Polemaetus bellicosus

Famiglia : Accipitridae

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Testo © Dr. Gianfranco Colombo

 

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Il Polemaetus bellicosus, qui alle prese con un gustoso varano, vive in Africa a sud del Sahara © Gianfranco Colombo

L’Aquila marziale (Polemaetus bellicosus Daudin, 1800) è uno dei predatori più forti e possenti del mondo alato che appartiene al vastissimo ordine degli Accipitriformes ed alla famiglia degli Accipitridae.

Già dai nomi stessi, scientifico o volgari che siano, si può immaginare quale potenza e forza abbia voluto indicare il classificatore con questo nome, esaltandone caratteristiche che si potessero distinguere fra i suoi consimili.

L’etimologia del binomio scientifico è ben chiara.

Polemaetus dal greco “polemos”= battaglia e “aetos” = aquila, la indica già esplicitamente come un rapace forte e combattivo.

A questo hanno poi aggiunto bellicosus = in latino bellicosa, aggressiva, marziale, come se il primo epiteto non fosse da solo sufficiente ad indicare le caratteristiche di questa aquila.

In effetti basta osservarla sul campo mentre vola o meglio ancora quando è a caccia, per rendersi conto del perché colui che l’ha classificata ha usato questi termini.

È sicuramente la regina della savana anche se obbiettivamente le sue dimensioni non sono così esageratamente diverse dalle grosse aquile che condividono il suo territorio. L’aquila nera (Aquila verreauxii) e l’aquila coronata (Stephanoaetus coronatus) sono a volte leggermente più grandi di qualche centimetro ma hanno condotte ben diverse dal nostro Polemaetus bellicosus.

Forse questo titolo l’ha appunto guadagnato attraverso il suo comportamento e la sua superiorità sul campo ed anche per il coraggio che dimostra nell’assalire prede spesso neppure avvicinate da altri membri del suo gruppo.

Con i due rapaci sopra nominati condivide invece i possenti artigli che sembrano perfino fuori misura, data la taglia.

Dita molto lunghe, artigli affilatissimi fra i quali un tallone di alcuni centimetri di lunghezza che è praticamente il coltello con cui sgozza le vittime.

Se si volesse fare un ipotetico gemellaggio fra rapaci di questo tipo, si potrebbe dire che questa aquila è il corrispondente dell’arpia sudamericana (Harpia harpyja), dell’aquila delle scimmie asiatica (Pithecophaga jefferyi) e dell’aquila cuneata australiana (Aquila audax) tutti uccelli che sono entrati nell’immaginario collettivo per la loro forza e ferocia.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Maestoso, sia in volo che a terra con la sua silhouette impettita e spavalda, non ha rivali nella savana, dove controlla spesso un territorio di mille chilometri quadrati © Gianfranco Colombo

In ogni modo per le dimensioni fra tutte le aquile del mondo, la marziale figura tra i primissimi posti.

In Europa è chiamata Martial eagle in inglese, Kampfadler in tedesco, Aquila marcial in spagnolo, Aigle martial in francese, Aguia marcial in portoghese ed anche in questi casi è ben ribadito il concetto sopra accennato.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Dita lunghe, artigli affilatissimi, col tallone che è praticamente un coltello per sgozzare le vittime © Gianfranco Colombo

Zoogeografia

L’aquila marziale è diffusa in tutto il continente africano a sud della striscia subsahariana e contrariamente ad altre aquile africane che spesso sono presenti anche al di fuori dell’areale tradizionale, vive solo in questo continente non avendo colonie in nessun altra area anche limitrofa.

È anche l’unica specie assegnata al genere Polemaetus.

Pur largamente diffusa nel suo areale non è mai presente in grande numero ed è da considerare localmente scarsa ed in certe aree addirittura rara.

È maggiormente presente nel sud del continente specialmente nei parchi e nelle aree protette dove oltre all’abbondanza di cibo gode di quella quiete che spesso non è possibile trovare nelle zone antropizzate.

In certi paesi sovrappopolati o con territori densamente sfruttati dall’uomo, la popolazione di questa aquila risulta fortemente diminuita e spesso ormai eradicata da quelli che erano i suoi storici areali.

È un’aquila solitaria che occupa e difende un vastissimo territorio che può arrivare eccezionalmente anche a 1000 km2 e questo è un altro dei motivi che giustificano la sua presenza mai abbondante.

Ecologia-Habitat

Vive principalmente in zone steppose ed aride con copertura boschiva di acacie e cespugli spinosi ma sempre sufficientemente rada da permettere i suoi ampi movimenti di caccia.

Frequenta anche fianchi boscosi di colline e margini di foreste ma che permettano di godere di una posizione dalla quale si ha una vasta visione del territorio circostante.

L’area prescelta deve anche evidenziare la presenza di animali ed uccelli in buona quantità, loro prede abituali e questa disponibilità alimentare è un valido indicatore della presenza o della scarsità di questo rapace.

Le prede consuete di questa aquila sono molteplici e di varia misura. Generalmente si nutre di grossi uccelli terrestri, fino alle dimensioni di una otarda di Kori, conigli, serpenti e varani ma spesso attacca ed uccide con facilità antilopi anche di dimensioni notevoli, quali giovani di impala e springbok.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Vista eccezionale. Piomba dall’alto e immobilizza a terra la preda con gli artigli: grossi uccelli, rettili e mammiferi, persino giovani gazzelle e antilopi che divora sul posto mentre avvoltoi e iene si tengono a rispettosa distanza © Gianfranco Colombo

La caccia viene effettuata con sorvoli lenti e maestosi da altezze considerevoli visto che questo uccello è considerato una delle aquile con la vista più potente. Si ritiene che possa avere una capacità visiva superiore di oltre tre volte quella umana.

Avvistata la preda si getta su di essa con estrema agilità immobilizzandola a terra con i potenti artigli. Spesso la vittima è di peso così considerevole da doversi consumare direttamente sul luogo di cattura ed a volte quando di grosse dimensioni può essere completamente divorata in più giorni.

Non ha potenziali nemici aerei e nessuna aquila od avvoltoio si azzarda quindi ad intavolare discussione con questo rapace. A volte la si è vista predare anche sciacalli ed altri animali che si avvicinavano alla sua preda.

Vive al di sotto dei 3000 m di quota con preferenza d’ambienti collocati media- mente a 1500 m.

Morfofisiologia

L’aquila marziale è un rapace possente e potente. È lunga fino a 90 cm, ha un peso di oltre 5 kg ed un’apertura alare che può superare i 250 cm. Non vi è quindi dubbio che un uccello di tale stazza possa passare inosservato nelle savane africane.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Il nido, in cima ad alberi isolati, largo anche 2 m, è usato, con ammodernamenti, per più anni. Le coppie sono fedeli per la vita e la femmina depone 2 uova. I piccoli non si mangiano fra loro perché con tali genitori il cibo non manca © Gianfranco Colombo

Ha un volo maestoso anche se pesante ma rivela la sua capacità aviaria quando per ore la si vede volteggiare alta nei cieli sovrastanti.

Anche quando appostata non si può ignorare, vista la sua regale silhouette impettita e spavalda, da aquila, la sua cresta appena accennata che si agita al vento ed il suo colore biancastro che la fa sembrare da lontano uno di quei segnali che vengono posti in cima a pali od alberi ad indicare la presenza di campi volo o di piccoli villaggi.

La sua livrea da adulto mostra un petto totalmente bianco punteggiato da piccole macchie scure perfettamente tonde, più numerose nella femmina, dal collo e la testa nerastre corredata da due occhi fulminanti di colore giallo e la copertura superiore di un grigio bluastro compatto.

Sulla testa porta un accenno di ciuffo che per quanto ridotto risulta ben visibile.

La coda è barrata da strisce nere su sfondo leggermente più chiaro. Ha poi tarsi completamente piumati sempre di colore bianco e zampe estremamente forti con dita molto allungate. Gli artigli sono poi impressionanti. Il becco è infine una micidiale macchina da guerra. Una tenaglia di sei centimetri, adunca ed appuntita, è anche fortemente tagliente tale da riuscire ad aprire e sezionare pelli a volte estremamente dure e coriacee quali quelle dei varani e grossi rettili.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

I giovani, dipendenti da mamma e papà per vari mesi, anche dopo l’involo, hanno il ventre bianco ed il capo chiaro © Gianfranco Colombo

Il giovane ha anch’esso una colorazione chiara sul petto e per alcuni anni, fino alla maturazione che avviene verso il sesto anno, mantiene anche la testa ed il collo dello stesso colore.

La marziale si può a volte confondere con due aquile presenti nel medesimo areale, il biancone africano (Circaetus pectoralis) e l’aquila coronata (Stephanoaetus coronatus) ma un’attenta analisi permetterà di verificare che il primo seppure perfettamente uguale nel disegno e nel colore ha dimensioni notevolmente inferiori mentre la coronata risulterà ben più scura sul petto.

Biologia riproduttiva

Questa aquila non avendo nemici di sorta, pone il nido su alberi isolati, generalmente spinosi ed inaccessibili dal suolo ed in posizione ben visibile come se sfidasse la natura e gli eventuali nemici con la sua forza impavida.

A volte usa anche anfratti rocciosi in posizione dominante sul sottostante territorio oppure alberi altissimi ai margini delle foreste.

Il nido è un ampia piattaforma che può superare i due metri di diametro per cui necessita di un supporto ed una base di rami molto robusti e consistenti tali da sopportare sia il peso della struttura stessa, quello dei genitori ed assommato a quello dei piccoli che nasceranno. Spesso viene riusata per più anni dopo rimodernamenti e spesso ampliamenti nelle dimensioni. La nidificazione avviene in più periodi dell’anno secondo la disponibilità di cibo e la situazione climatica. Depone due uova bianchissime che cova per 7 settimane ed i piccoli rimangono nel nido fino ad ulteriori 100 giorni dalla schiusa.

Polemaetus bellicosus, Accipitridae, Aquila marziale

Molto diffusa, talora rara, evita le zone antropizzate e non è attualmente a rischio. La speranza di vita è di 25 anni © Giuseppe Mazza

All’involo gli aquilotti risultano ancora dipendenti dai genitori per un buon numero di mesi, motivo per cui la nidificazione non ha mai un decorso annuale regolare. L’opportunità a poter accedere a grosse prede e la conseguente possibilità a rifornire il nido di buona quantità di cibo permette abitualmente alle nidiate di evitare casi di cainismo per cui abitualmente i due piccoli riescono entrambi ad involarsi.

La specie è monogama e le coppie rimangono fedeli per tutta la vita. Quest’aquila può vivere fino a 25 anni.

Anche se non comune, il Polemaetus bellicosus gode di un buono status di conservazione. Tuttavia a puro titolo di precauzione, visto che la sua scarsità è probabilmente genetica e naturale, è stata ultimamente collocata tra le specie vulnerabili.

Sinonimi

Falco bellicosus Daudin, 1800.

 

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