuchus” è composto e significa “coccodrillo nero”, deriva dall’unione di “melas”, genitivo greco per “nero” e dal greco antico “soukhos” cioè “coccodrillo”, che in latino diviene “suchus”. Il termine “niger”, deriva dal latino e significa “nero”, in riferimento alla livrea molto scura di questa specie.

I nomi comuni in inglese sono Black caiman, in francese Caïman noir, in spagnolo Caimán negro, Caimán, Legarto negro, Jacaro Açu, Yacare assu, in portoghese Jacaré assű, Jaracé Una. La CITES inserisce questa specie nell’Appendice I, mentre la IUCN ne identifica uno status di “basso rischio” funzione dello stato di conservazione, ovvero LRcd (Low risk, conservation dependent). I biologi stimano una popolazione di circa 1.000.000 di esemplari; specie ampiamente diffusa, sebbene in passato per l’uso delle pelli nella modisteria è stata pesantemente sfruttata, oggi le popolazioni di questo loricato in diverse aree geografiche, sembra si stiano riprendendo molto bene.

Zoogeografia

Autoctono del Brasile, della Colombia, dell’Ecuador, Guiana Francese, Guiana, Bolivia e forse Venezuela (in quest’ultimo caso, i dati non sono confermati).

Ecologia-Habitat

Frequenta diversi tipi d’habitat, dai fiumi a corso lento, ai ruscelli, lo si ritrova anche nei laghi d’acqua dolce, nella savana umida o bagnata e nelle zone paludose-acquitrinose dolci come il Pantanal.

Gli occhi grandi indicano un'attività notturna, ed ha sensori sul muso per cacciare piranha e pesci gatto © Mazza

Gli occhi grandi indicano un’attività notturna, ed ha sensori sul muso per cacciare piranha e pesci gatto © Mazza

I diversi habitat in cui si trova, sono tutti come visto ad acqua dolce, per cui è una specie elettiva di queste acque.

Sebbene le popolazioni di caimano nero possano sovrapporsi stagionalmente in America meridionale con le serie e le popolazioni di altre specie o razze di caimani, l’utilizzo di nicchie ecologiche diverse evita o limita, per quanto possibile, fenomeni di competizione ecologica.

In passato, la distribuzione del Caimano nero (Melanosuchus niger) ricopriva tutto il bacino delle Amazzoni, oggi si è un po’ ristretta.

Questo è coinciso con lo svuotamento, a causa della pressione venatoria per ottenere pelli da commerciare, a carico del Coccodrillo americano (Crocodylus acutus) e del Coccodrillo dell’Orinoco (Crocodylus intermedius); i cacciatori di pelli ad un certo punto, trovando sempre meno esemplari di queste due specie, pur di non perdere completamente i guadagni si rivolsero al caimano nero, sebbene la sua pelle sia meno pregiata e la quantità utilizzabile più scarsa.

Dalla pelle del caimano nero, si ottiene del cuoio molto luccicante e robusto, per cui a partire dagli anni ’50 del secolo scorso venne cacciato massivamente e solo negli anni ’60 l’attenzione dei cacciatori di frodo si rivolse verso il Caimano dagli occhiali (Caiman crocodilus), liberando almeno in parte il caimano nero dalla pressione venatoria.

In alcune aree geografiche, invece, la caccia al caimano nero proseguì fino al 1970 ed oltre, depauperando quasi il 99% della popolazione in situ; in altre aree oggi, il ripopolamento naturale viene ancora ostacolato dalla presenza della caccia di frodo e del caimano dagli occhiali che è più numeroso. In queste aree i bracconieri possono facilmente catturare entrambe le specie di caimano.

A questo si aggiunge l’inquinamento di diverse aree, il disboscamento sostenuto e la dilapidazione, bruciandole, delle aree paludose (soprattutto nella Guiana francese), che affliggono non poco la vita di questo splendido caimano, come quella di altre specie.

Ma può attaccare anche i capibara, il bestiame domestico, e rararamente l'uomo © Giuseppe Mazza

Ma può attaccare anche i capibara, il bestiame domestico, e rararamente l'uomo © Giuseppe Mazza

Fino agli anni ’80 del secolo XX erano veramente scarsi i dati sulla biologia di questa specie; oggi si hanno informazioni maggiori, sebbene non esaustive sulla loro ecologia e biologia di popolazione e anche sul tipo di interazione che questa specie ha con le altre presenti nell’America meridionale.

I biologi si stanno rendendo sempre più conto che all’abbassamento della popolazione del caimano nero non contribuiscono solo i fattori citati prima, ma anche e forse soprattutto la riduzione della produzione dei pesci nei corsi d’acqua in cui vivono, per un decremento dei flussi e cicli di nutrienti nei biotopi in questione, a sua volta causato dalla riduzione numerica di questo caimano, che con le sue deiezioni dà un contributo notevole alla fertilità delle acque in cui vive.

La riduzione numerica del caimano nero va a beneficio dei piranha ed i capibara, le sue due prede preferite, ma provoca un’ulteriore espansione delle aree agricole. I dati di censimento di popolazione, ci mostrano che nella maggior parte delle aree in cui vive si sta riducendo, mentre rimane stabile in altre isolate.

Programmi di gestione e conservazione per le popolazioni rimaste intatte, sono in atto, ma le leggi che ne vietano la caccia e ne regolano la gestione, sono di difficile applicazione in queste aree geografiche. Non è poi tanto facile distinguere le pelli del caimano nero da quelle del caimano dagli occhiali, per sapere chi è stato ucciso a tale scopo.

La procreazione in cattività in Bolivia è iniziata negli anni ’70 del secolo scorso, ma per dare dei risultati concreti deve essere ancora perfezionata ed estesa.

Questo loricato si nutre principalmente di pesci (compresi piranha e pesci gatto) e Capibara (Hydrochoeris hydrochaeris). Mostra anche un’intensa attività notturna venatoria, avendo, per essere un rettile, una vista acuta e un buon udito.
I piccoli si nutrono di crostacei, per poi passare a un regime alimentare che include le prede descritte. Sono causa di attacchi nei confronti del bestiame e sebbene raramente, anche verso l’uomo.

Nonostante la caccia, conta ancora 1.000.000 d'esemplari ed è quindi una specie a basso rischio © Giuseppe Mazza

Nonostante la caccia, conta ancora 1.000.000 d'esemplari ed è quindi una specie a basso rischio © Giuseppe Mazza

Morfofisologia

Si tratta della specie più grande afferente alla sottofamiglia dei Caimanini (Caimaninae) o degli Alligatorini (Alligatorinae). I maschi possono arrivare a 4 m di lunghezza. Si vocifera d’esemplari lunghi anche 6 m, ma ciò non è stato ancora dimostrato con catture.

L’aspetto generale richiama a grandi linee quello dell’Alligatore del Mississippi (Alligator mississippiensis), sebbene il nome comune suggerisca una livrea molto più scura.

La mascella inferiore è di colore grigio, che diventa bruno negli esemplari più anziani, mentre i piccoli presentano una bandeggio giallo-bianco, lungo i fianchi, sebbene più raramente possono osservarsi anche in qualche esemplare più grande; tale bandeggio comunque tende a scomparire con la crescita.

Differisce dalle altre specie di caimani per la forma del cranio, per la presenza di occhi più grandi e di un muso relativamente più stretto.

È presente, come in altre specie di caimani, una cresta ossea che parte da ciascun occhio e scende sul dorso del muso. La dentizione consta di 72-76 denti: 5 premascellari, 13-14 mascellari e 18-19 mandibolari. Gli occhi, grandi, sono sintomatici di un’attività notturna, mentre gli organi sensoriali-tattili sul muso, identificabili per la presenza di macchie nere, servono per rintracciare le prede sott’acqua. Nella prole, la presenza di un bandeggio a zebratura, serve per mimetizzarsi, in quanto i piccoli possono a loro volta essere preda di uccelli rapaci (sia notturni che diurni), rettili e pesci di grandi dimensioni, ad esempio i pesci gatto.

Etologia-Biologia Riproduttiva

La sua etologia ed ecologia riproduttiva è poco conosciuta. Si sa che, durante la stagione secca, la femmina scava una buca e vi depone 30-65 uova bianche (generalmente sono 50-60) per poi chiuderla. I nidi possono essere nascosti o in zone aperte; ma in ogni caso, deposte le uova, la madre resta accanto al nido e monta la guardia. L’incubazione dura 42-90 giorni. All’inizio della stagione delle piogge, la femmina apre il nido, preleva con la bocca i piccoli e li trasporta in acqua. Accade spesso che le femmine scavino i nidi uno accanto all’altro. Alla schiusa si avrà quindi una prole molto numerosa, strategia vincente per salvare una buona percentuale di piccoli dai predatori e perpetuare la specie.

 

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