Canthigaster bennetti

Famiglia : Tetraodontidae

PEPPINO.gif
Testo © Giuseppe Mazza

 

Canthigaster bennetti, Tetraodontidae

Il Canthigaster bennetti, presente in tutte le acque tropicali dell’Indo-Pacifico, è fra i meno sgargianti del gruppo, con una livrea estremamente mutabile secondo l’ambiente © Giuseppe Mazza

Il Canthigaster bennetti Bleeker, 1854, appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Tetraodontiformes, alla famiglia dei Tetraodontidae ed al genere Canthigaster che conta, da solo, quasi 40 specie sulle 200 circa della famiglia.

Il nome di questo genere, viene dal greco “κανθήλια” (kanthelia), paniere, e “γαστήρ” (gaster), ventre, per la capacità che questi pesci hanno di gonfiare la pancia come un palloncino, riempendola d’acqua. La specie bennetti, di Bennet in latino, onora la memoria di John Whitchurch Bennett che visse fra il 1816 e il 1827 a Ceylon, l’attuale Sri Lanka, pubblicando un libro sui pesci del luogo.  

Canthigaster bennetti, Tetraodontidae

Misura al massimo 10 cm e solo quando nuota fra i coralli i sui disegni mimetici si fanno marcati © Giuseppe Mazza

Zoogeografia

In realtà il Canthigaster bennetti ha una diffusione ben più ampia visto che si trova in tutte le acque tropicali dell’Indo-Pacifico.

Ecologia-Habitat

Si distingue a prima vista dai congeneri per la livrea meno vistosa e alquanto variabile secondo l’ambiente, con tonalità verdastre e color sabbia, più consone alle praterie sommerse ed ai fondali detritici e sabbiosi che frequenta: coste pianeggianti ricoperte d’alghe e le acque calme delle lagune con poche formazioni madreporiche, luoghi in genere privi di tonalità sgargianti.

Scende di rado sotto i 15 m di profondità e lo si può trovare anche in un 1 m d’acqua.

Morfofisiologia

Il corpo tozzo, vagamente ovale e compresso sui lati, non supera i 10 cm di lunghezza e nell’insieme ricalca lo schema tipico dei Canthigaster: niente squame ed una sorta di corazza sottopelle con aperture per gli occhi, la bocca, le pinne, le branchie e l’ano.

Il muso, posto come sempre in posizione avanzata, termina con un becco formato da 4 denti: i due incisivi della mascella superiore e gli equivalenti dell’inferiore. Tutti gli altri denti sono andati persi, poco a poco, nel corso dell’evoluzione dei Tetraodontidae mentre nei loro parenti prossimi, i Diodontidae, questi due ultimi incisivi si sono fusi in un unico solido dente per mascella.

Mancano le pinne ventrali e il pesce si muove principalmente grazie all’ondulazione della pinna dorsale e dell’anale, poste simmetriche e poste in posizione arrestata, mente la coda serve per lo più da timone e le pettorali si occupano dell’assetto e degli spostamenti di precisione.

La metà superiore del corpo è a prima vista bruna-verdastra ma osservando bene si notano disegni marrone rossastro e tratti gialli più o meno pallidi, secondo l’ambiente in cui si muove, fino a scomparire quasi del tutto durante il sonno nelle ore notturne.

Canthigaster bennetti, Tetraodontidae

Anche se non tralascia gasteropodi, briozoi, vermetti, spugne e morsi ghiotti alle appendici dei cirripedi, la sua dieta si basa in gran parte sulle alghe verdi filamentose. Vive principalmente in acque calme su fondali detritici e nelle praterie sommerse, dove il dorso si accende di verde e il ventre, come la sabbia, tende al bianco rosato © G. Mazza

La livrea prosegue verso il basso con una fascia bianco-rosata e piccole macchie rosa mentre la zona ventale presenta una punteggiatura chiara blu verdastra, unita a tratti verso il muso.

Una macchia nera cerchiata di giallo alla base della pinna dorsale, ci ricorda il Canthigaster solandri mentre i vistosi raggi che partono dall’occhio ricalcano lo schema del Canthigaster amboinensis. Al di là di un’evidente aria di famiglia, camuffare gli occhi con disegni che confondono le idee e creare finti occhi in posizione arretrata è una classica strategia di sopravvivenza nel vasto mondo dei pesci di piccola taglia.

Canthigaster bennetti, Tetraodontidae

Di notte tutti i colori sbiadiscono fin quasi a sparire e lo si trova spesso addormentato sul fondale © Giuseppe Mazza

In più, ingoiando acqua fin quasi a scoppiare, anche il Canthigaster bennetti può trasformarsi in una palla difficile d’afferrare e ingoiare, senza contare che la pelle, come le viscere, sono intrise di un potente veleno dissuasivo: la tetrodotossina.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Questa specie si nutre principalmente d’alghe verdi filamentose, ma anche di piccoli invertebrati come spugne, gasteropodi, briozoi, vermetti e qualche morso ghiotto alle appendici dei cirripedi e alle spugne.

Mimetizzato com’è evita in genere brutti incontri, ma in caso d’attacco, come tutti i Canthigaster, si gonfia d’acqua per sembrar più grosso e non farsi acchiappare, forse anche un modo per ricordare ai predatori che la sua pelle e le viscere sono intrise di un potente veleno: la  tetrodotossina.

I maschi adulti, poco più grandi delle femmine, possiedono un territorio che ingloba i feudi più piccoli delle compagne che formano il suo harem.

Quando una di queste è pronta a deporre costruisce un piccolo nido d’alghe e attira il maschio con una parata nuziale, subito corrisposta.

Appena deposte le uova vengono fecondate, ma poi, come d’uso per questi pesci, le cure parentali si fermano qui.  Le larve, che nascono dopo pochi giorni, vengono disperse dalle correnti.

La resilienza è buona, con popolazioni che, in caso di bisogno, possono raddoppiare in meno di 15 mesi, e considerata anche l’enorme diffusione sella specie oggi (2019) l’indice di vulnerabilità del Canthigaster bennetti è fra i più bassi esistenti, segnando appena 10 su una scala di 100.

Sinonimi

Tropidichthys bennetti Bleeker, 1854; Tetrodon ocellatus Bennett, 1830; Canthigaster constellatus Kendall & Goldsborough, 1911; Tropidichthys oxylophius Smith, 1931.

 

→ Per nozioni generali sui pesci vedere qui.

→ Per apprezzare la biodiversità degli Osteichthyes, i PESCI OSSEI, e trovare altre specie, cliccare qui.